Osservazioni e studio dell’ Upupa epops, Linnaeus, 1758
Hoopoe (GB), Huppe (F), Wiedehopf (D), Abubilla (S), Upupa euroasiatica (I), Hoephoep (Afrikaans), Upupa epops (scientifico), Upupa euroasiatica (I).
La presenza dell’upupa in Italia ed in particolare in Lombardia, dove vivo, cosa che mi ha spinto a vergare questa ricerca/osservazione su questo unico Coraciforme, e che ho potuto fotografare anche in terra di Israele al rientro dalla migrazione autunnale dall’Europa. Lo stesso è uccello nazionale dello Stato Israeliano dal 2008.
Il nome scientifico upupa deriva dall’onomatopea latina del verso che i maschi emettono, mentre epòps è il nome antico greco.
Durante il periodo di svernamento nel Nord-Africa sino alla fascia equatoriale, l’upupa mantiene un erratismo solitario sino a quando non inizia la migrazione dalla fine di febbraio verso il continente europeo. La forma tipica si ferma nell’Europa meridionale, sulle isole del Mediterraneo, in Medio Oriente, sino all’India nord-occidentale. Le altre sottospecie sono diffuse in Egitto, gran parte dell’Africa e Madagascar.
Il suo habitat preferito è costituito da zone alberate di campagna nelle vicinanze o meno dei villaggi, ambiente condiviso con altre specie come il Picus viridis e le civette.
L’upupa si riconosce facilmente dal ciuffo erettile caratterizzato da bordi neri, ciuffo che solleva e abbassa a seconda dei vari stati emotivi. Lunga circa 27 cm , poco più di un merlo nostrano, porta un becco particolare, più lungo della testa e ricurvo verso il basso, di colore nerastro con base e mandibola inferiore grigiastre. La livrea è di un bruno rosato, più carico nelle parti inferiori e nel ciuffo; inconfondibili sono ali e coda vistosamente barrate di bianco e nero, mentre il sotto ala ed il sotto coda sono biancastri.
Nel volo la barratura è decisamente inconfondibile e, insieme al ciuffo, è un elemento di individuazione certa dell’uccello. Quando l’upupa appare, il suo volo irregolare e le ali aperte, arrotondate e vistosamente barrate di bianco e nero, fanno ricordare una grande farfalla; i battiti delle ali si susseguono rapidamente, si arrestano per poi riprendere subito; la linea che descrive è ondulata e a balzi verticali.
La femmina è molto simile al maschio, ma il petto sfuma molto verso il bruno. I giovani hanno l’interno della bocca rosa con margini esterni bianco-cera.
Il maschio durante tutto il periodo della riproduzione emette una vocalizzazione continua e monotòno di due o tre sillabe soffici del tipo hup-hup-hup oppure bu-bu-bu-,u,pu-pu-pu e contemporaneamente compie un movimento del capo verso il basso. Il suono è udibile a grande distanza ma, verso maggio, diventa meno intenso in concomitanza del termine della cova.
Per fare nidificazione l’upupa predilige occupare i contrafforti isolati e caldi delle zone di pianura e collinari nelle vicinanze di pascoli ma ama anche usare filari di salici, querce, oliveti e piccoli vari boschetti. E’ stata osservata usufruire perfino di tombini in cemento a terra ! Può nidificare anche all’interno di una loggia già nido di picchi, in interni di costruzioni rustiche abbandonate e in granai mentre non occupa zone di montagna.
Il periodo di riproduzione ha inizio quando il maschio comincia con l’incessante canto a cui prima facevo cenno e, prescelto il luogo di nidificazione, dà luogo a corteggiamenti e parate nuziali con l’offerta di cibo, seguiti dalla copulazione.
La femmina non prepara alcun allestimento all’interno del nido e depone le uova in quella parte del fondo nido più riparata. Depone da cinque a sette uova, talvolta sino a nove, di forma ovale e di colore grigio, sfumate di verdastro o brunastro, che la sola femmina cova per diciotto giorni mentre il maschio attende la schiusa quando poi collaborerà nell’ alimentazione. Nel giro di un mese circa i giovani prendono il volo e permangono con i genitori sino a quando essi non intraprendono una successiva covata stagionale.
L’Upupa ricerca nutrimento generalmente sul terreno, dove si muove con piccoli saltelli e a mezzo del suo ricurvo becco ricerca insetti, rimuove lo sterco degli animali per cercare insetti e larve. Soprattutto è l’unico animale che si ciba delle processionarie in quel particolare momento della metamorfosi in cui sono scese dalla cime degli alberi in processione e si sono interrate per subire l’ultima trasformazione prima di diventare falene. In questa fase l’Upupa riesce a scovarle e a usufruirne cibando i piccoli al nido, senza che le spore velenifere possano aggredirla. E’ tipico che essa uccida le piccole prede con qualche colpo di becco per poi pulirle dagli involucri chitinosi. Non disdegna nemmeno coleotteri e loro larve, ortotteri (grillo e grillo talpa), bruchi, ditteri, formiche, lumache, miriapodi e ragni. Le parti non digeribili della preda vengono poi rigettate sotto forma di boli.
Variabilità:
Upupa epops epops, Linnaeus, 1758;
U.e.saturata, Lonnberg, 1909, Manciuria e nord Cina;
U.e.orientalis, Baker.1921, Nord ovest India;
U.e.major, Brem, 1855, Egitto;
U.e. ceylonensis, Reichenbach, 1853, centro sud India, Sry Lanka;
U.e.longirostris, Jerdon, 1862, Assam sino alla penisola Malay, Indocina, Sumatra;
U.senegalensis senegalensis, Swainson, 1837, Senegambia, Etiopia, Uganda, Somalia;
U.senegalensis waibeli, Reichenow, 1913, Camerun, Uganda, Kenia;
U.africana , Bechstain, 1811, Rep.Dem.del Congo, sud del Sud Africa;
U.marginata , Cabanis & Haine, 1860, Madagascar.
Articolo e ricerche di Guglielmo Petrantoni foto gruppo Gerundo
Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO