IL CONURO DORATO
IL CONURO DORATO (Guaruba guaruba, Gmelin 1788)
Ararajuba (Brasil) ,Conure dorèe (F), Golden conure (GB), Goldsittich (D).
Il nome latino deriva dal greco Konos, che si traduce a punta e oura coda, letteralmente coda a punta; uccello nazionale del Brasile i cui colori richiamano, la bandiera dello Stato. Il nome brasiliano deriva dalla lingua indigena Tupì: guarà, uccello e yuba, giallo.
Il marchese di Tavistock, Sackville Russel, Duca di Bedford, famoso ornitologo, nel 1925 scriveva che “ seppure conosciuto in avicoltura, in cattività è sempre stato molto raro. In Gran Bretagna il Sig. Chapman che ne possedeva ben otto, glieli aveva ceduti per tentare la riproduzione.”
A suo dire “questi Conuri non sono particolarmente distruttivi, e gli stessi nidi non vengono rosicchiati, basta un minimo pretesto che iniziano a spiumarsi, ma è necessario fornire una giusta miscela di semi, con aggiunta di uva dolce e mele. Bisogna abituarli alla canapa e ai semi di girasole con gradualità, specialmente se di importazione. Sono animali robusti e resistenti abituati all’esterno, con un buon riparo.”
Tali considerazioni nascevano in quegli anni grazie alla penna di uno stimato e apprezzato ornitologo, e ritengo che oggi non siamo lontani da ciò che fu osservato e suggerito nel passato.
Nel 2014 sono entrato in possesso di un sub adulto maschio allevato dai genitori e solo successivamente ho potuto affiancargli una femmina di tre anni, sempre allevata dai genitori, grazie alla disponibilità del Sig. De Lorenzi, il quale alleva con successo questi splendidi pappagalli.
Subito, senza dover predisporre precauzioni, ho introdotto la femmina con il maschio, nella voliera occupata da tempo dal maschio. La voliera è lunga 4 metri e larga 1 metro, con copertura iniziale di 80 cm., in cui è collocata una mangiatoia girevole con tre scodelle per il cibo e una singola a parte per l’acqua, una copertura sul finale di 1 metro, dove ho posto un nido da 30×30 cm profondo 50 cm., con il foro di entrata di 20 cm..
Questa soluzione consente per prima cosa di entrare in sicurezza nella voliera e poi di costringerli al volo lungo, dal nido alle mangiatoie.
Sin dai primi momenti, per i primi due giorni, l’indifferenza ha aleggiato nella voliera, ma al terzo giorno erano sempre vicini , tanto da dormire entrambi nel nido, un buon preludio e un positivo inizio per una futura riproduzione in cattività.
Comunque, mentre scrivo, ho avuto notizia dal Sig. De Lorenzi che un suo amico allevatore, quest’anno e precisamente nel mese di gennaio 2016, gli ha comunicato che la coppia di tre anni, che gli era stata ceduta, aveva deposto tre uova feconde, e probabilmente fra un paio di giorni si sarebbe verificato il lieto evento.
Sono notizie che porteranno a un consolidamento in cattività della specie.
Lo scorso anno alla fiera di Zwolle ho constatato la presenza di molti giovani della specie, ma di una taglia, secondo me, non conforme ai dati espressi dal Forsow nel libro dei pappagalli del mondo. Pur non di meno, anche l’occhio vuole la sua parte e certamente visivamente si trattava di soggetti di medio-piccola taglia, contrariamente ai soggetti che produce il Sig. De Lorenzi; basti pensare che la femmina cedutami è più grande del maschio, che è pur di grande taglia. Certo la minor taglia potrebbe essere un problema di selezione, ma forse sarebbe più corretto dire che i soggetti allevati a mano, per la voglia di accrescere numericamente le nidiate, creano pappagalli minuti, mentre, al contrario, con soggetti lasciati ai genitori si ha un prodotto nettamente superiore e sicuramente in breve tempo seguito dalla riproduzione.
