Studio e ricerche sul CARDELLINO Carduelis Carduelis (Linnaeus, 1758)

In tutte le lingue: Cardellino (I), Goldfinch (GB), Chardonneret (F), Stieglitz (D), Jilguero (S), Stehlik obecny’ (Ceco), Putter (NL), Szczygiel (PL), Eurbinc (Gallese), Putter(NL),  Черноголовый щегол (Russo), Sticlete (Rumeno), Saka (Turco),  kädimgi payız (Kazahk).

Il volo ad ali spiegate, che ne esalta la colorazione piena

In altri dialetti italiani: Sardo-Caldiddu, Cardanera, Cardaìna; Siciliano- Cardiddu, Cardujacalùni, Cardillinu;

Italia sett.le – Cardlin, Sganzilin, Ravarìn, Lavàren, Gàrdelo.

Italia cent.le –  Cardounnièra, Cardaìanna, Cadèllo, Caporosso, Carderùgio.

Italia merid.le – Cardìllo, Cardillicchio, Cardijuzza, Ramaci.

Il nome scientifico della Specie, Carduelis, è un tautonimo, poichè ripetizione di quello del Genere, quando venne spostato in un Genere a sé stante, poiché prima il Linneo lo aveva classificato nel suo Systema Naturae, Fringilla.

Con il nome latino, erano già conosciuti nell’antica Roma, poiché la derivazione è data dalla pianta bienne (che fruttifica una sola volta), erbacea e spinosa, il cardo (Cardus nutans), di cui lo stesso uccello si cibava dei semi.

Il gruppo di razze occidentali (Carduelis) a testa nera, abita le zone coltivate e fortemente antropizzate di gran parte dell’Europa, a partire dai 64° di latitudine nord della penisola Scandinava, ove si è insediato negli ultimi anni di questo secolo, e verso sud fino alla penisola Iberica, Italiana e Balcanica.

Nidifica anche nelle Azzorre, Canarie, Madera, nel nord Africa fra il Marocco e la Cirenaica. Verso est lo si trova anche in Asia Minore e in Medio Oriente sino alle regioni del mar Caspio, dove esiste una ampia fascia in cui si mescolano la forma occidentale con quella orientale.

La forma orientale a testa grigia (Caniceps), che nidifica essenzialmente nelle foreste miste di montagna, ove abita le regioni dal Turchestan all’Imalaia e dal Lago Baikal a Krasnojarsk in Siberia.

Questa specie produce ibridi con la forma maggiore del Cardellino detta C.c. major (Tacz.), e che vive ad est degli Urali.

Il Madarasz descrisse, sotto il nome di C.c. albigularis (Naturhist, Hefte, 1881, pag.21),una varietà della  specie, che presenta il mento l’alta gola bianchi, che venne trovata in Ungheria, in Dalmazia e, in Croazia, ma nel1889 passò tale nome (C. albigularis o Fringilla albigularis), nella sinonimia del C. carduelis.

… a caccia di semi di girasole

La sottospecie C.c. frigoris era conosciuta in passato come Carduelis carduelis major (Taczanowski, 1869) tuttavia la denominazione viene considerata un sinonimo obsoleto e non più valido.

In Italia la forma tipica è comune ed in gran parte stazionaria, nidificante, o svernante in tutta la penisola, mentre le popolazioni della Sicilia, Sardegna e Corsica appartengono alla sottospecie  C.c. tschuldi (Arrigoni degli Oddi, 1902) dal becco più sottile della forma nominale, con le copritrici auricolari più brune, rosso scarlatto della maschera più intenso, ala leggermente più piccola; per quanto ritengo che la popolazione presente nell’isola di Pantelleria, siano soggetti della sottospecie  sud –occidentale C.c. parva (Tschusi, 1901), molto diversa dalla sottospecie dalla sud-orientale. C.c. balcanica (Schtlebe, 1919), anche se il Dott. A. Pazzucconi nella sua opera recita: ”in Sicilia vi è la razza bruniventris Schiebel”.

Maschera rosso-cremisina, facilmente riconoscibile dal becco più alto che largo alla base biancastro con apice  scuro, senza setole, la faccia e gola di un rosso-cremisino; parte mediana e posteriore della cervice ed una fascia che da essa discende sui lati del collo, nero-vellutate; lati della testa, regione auricolare, parte posteriore delle guancie, centro del petto e dell’addome di un bianco più o meno puro; dorso, groppone e lati del petto nocciola-carico; sopra coda bianco –fulvo; remiganti con una macchia bianca apicale, ma non sempre presente in tutte, tutte hanno un largo spazio giallo dalla base a circa metà lunghezza, anche le copritrici grandi esterne delle ali sono in parte di tal colore e la colorazione gialla forma uno specchio alare notevole; timoniere nere. I sessi possono dirsi eguali, però la femmina è sempre distinta dal maschio, perché le piccole copritrici alari hanno margini bruno – giallo, che mancano del tutto nel maschio. Manca il rosso sulla faccia e le tinte nere sulla testa.

In definitiva porta tonalità più sbiadite. Pur non di meno nei soggetti sessualmente maturi i maschi e le femmine, presentano la caratteristica maschera rossa ed una barratura alare giallo brillante, spesso descritta come giallo ginestra, mentre nei giovani vi è la sola barratura alare gialla. Il rosso della maschera contiene carotenoidi gialli analogamente alle remiganti; la differenza del colore è dovuta al particolare legame tra cheratina e carotenoidi che sposta il colore di questi ultimi verso il rosso. Si ha quindi un effetto di tipo strutturale. Non è escluso che la fusione delle barbule che caratterizza al microscopio le penne della maschera, possa incidere. Il primo aspetto è stato segnalato dal prof. Stradi, il secondo da Lucarini.

Lungo 140 mm; becco 13 mm; ala 80 mm; coda 50 mm; tarso 16 mm

E’ possibile in natura, sia soggetto a varietà melaniche e più di rado alle albine; però, di solito, la tinta gialla resta immutata.

L’habitat è costituito da regioni naturali o semi-naturali aperte con vegetazione pioniera, da giardini e parchi in zona urbana. Rispetto al Verzellino o Verdone cui spesso è associato, sembra essere maggiormente dipendente dalla presenza di conifere ornamentali, di alberi da frutta e da ampie zone aperte con vegetazione erbacea ruderale. In Sicilia ha variato il luogo di nidificazione, dagli ulivi cui era solito, verso la formazione a cespuglio di Bougainvillea spectabilis, per difendersi dai predatori, come la Gazza ladra(Pica pica).

Di solito il nido è posto ben inserito tra le sottili ramificazioni o biforcazioni periferiche della chioma degli alberi, o tra le piante rampicanti, in prevalenza su piante ornamentali o da frutto, in particolare Cupressaceae e Rosaceae, molto frequente su Prunus dulcis.

La costruzione del nido è un elemento molto singolare tra le attività riproduttive degli uccelli, ma le circostanze in cui avviene sono assai diverse, e particolarmente, tutte le fasi intermedie esistono tra una costruzione lunga e precisa di nidi elaborati e una sistemazione di dispositivi sommari.

Quello del Cardellino – edificato dalla femmina, che ne sceglie il sito sulla biforcazione dei rami – è dalla forma a coppa, arrotondato, ben curato ed elaborato, intessuto con erbe secche miste ed avizzite, fibre, radichette e piumino vegetale; all’esterno guarnito con ragnatele e licheni, inoltre internamente con infiorescenze, crini e peli, e ancora amenti a grappolo di Quercus, Salix, e Populus.

Depone ad intervallo di un giorno, tra la prima metà di aprile a luglio, raramente ad agosto, in Sicilia da marzo, nord Italia dalla seconda metà di aprile sino a luglio. Finlandia dalla prima metà di maggio; mentre in nord Africa metà di marzo. Le covate possono essere due o tre nella stagione e con qualche covata di rimpiazzo in funzione di eventi naturali o altro.

Le uova liscie e lucide, da due a sette di colore azzurro chiaro; i giovani schiudono da esse a due settimane, implumi e cechi e dopo 18 giorni sono pronti per l’involo, ma restano nei pressi del nido per lo svezzamento finale almeno per altri venti giorni, senza più frequentare l’interno del nido, in quanto la mamma è pronta per una successiva deposizione.

Sono possibili anche due o tre covate, incubate dalla sola femmina per 11-12 giorni dall’ultimo uovo, alimentata al nido dal maschio.

Prevalentemente vegetariano, solamente in primavera ricerca Coleotteri, Lepidotteri, e Ditteri, ma in minima parte e solo per il fabbisogno energetico, che risulta aumentato nel periodo degli amori, corteggiamento e allevamento della prole, mentre i nidacei vengono alimentari con semi e data la conformazione del becco a pinza, gli è permesso di raggiungere i semi dello spinoso Cardo rosso (Carduus nutans) e Cardo  asinino (Cirsium vulgare), fluorescenze disponibili dalla primavera alla fine estate. La dieta è anche rappresentata dal Tarassaco (Taraxacum officinale), e le erbacee del genere Senecio, Centaurea e la Bardana maggiore (Arctium iappa). Agli inizi si settembre scarseggiando i semi delle precedenti citate piante, i Cardellini si rivolgono a semi di altre essenze del genere Dipsacus, Alnus e Betula.

Gradisce anche semi ancora verdi di: Agrimonia eupatoria, cicoria comune (Cichorium intybus), romice o Lapazio (Etimo greco-bizantino da Λάπαζον), genere (Rumex), crespigno degli orti (Sonchus oleraceus) e girasole, ma gradiscono anche germogli e foglioline di Cipresso (Cupressus) ed il Ginepro (Juniperus).

Nelle gare di canto in mostra emette con giusti tempi e scansione calibrata, un suono in sequenza: pliò-ble blè-zipè-ziò ed inoltre zipè-ble ble-ziò, a differenza il selvatico, per quanto sia armonioso e gradevole, non assomiglia al canto del ”cugino” in ambiente controllato, probabilmente per una origine ereditaria, dovuta alla necessità di comunicare par segnalare eventi di allarme o concitazione tra maschi.

