LOPHOCEROS, i buceri africani.

LOPHOCEROS, i buceri africani.

I buceri grigi africani, un genere appartenente alla famiglia dei buceri, Bucerotidi sono diffusi e comuni in gran parte dell’Africa da nord a sud ed in Arabia e sono presenti in sette specie, ma colgo l’occasione di parlare del L.n nasutus, (Linneo, 1776) che è stato riprodotto quest’anno in ambiente controllato dal giovane e appassionato allevatore Samuele Patelli, di cui ho apprezzato la costante dedizione e cura di questi buceri, seguendone e documentando passo passo la crescita, tanto da poter redigere con notizie dirette la compilazione di questo articolo. Mi auguro che altri giovani delle generazioni a venire possano contribuire, con loro osservazioni di allevamento, alla crescita della vita dell’ornitologia italiana fornendo una sana linfa di nuove informazioni.

In altre lingue: African grey hornbill (GB), Grautoko (D), Toco piqunegro (E), Calao à bec noir (F), Grysneushoringvoel (Afrikaans), Chilacowa (Hausa 2), Kilahkong (Mandingo3), Kilinkko (Joloff4), in Gambia conosciuto come ”Rainbirds”.

In latino , Buceros nasutus, Lophocerus nasutus, Tokus nasutus

L’etimologia del nome scientifico latino, Lophocerus sinonimo di Tockus, ha origine dal nome greco lophos che vuol dire cresta e keros corno; nasutus dal latino, grande naso e fornisce una chiara ed inequivocabile spiegazione sulla struttura dell’uccello.

La testa è superiormente grigio nera circondata da una ben marcata striscia sopraccigliare bianca che si porta sin alla nuca, le restanti parti della faccia, il mento, la gola e il collo sono grigio nero; le parti superiori del corpo, piume sopra caudali comprese, sono bruno pallido e solcate da una linea longitudinale mediana biancastra; le copritrici superiori delle ali sono bruno nere con margini bruno biancastri, così pure sono bruno nere le remiganti, li quali presentano una macchia apicale a parte del margine esterno ed interno bianchi; le copritrici inferiori delle ali sono anch’esse bianche, come le restanti parti inferiori del corpo, ma presentano sfumature brunastre o rugginose ; le penne della coda sono superiormente bruno nere e nere con apice bianco molto ampio tranne nelle due centrali ove il bianco può mancare e presentano inoltre presso la base il margine interno biancastro; gli steli delle due timoniere centrali sono bianchi o biancastri.

Il becco dentato è nero nel maschio con una lunetta sulla base della mascella superiore e con quattro o cinque linee curve, in avanti, sulla mascella inferiore di un bianco-grigiastro; nelle femmine il becco è rosso, tranne alla radice della mascella inferiore ove è nero, con la macchia bianca alla base della mascella superiore più estesa. I giovani somigliano alla femmine le quali sono simili ai maschi, ma hanno il becco di colore diverso e di mole minore.

La lunghezza totale è di mm. 450-530; l’ala mm. 195-236; la coda mm. 190-218; il becco mm.70-100 ed il tarso mm. 33-41.

Vocalizzazione: é un pianto rumoroso, un lungo pee-ye o pee-ip pronunciato per tutto il giorno.

Mi sono dilungato sulla descrizione perché, essendo uccello tra i più comuni, è facile che il lettore/allevatore possa imbattersi in soggetti ibridi da acquisire o non perfettamente puri. E’ sempre meglio entrare in possesso di soggetti ancestrali, cui la minuziosa descrizione può fare luce sulle caratteristiche tipiche della specie, senza doversi avvalere di esperti.

Il Lofocero nasuto vive dalla Senegambia5 alla Nigeria, nel Sudan Anglo Egiziano, in Eritrea, Abissinia, Somalia e parte del Kenia e dell’Uganda.

Ha le medesime abitudini dei congeneri e nidifica entro i cavi degli alberi ove la femmina, racchiusa con fango dal maschio che lascia solo un piccolo buco per alimentarla, depone le uova di colore bianco e vi resta sino al completamento e della muta e del primo svezzamento dei pullus.

I piccoli Lofoceri depongono sino a cinque uova, con intervallo da 1 a 7 giorni e completano il ciclo al massimo in 10 gg. Le uova sono opache e uniformemente bianche ma, dopo una incubazione abbastanza lunga, assumono una colorazione generalmente bruna dovuta al legno putrido del nido. Le loro dimensioni variano da quelle di un uovo di Colombo sino a quelle di un uovo d’Oca (ciò solo per i Buceri tipo Tacchino) e non per i Lophoceri (Tockus) che sono di dimensioni tra” i piccoli” del genere.

Dopo ventiquattro giorni le uova si schiudono, ma i piccoli restano nel nido ancora un mese e mezzo (43-49 gg), dopo di ché la madre abbandona i figli due o tre settimane prima che prendano il volo.

Il tipo di alimentazione nei piccoli di Lofocero è costituita prevalentemente da insetti e frutti, e i maschi di questo genere volano al nido con un insetto per volta al becco e non immagazzinano la preda nella gola. La femmina, spinta dalla necessità, deve abbandonare il nido e unirsi al compagno nella ricerca del cibo e il varco del nido viene richiuso!

Durante il periodo in cui la femmina resta nel nido, essa non è inattiva, anzi muta le remiganti e le timoniere; tale fenomeno è molto rapido e completo tanto che l’uccello è provvisoriamente incapace di volare. Il processo della muta può concludersi nel giro di una o due settimane e tale fretta risulta comprensibile, considerato che può rimanere all’interno non più di un mese e mezzo , dovendo aiutare successivamente il partner a procurare il cibo per la nidiata. Nelle femmine non impegnate nella cova tale processo della muta è sempre molto graduale, tant’è che conservano la capacità di volare!

I giovani si distinguono dagli adulti per il becco meno sviluppato e di colore differente, spesso anche per una diversa colorazione dell’iride e delle pari nude della pelle. Se però i maschi e le femmine hanno una diversa colorazione, i piccoli quasi sempre ereditano il piumaggio dalla madre per poi modificarlo con la prima muta.

I Lofoceri prendono cibo di origine animale e vegetale; catturano al volo termiti e con balzi sgraziati danno la caccia a terra a cavallette, serpenti e locuste. Gradiscono frutti diversi tipo fichi selvatici (Ficus) e sono ghiotti di Synsepalun dulcificum chiamato dura, pianta della famiglia delle Sapotaceae dell’Africa occidentale, che fruttifica con bacche rosse, e di un piccolo pomodoro che vegeta spontaneamente in tutte le siepi che contornano i villaggi e che si è reso indigeno in gran parte delle sponde dell’Ansaba ( Antinori, 1940)1. Da una testimonianza dello stesso Antinori che scriveva in Eritrea :” . . .. .per farli venire a noi bastava chiamarli con la voce, tok-tk-tok, imitando il grido di appello che sogliono mandarsi tra loro. Appena l’udivano, venivano ai nostri piedi saltellando e ci seguivano dietro la capanna . . . se per avventura si dava loro qualche locusta, di cui erano avidissimi, questa passavano di traverso parecchie volte fra i margini del becco, e non l’ingoiavano, che allorquando era ben schiacciata. Hanno sempre il costume di gittare in alto, a una certa distanza dal becco, i corpi che vogliono ingoiare; gettando loro in aria un frutto qualunque, non avveniva mai che fallissero di acchiapparlo.”

Il giovane ed appassionato Samuele ha curato ed organizzato la coppia di buceri in ambiente controllato in una voliera rialzata da terra di due metri x 1,6 metri per due metri di altezza. All’interno ha posizionato un nido a forma di tronco di circa 30×30 cm. e 40 cm. di altezza e un buco d’ingresso da 8 cm. Inoltre, all’interno della voliera ha predisposto una bacinella con terra argillosa, che veniva inumidita giornalmente. Ciò ha fatto sì che la femmina dopo dieci giorni ha iniziato a rimpicciolire il foro di entrata del nido, ponendosi all’interno dello stesso, e la chiusura del buco veniva completata dall’esterno dal maschio, il quale lasciava solo un piccolo passaggio per fornirle il cibo. Dopo trenta giorni circa è avvenuta la schiusa delle prime due uova mentre le altre due dopo circa una settimana scomparivano perché scartate dalla mamma. Il compito del maschio in questo frangente è stato quello di procacciare il cibo alla femmina che a sua volta nutriva i piccoli. La femmina è uscita dal nido venticinque giorni dopo la nascita allargando il buco d’ingresso costruito con la terra che poi ha immediatamente ripristinato.

Sintesi dell’evento monitorato:

10/11 giugno –> entra nel nido

16 giugno –> presunta deposizione

10 luglio –> nascita pulcini

15 luglio –> piccoli in crescita

20 luglio –> piccoli in crescita

25 luglio –> apertura degli occhi

30 luglio –> iniziano a spuntare le penne

1 agosto –> femmina uscita dal nido

Variabilità geografica:

Tockus nasutus nasutus presente Senegambia,Etiopia, Kenia, Uganda, penisola Arabica. In Egitto è errante.

Tokus nasutus forkali (Ehrenberg,1833), medesimo areale del T.n.nasutus.

Tockus nasutus epirhinus (Sundevall,1850). Presente in sud Uganda a sud est del Kenia sino al nord del Sud Africa,Zululand e Bechuanaland.

Tockus nasutus dorsalis (Sanft,1954),Sud dell’Angola e sud-ovest Africa.

NOTE

1.Antinori Orazio esploratore italiano, zoologo, stimato conoscitore del continente Africano.

2.La Hausa è una lingua ciadica appartenente alle lingue afro-asiatiche, usata come seconda lingua da oltre35 milioni di individui.

3.La lingua Mandingo comprende un gruppo di lingue e dialetti intelligibili tra loro dei popoli dell’Africa occidentale..

4.Joloff è un dialetto tipico del Senegal.

5.Senegambia era una confederazione di stati africani sciolta nel 1989 tra Senegal e Gambia .

Referenze:

Hockey PAR, Dean WRJ and Ryan PG (eds) 2005. Roberts – Birds of southern Africa,

Prof B Grizmek,vol 9, 1970, Vita degli animali,sovrintente del Parco Nazionale Tanzania e direttore G.zoologico Francoforte.

Prof E. Moltoni,parte prima,1940,Uccelli dell’AOI,Direttore Museo civico di Storia Naturale Milano.

C.W. Mackworth-Praed e Capitain C.H.Grant, Zoological Dept:British Museum,1962,Birds of the S T. of Africa, vol 1.

Simon Calburn,Birds of Southern Africa,1969,Johanesburg.

David A. Bannerman,1933,The birds of Tropical West Africa vol III. Direttore del Dipartimento di Zoologia British Museum , Londra.