Questa valutazione scaturisce anche da diversi fattori, in primo luogo che non sono presenti sul mercato molti animali, poi che la riproduzione è ancora in fase numericamente embrionale per disporre di giovani sufficienti e che non subiscano l’impulso del selvatico (wild imprintig), inoltre che il costo, che si mantiene giustamente elevato, anche se sceso di un po’, ne chiarirebbe la scarsa disponibilità sul mercato.
Ad ogni buon fine, qui di seguito fornirò alcuni dati e informazioni del soggetto in questione, per meglio orientare gli allevatori o aspiranti allevatori.
Presenta testa, parti superiori, parti inferiori e coda giallo brillante. Grandi copritrici secondarie, remiganti primarie e remiganti secondarie verde scuro, ma bisogna prestare attenzione perché alcuni soggetti mostrano una o due remiganti gialle. Sotto ala e copritrici gialle e remiganti giallo sporco. Timoniere con rachide bianco. Becco rosa pallido, più marrone alla base della mandibola superiore; anello orbitale bianco sporco, iride arancio o arancio tendente al marrone, zampe rosa.
I sessi sono simili, l’immaturo è marrone spento tendente al verde oliva, con striature verde scuro nelle parti superiori. Nella muta che porta all’acquisizione della livrea adulta, la testa, il sopraccoda e il dorso sono gli ultimi a mostrare il giallo brillante tipico dell’adulto.
Misure: ala 200-218; coda 141-165; becco 35-37; tarso19-23. I dati sono tratti dal Forsow (1973),da uno studio su campioni maschi e femmine. Non esiste alcuna sottospecie, anche se questa specie viene considerata da alcuni autori membro del genere Aratinga; tuttavia, sulla base di alcuni fattori morfologici, comportamentali ed ecologici, questo pappagallo è attribuito a un genere monotipico (Lesson).
Distribuito esclusivamente in Brasile da Maranhao sino all’ovest Paranà; intorno a Tocantins e Xingù dal fiume a Rio Tapajòs e oltre.
In natura si ciba di frutta e soprattutto dei frutti o pseudofrutti della palma di Euterpe (Martius 1824) alla ricerca della quale si dedica in forma gregaria. Si nutre anche di alcune piante coltivate come mango e mais; e poi Anacardium sprunaceum, Anacardium occidentalis, Protium Tetragastris,Visinia gjanensis, Inga,Byrsonima crassifolia, Carapa guainensis, Cercopia; e germogli di Symphonia.
Nidifica nei cavi degli alberi alti tra i 15 e i 30 metri, indifferentemente che siano alberi morti o vivi, usa anche nidi abbandonati di altre specie, talora anche solo per trascorrervi la notte, così come constatato in cattività. E’ facile trovare nidi che portano una nidiata di differenti stadi di crescita; depone dalle 2 alle 4 uova e forse anche 6; si notizia che in cattività sono stati segnalati 14 piccoli in un solo nido, con 6 adulti impegnati nella loro crescita, fatto che dimostra la facilità, anche in cattività, della vita in comune.
La stagione delle piogge coincide con la riproduzione, che in Brasile, nella zona di interesse, va da dicembre ad aprile. Durante tale stagione questi pappagalli occupano la foresta in prossimità di radure, ma anche in Europa il periodo potrebbe essere lo stesso .
Vive generalmente nella foresta pluviale tropicale nelle “terre ferme” ed evita le foreste periodicamente inondate dette varzeà, dove alla fine della stagione della riproduzione si trovano occasionalmente alcuni esemplari provenienti dalle zone secche immediatamente adiacenti.
Alcuni allevatori stranieri hanno avuto successo alla riproduzione del Guaruba: molti Americani e Sudamericani, avendo avuto a disposizione soggetti provenienti dai luoghi di origine, hanno fornito le utili notizie che riferisco per una giusta sistemazione delle misure dei nidi utilizzate:
W.C.Osman, gabbia lunga 5,4m x 1,8 m x 2,7 m altezza ; nido 46 cm x 30 cm.; alimentazione: semi per canarini e girasole, nocciole, papaya e mango.
Jim Hayward, Ken Dalton e Stephanie Belford, gabbia lunga 4,5m x 90cm x 1,8m di altezza; nido 37cm x 22 cm; alimentazione: semi di girasole bagnati, canapa, arachidi, mele, carota grattuggiata e aggiunta di vitamine/ minerali; pane bagnato con latte.
Ramon Noegel, gabbia interna lunghezza 1,2m x 60cm larga x 75 cm altezza; nessun dato su nido e alimentazione.
Giardino Zoologico di S. Antonio, gabbia lunga 2,1m x 2,1m x 2,70 altezza, con una parte chiusa di 1,20m x 1,20m x 2,1m altezza, nido 30 cm x 90 cm profondo. Alimentazione: pannocchie di mais, semi tritati di mais durante la riproduzione, fette di sedano, arachidi crude, mele, nettare per lori sciolto in acqua, due cucchiai di glucosio, cereali e malto per bambini.
In natura sono stati segnalati individui di colorazione rossa (Silva 1993); un solo caso di ibridazione con il guaruba x Aratinga leucophthalmus, nel 1989 Raymundo Nonato Riberio Bastos di Belo Horizonte.
Naturalmente oggi vi sono in commercio molti alimenti già preparati e più attinenti a una dieta mirata, ma la base dovrà essere quella che scaturisce dalla esperienza del singolo, applicata all’ esperienza di chi ci ha preceduto.
In Italia, nel 1981, M. Luise Wenner, al tempo curatrice dello zoo di Napoli, comunicò a T. Silva che, dopo 16 anni di permanenza in una voliera dello zoo, una coppia aveva deposto e prolificato in un nido con una base di 40 cm x 40 cm e una profondità di 50 cm.
Da allora non si ebbero più notizie ufficiali di nascite da coppie, ma finalmente, nell’anno 2011, il Sig. De Lorenzi poté segnalare la nascita, sino ai nostri giorni, di piccoli, regolarmente e per ogni successivo anno, tanto da disporre di una seconda coppia riproduttrice.
Tali coppie sono alloggiate in voliere da 4m x 6m di profondità, di cui per 2 metri coperte, e di altezza 2,30 m. I nidi sono molto grandi, simili a quelli usati per Ara, ma a L rovesciata. L’alimentazione base è costituita da nocciole aperte (10 per coppia), semi di girasole e misto per Ara, frutta e aggiunta di un prodotto commerciale estruso, prodotto dalla Viten di Povoletto (UD), a base di spirulina, peperoncino, bietola e curcuma , peraltro cibo assai gradito ai volatili in particolare nel periodo riproduttivo.
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Segnala l’allevatore che, seppure svezzati e involati, i pullus hanno continuato a frequentare il nido, anche quando la mamma aveva deposto una seconda covata, e tutti insieme stazionavano all’interno senza che alcuno ne fosse disturbato.
In natura sono stati segnalati individui di colorazione rossa (Silva 1993); un solo caso di ibridazione con il guaruba x Aratinga leucophthalmus, nel 1989 Raymundo Nonato Riberio Bastos di Belo Horizonte.
La sopravvivenza di questa specie è minacciata e in declino a causa della deforestazione rapida e continua che interessa vaste aree di habitat, dalla caccia e dalla cattura e dal taglio di frodo della pregiata pianta di mogano del brasile (Swietenia macrophylla). Si tratta di una specie protetta che da tempo è stata inserita nella lista rossa degli animali in pericolo di estinzione (CITES I/A).
Già durante il XVI secolo era considerato uccello raro ed estremamente prezioso, pari al valore commerciale di tre schiavi ! (Sick 1993), oggi ha comunque mantenuto il valore commerciale, pari o vicino ai 5000 euro.