Variabilità geografiche:

1° gruppo Carduelis  carduelis

C.c. britannica (Hartert, 1903); Gran Bretagna, Francia sett.le e Paesi Bassi.

C.c. parva (Tschusi, 1901); Penisola Iberica a sud Pirenei, isole Baleari, nord Africa, isole atlantiche Azzorre Canarie.

C.c. tschusi (Arrigoni degli Oddi,1902); Corsica, Elba, Sardegna, Sicilia, Campania.

C.c. balcanica(Sachtleben,1919); Penisola Balcanica, Romania, Turchia, Creta.

C.c. niedieki (Reichenow, 1907); Medio Oriente.

Cc. brevirostris (loudoni) (Zarudny, 1889); Crimea, Caucaso, Crimea, nord della Turchia ori.le e Iran occ.le.

C.c. colhica (Koudashev, 1915); Caucaso e Crimea, nord-est Turchia.

C.c. volgensia (Buturlin, 1906) Ucraina, Russia, Kazakistan.

C.c. frigoris (Wolters, 1953); Il Cardellino già major, Siberia, est Urali e monti Altai sino a sud di    Semipalatinsk.

2° gruppo Carduelis caniceps

C.c. poropanisi (Kollibai, 1910); Turkimenistan, dall’Iran alla Cina nord-occidentale.

C.c. subulata (Gloger, 1833); Kazakistan, centro Siberia, Mongolia.

C.c. caniceps (Vigors, 1831); Himalaya, Pakistan, Tibet, Nepal.

Note d’allevamento in ambiente controllato

Prima di cimentarsi nell’allevamento del Cardellino, occorre scegliere soggetti di tipologia selvatica tipica del medesimo areale (stessa popolazione d’origine), affinché essi dopo un periodo di adattamento possano agire in armonia e comprendersi anche vocalmente (vi possono essere dialetti locali non dimenticati).

Adatte una gabbia all’aperto o mini voliere da canarino, con dei posatoi che agevolino il volo e con una parte laterale coperta per evitare correnti. Cosa buona sarebbe porre due o più lati dei rami di quercia o pino, al fine di rendere “camouflage” la gabbia.

L’alimentazione invernale può andare bene la miscela per canarini con aggiunta minima di semi piccoli di girasole e semi di cardo. Utile dei biscotti sbriciolati tipo savoiardi. La fettina di mela, osso di seppia, un po’ di radicchio.

Nel periodo che porta alla primavera integrare con le erbe selvatiche raccolte nei campo come il Tarassaco da cambiare giornalmente, il centocchio ancora verde, e spighe immature di varie erbe graminacee tra queste ultime la più gradita è  la Dactalys  glomerata, cardo selvatico che cresce da marzo sino a settembre, non ultimo il sorgo selvatico, Sorghum halapense, pianta erbacea delle famiglia delle Poaceae  molto diffusa, originaria del mediterraneo, specie infestante ed invasiva, da servire verde. Le piante danneggiate dal caldo o freddo sono da escludere in modo assoluto.

Per la costruzione del nido fornire: sfilacci di juta, del cotone idrofilo sfilacciato e dei licheni, muschi, crini e perché no, ragnatele. Alla deposizione delle uova, specialmente per una primipara, sostituire le uova con altre finte, per poi a deposizione ultimata rimetterle a dimora nel nido.

Per i giovani allo svezzamento e aumentare l’apporto proteico fornire afidi, quelli di veste bruno, verde o rosa, evitando quelli scuri; inoltre ogni utile cibo che il singolo allevatore per propria esperienza ha già sperimentato, la varietà delle sostanze è comunque di sicuro impatto positivo sulla crescita.

Attenzione, la somministrazione di alimenti contenenti carotenoidi è determinante contenendo il giallo delle remiganti analoghi carotenoidi del rosso della maschera; la differenza del colore, come precisato sopra, è dovuta al particolare legame tra cheratina e carotenoide, che sposta il colore giallo verso il rosso. Sappiamo che i carotenoidi sono pigmenti dotati di ampia diffusione, il più conosciuto è il carotene che dà colore alle carote, mentre il pomodoro è colorato di un altro carotenoide, il licopene. I carotenoidi – responsabili della colorazione di molte piume – sono presenti anche nelle foglie verdi, semi, germogli e frutta! Ecco perché la somministrazione di erbe selvatiche verdi ricche di questo elemento, favoriscono specialmente nel Cardellino, in base alla concentrazione di caroteinoide, la colorazione tanto da farlo apparire giallo o rosso nei punti diversi del piumaggio. Da escludere, ovviamente, la colorazione artificiale che renderebbe arancio la barratura alare.

In ultimo a tutti gli allevatori sia di sprone questo trattato se pur breve, ma condensato di notizie che mi hanno coinvolto, e possa essere nota per migliorasi  . . . purchè ci si doti di un sacchettino di umiltà e buone speranze !

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