Pharomachrus auriceps (TRIGONIFORMI)
Pharomachrus auriceps (Gould, 1842), o Quetzal dalla testa dorata, indicato anche come auricops tragon.
I Trigonidi sono uccelli splendidamente colorati, dalla coda lunga e cuneata e dal becco breve, ma robusto, con cui scavano nei tronchi fradici delle cavità destinate ad ospitare le loro uova. Non hanno stretti rapporti con altre famiglie di uccelli e sono perciò considerati un ordine a sé, quello dei Trigoniformi.
Le loro dimensioni vanno da quelle di un Frusone a quelle di una Gazza. Il petto e l’addome nei maschi sono vivacemente colorati in rosso o giallo, mentre il dorso è spesso verde splendente. Il piumaggio delle femmine ha solitamente una colorazione meno ricca di tonalità contrastanti. Il mantello assume sfumature cangianti per la presenza dei pigmenti nelle penne e per la capacità di rifrangere la luce; lo scintillio metallico si produce nei vari gruppi secondo modalità diverse. E’ normale che nei soggetti impagliati esposti presso i Musei, i colori luminosi delle penne sbiadiscano prestissimo, tanto che sembra quasi impossibile riconoscerli.
I piedi sono molto deboli e presentano una insolita disposizione delle dita: il primo ed il secondo dito sono rivolti stabilmente all’indietro, mentre il terzo ed il quarto sono diretti in avanti; per questo sono definiti eterodattili.
Sono sostanzialmente distinti in otto generi con 34 specie che vivono nelle zone tropicali dell’America centrale e meridionale, dell’Africa e dell’Asia meridionale. Vivono generalmente ad altitudini abbastanza elevate, ove la temperatura é piuttosto bassa e, pur essendo molto appariscenti, sono appena visibili tra le rigogliose foreste tropicali.
Il quetzal trascorre l’epoca delle piogge, che dura da metà maggio ad agosto, in regioni più basse, comprese tra 1000 e 1400 msl, ove si riproduce. Nei rimanenti mesi si sposta verso i 1800 m, altitudine alla quale trova umidità atmosferica che gli addice.
Questi uccelli nidificano in cavità che scavano in tronchi o nei ceppi fradici ed occupano anche nidi abbandonati di Picchi. Talune specie formano le loro cavità all’interno di termitai e persino vespai. Indifferentemente maschi e femmine si occupano della sistemazione del nido, che però non viene imbottito di alcun materiale, pertanto la covata giace sul nudo pavimento della camera. Le uova sono quasi sferiche, misurano in funzione della specie da 23/29 x 20/30 mm, sono bianche o pastello e talvolta brune o azzurre. Entrambi i genitori prendono parte alla cova; di notte è sempre la femmina che si intrattiene nella cavità, mentre di giorno il maschio le dà il cambio solo per qualche ora. Dopo 17-19 giorni i piccoli nascono con gli occhi chiusi e nudi, venendo alimentati quasi esclusivamente con insetti ed in seguito frutta, poi con invertebrati come rane e lucertole e persino lumache. Lo sviluppo è abbastanza rapido, tanto che si coprono subito di piume e, all’età di 15-17 giorni, lasciano il nido; i giovani posseggono delle callosità che regrediscono durante la crescita; sono simili per colorazione alla femmina e restano in compagnia dei genitori ancora per qualche tempo, sino a quando diventano completamente indipendenti .
La specie più conosciuta o famosa è il Quetzal o Trogone splendido (Pharomachus mocino), adorato dai popoli Maya e Aztechi presso i quali godeva di una speciale venerazione. E’ ancora oggi il simbolo del Guatemala, anche se oggi è piuttosto raro.
Il Quetzal dalla testa dorata (Pharomachrus auriceps o xanthogaster), Viuda de la montagna in lingua locale, è molto simile, più comune, ma facilmente confondibile con la precedente specie. Se ne differenzia per la sua caratteristica testa dorata e soprattutto dal becco, che rimane più scoperto dalle penne verdi, dalla base della cera, mentre il Trogonone splendido è più coperto dalle verdi penne per i tre quarti del becco.
La parola quetzal, deriva dalla parola Atzaca – Nahuatl, quetzalli , dalla radice quetz che significa “stare in piedi” e che si traduce in “lungo pennacchio verde”o “coda di piume luminose”, anche se solitamente è usato per riferirsi al Q. splendente, ma in realtà lo si applica a tutti i membri dei generi .
L’epiteto Pharomachrus, coniato da Pablo de la Lave, deriva dal greco antico farao che significa”mantello, e makros che significa lungo” in riferimento alla lunga coda. Mentre Auriceps, dal latino aurum che vuol dire oro, e –ceps –nuca o capo.
In altre lingue : Goldkopftrogon (D); Queztal dorè (F); Quetztal cabeciodorado (S); Viuda de la Montagna (Venezuela); Quetzal coli negro (Perù).
Vive esclusivamente nella zona sub tropicale della Serra di Perijà e delle Ande di Tàchira e Merida a nord di Trujillo. Sulle Ande della Colombia a Nord-ovest del Perù e a nord della Bolivia.
Il peso si aggira tra i 150 e 180 grammi, con una apertura alare da 30-36 cm ed una lunghezza di 33-36 cm, a cui si aggiungano pennacchi della coda di altri 10 cm circa. Come gli altri membri del genere Pharomachrus, il quetzal dalla testa dorata è noto per le sue ali e il petto iridescenti verde-oro, che possono apparire blu a seconda della luce. Il seno della femmina è di un colore bruno più opaco; anche la sua testa è di un marrone dorato più opaco rispetto alla testa di bronzo dorato del maschio, da cui deriva il nome della specie. Le loro fatture sono corte e ampie; appaiono di colore giallo nei maschi e di un bruno grigiastro nelle femmine. Le copritrici della coda superiore del quetzal sono di un verde più scuro e si estendono oltre la punta della coda, più nel maschio che nella femmina. Sia il maschio che la femmina hanno una sottocoda nera, sebbene la femmina a volte mostri punte sbiadite grigio-nere. Le piume sul petto inferiore di entrambi i sessi sono di un rosso brillante. Le loro gambe e i loro piedi sono di un verde oliva o di un colore brunastro. Il giovane quetzal dalla testa dorata è di un colore bruno-nero con poche piume verdi iridescenti sul collo e sul petto e privo della copertura posteriore dell’adulto. Il quetzal maschio dalla testa dorata differisce dagli altri quetzal nella mancanza di una cresta di penne.
Dato che il Quetzal testa dorata è un uccello alquanto silenzioso e di poco movimento, in genere lo si può intercettare solo in lontananza e la sua vocalizzazione suona come un lamento ripetuto, da cinque a sette volte: whe-wheeu,whe-wheeu,we-weeooo e così via. Usa fare anche chiamate simili ad un nitrito : dy-dy-dy-dyyrrr.I dati forniti dalla dott.ssa Solis Aguire in una recente una conferenza internazionale tenuta a Creta sull’allevamento in cattività da Lei svolto ci hanno dato la possibilità di stendere il protocollo allevamento che espongo.
Incubazione delle uova a 37.2° C, per 18 -19 giorni.
1° giorno alla schiusa temperatura 36.5° C, alimentazione ogni due ore dalle 07 alle 20, con formula per piccoli del tipo Kaytee, Tropican. Aggiunta di un 10% di avocado. Offrire un mix tiepido in acqua con pellet per pappagalli della Mazuri.
Dal 2° giorno al mix aggiungere CaCo3, vit B. Al terzo giorno abbassare la temperatura a 35.5° C. Dal quarto giorno aggiungere al mix un 10% di papaia o banana, mentre l’80% è costituito da pellet. Dal 5° compreso il 6° giorno, la temperatura viene portata a 34.5°C e l’alimentazione da otto volte passa a 7 pasti giornalieri, la frutta può essere sostituita da uva sbucciata o mirtilli. Il settimo giorno la temperatura scende a 33.5°C; mentre l’ottavo giorno la temperatura viene portata a 33.3°C e la somministrazione dei pasti si riduce a sei volte al dì, la mistura viene così modificata: 75% pellet,10 % avocado, 10% frutta e 5% larve. Il nono giorno la temperatura diventa 32.8 °C.
Dal decimo giorno la frequenza alimentare passa a cinque somministrazioni – ogni tre ore- nell’arco della giornata sino alle ore 19.00 ed ad una temperatura di 32.2° C. e gli uccelli iniziano a coprirsi delle prime piume.
Sino al 12° giorno si mantiene la dieta e la temperatura la si porta a 31.1°C. Dal 14° giorno , la temperatura raggiunge i 30°C, e la dieta verrà così composta: Pellets 65%,10% avocado,10% frutta, 10% larve, 5% insetti, togliere la vitamina B.
Dal 16° giorno ,temperatura 28.9°C, quattro pasti giornalieri e la dieta è così composta: 35% pellet, 10 % avocado,20 % frutta,10 % proteine animali,25% pellet a basso contenuto di ferro. Dal 18° giorno temperatura a 27.8° C, 15 % pellet, 15 % avocado, 25 % frutta, 15 % proteine animali, 30% pellet a basso contenuto di ferro. Gli uccelli sono completamente ricoperti di piume, ad esclusione del sottogola.
Dal ventesimo giorno trasferire l’uccello in una gabbia a temperatura ambiente, con mangiatoia per alimenti di cui è stato cibato sino al momento. Sul fondo in un contenitore con della torba e sopra di esso, verrà posto un ramo , affinché l’uccello possa aggrapparsi e sostare. Dal 22° giorno l’alimentazione assistita sarà portata a tre volte al dì.
Dal 23° al 24° giorno inizierà ad auto alimentarsi , anche se l’assistenza avverrà solo due volte al dì mattina e sera.
Dal 28° e arrivando al 30° giorno, si potrà dare l’alimentazione per adulti : 60% frutta, 15% avocado,25 % pellet, e 5 larve di Tenebrio; raggiunto il 34° giorno, bisogna necessariamente interrompere l’alimentazione assistita , anche se lo stesso chiama per ricevere il pasto, ma ormai completamente in piuma e indipendente, risolverà da solo!
Traduzione e Adattamento di Guglielmo Petrantoni, protocollo alimentare Dott.sa Alicia Solis Aguirre
Riferimenti:
Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO