Una paradisea spettacolare, cenni storici e allevamento in ambiente controllato Cincinnurus regius (Linnaeus,1758)

Una paradisea spettacolare, cenni storici e allevamento in ambiente controllato
Cincinnurus regius (Linnaeus, 1758)
Gli abitanti di Dorei chiamano questo uccello Saia o Mamberik; quelli delle isole Aru lo chiamano Wowy-Wowy o Goby-Goby; quelli dell’isola di Sorong lo chiamano Mamkoembon, mentre i Papua lo conoscono con il nome di Sopcloo. Fu uno dei primi uccelli del paradiso ad essere conosciuto, sin dal secolo XVI dagli europei , tanto che risulta ancor’oggi difficile stabilire chi sia stato il primo a darne notizia.
Una delle prime rappresentazioni si trova nell’Exoticorum libri decem: quibus Animalium, Plantarum, Aromatum, alioramque peregrinorum Fructuum Historiae describuntur, pubblicato a Leida nel 1605. A p. 362 è effigiato un esemplare di Cicinnurus, in pelle. Il Clusius lo descrive come assai raro, portato in Europa dalle spedizioni olandesi che facevano vela da Batavi, precisamente dalla spedizione del 1603.

Il nome scientifico deriva dall’unione della parola latina cicinus, ricciolo e dalla parola greca ουρα (oura) coda, pertanto si ha “coda a ricciolo”.

Mentre regius sta per reale. A tal proposito la discendenza del nome, gli autori del passato che videro questa straordinaria creatura, tentarono in tutti i modi di descriverla, narrando, fra il resto, favole inverosimili come quella che guidassero i veri Paradiseidi alla ricerca dell’acqua da bere, priva di pericoli e non avvelenata dagli uomini, che usavano questo inganno per catturarli: per tale leggenda questo alato fu appunto chiamato “Re degli uccelli del Paradiso”.

L’aneddoto, dato per inverosimile, è riportato dal Buffon, “Adotto questo nome dall’appellativo indiano di Manucodiata, che sta a significare “Uccello di Dio”. Viene solitamente chiamato Re degli uccelli del paradiso, ma questo nome è tratto da narrazioni fantasiose.

Clusius venne informato dai marinai, secondo una tradizione orientale, che ognuna delle due specie di uccello di paradiso ha un suo capo, i cui comandamenti sono ricevuti con sottomessa obbedienza da tutte le restanti schiere e che la Maestà vola al di sopra dello stormo; dà ordini, controlla ed assaggia le sorgenti, dove si può bere con tranquillità, ecc…” Buffon ricorda che gli indigeni, talora, catturano interi stormi di uccelli, avvelenando le fontane.

Questa la rappresentazione dell’Edwards.

Questa è l’immagine del Seba.

Fra tutti i Paradiseidi nessuno supera questa gemma della natura, per il bellissimo e sgargiante piumaggio. L’area di distribuzione oltre a quella delle isole Aru, è l’isola di Mysol e la Nuova Guinea al di sotto dei 400 m slm. Lesson riferisce di averlo osservato, durante il suo viaggio nella grande isola, anche in quelle località dove vive la Manucodia , riferendo che questo uccello ama starsene sugli alberi di Teck, ove protetto dalle grandi foglie, si ciba dei suoi frutti carnosi che costituiscono il loro principale cibo,e di frutti di Uva crespa.
Una rappresentazione assai accurata si trova nell’Edwards, nel suo Book of rare birds, con il seguente testo descrittivo: “Uccello del paradiso minore” Tutti questi uccelli ci vengono portati da alcune o altre parti delle Indie orientali; ma principalmente, secondo le informazioni, dalle Isole delle Spezie, possedute dagli Olandesi. Quello, dal quale è tratto questo disegno, era un eccellente esemplare essiccato, conservato al Museo della Royal Society a Lontra, nell’anno 1742. Penso che questo uccello sia stato descritto dal nostro connazionale signor Willughby, nella sua Storia degli uccelli, ma poiché il mio esemplare differisce parecchio dalla sua descrizione, penso che si tratti di un esemplare migliore. E poiché le figure del Willughby sono molto piccole e sommariamente disegnate, spero che questa sia più accettabile.
Ho trovato anche una immagine di questo uccello in una Storia Naturale pubblicata ad Amsterdam da Albert Seba, che differisce un poco dalla presente: ma, poiché questa grande e dispendiosa opera difficilmente può capitare nelle mani di molti connazionali, ciò non mi ha trattenuto dal pubblicarne l’immagine e la descrizione. Seguo il Willughby conferendo il titolo di “reale” a questo uccello, nonostante creda che il grande uccello del paradiso, precedentemente descritto, meriti maggiormente questo onore”.


L’Elliot, nella sua monografia sugli uccelli del Paradiso  sostiene che nessun altra paradisea superi “questa piccola gemma nella bellezza e brillantezza del piumaggio”. Per quanto sia sempre stato molto desiderato nelle collezioni, pubbliche e private, e tutti i viaggiatori che hanno visitato quelle isole hanno tentato di procurarlo, si conosce assai poco, se non nulla, sui suoi costumi (Elliot scrive nel 1873). Il Wallace, quando ne ricevette uno ebbe a dire: “L’attendente Baderoon tornò un giorno con un esemplare, che mi ripagò per mesi di ritardo ed attesa”. Anche l’Elliot ricevette un esemplare, in pelle, privato delle zampe dai nativi e “l’emozione coglie la mente del naturalista, che ha così a lungo desiderato vedere questo animale, del quale ha letto solo le descrizioni, e vederlo supera la immaginazione, ci vorrebbero facoltà poetiche per poterlo descrivere pienamente”.

In altre lingue : King Bird of Paradise (GB); Konigsparadiesvogel (D); Paradisier roial (F); Konigssparadijsvogel (NL); Burung dewata raja (Indonesia).
Confinato sulle isole Aru,Indonesia,Misool, Alawati e Batanta nell’ovest delle isole papuane, Iran Jaya, Mees ne ha tracciato solo due specie ,C.r.cincinnurus e C.r.coccineifrons.
Di diverso avviso è l’ornitologo Gillard che ne cita sei sottospecie ma non dà riferimenti sulla diversità dicendo che sono molto simili:
1.C.r.regius (linnaeus,  1758) confinato esclusivamente sulle Aru e Indonesia;
2.C.r.rex (Scopoli, 1786) Il maschio adulto come il regius, ma la parte frontale della testa è scarlatta invece che rosso – arancio. Queste presunte distinzioni delle sottospecie accadono a Misool, Salawati e Batanta nelle isole occidentali di Papua.
3.C.r.gymnorhynchus (Stresemann,1922 ) Il maschio adulto come il regius ,ma leggermente più piccolo. Confinato nella costa nord est del golfo di Huon.
4.C.r.similis (Stresemann,1922 )Sempre il maschio simile al regius, ma verde – nero. Si trova nel nord della Nuova Guinea dalla baia di Astrolabe e lungo le rive del Ramu in Nuova Guinea, ad ovest della baia di Humboldt e nei pressi delle sponde del fiume Mamberamo, Irian Jaya; probabilmente non separabile del tutto dal C.r. coccineifrons.
5.C.r.cryptorhynchus (Stresemann,1922) Il maschio adulto simile al cocineifrons, ma meno brillante; presente solo nella parte più a est della Geelvink Baye nei pressi le montagne che costeggiano il fiume Memberamo, Iran Jaya,
6.C.r.coccineifrons (Rothschild,1986)Sempre simile al regius, ma verde-nero. Ristretto nell’isola di Japen, nella baia di Geelvink, IranJaya.
Tutte le femmine delle sottospecie sopra citate sono estremamente simili tra loro, senza differenze sostanziali tali da farne citazione.
Vocalizzazione: un suono nasale variabile kyer-keyer-keyer-keyer oppure un altro qua-qua-qua, qualche volta di gola e altre volte più fischiato. Vive non oltre i 500 m di altitudine.
Passeriforme della famiglia delle Paradisee, presenta uno spiccato dimorfismo sessuale, si riproduce tutto l’anno ed è il maschio solitario e poligino, cioè instaura rapporti di relazione con più soggetti femmina.
Da ciascun lato del petto e disposte ordinatamente sotto le ali c’erano due piccoli ciuffi di penne grigiastre lunghe circa due pollici, ciascuna terminante con una larga banda di colore verde smeraldo, queste piume possono essere sollevate o aperte a volontà dell’uccelli a forma di eleganti ventagli quando le ali sono spiegate ma questo non e il solo ornamento, le due ali centrali della coda sono a forma di fili sottili lunghe cinque pollici e che divergono in una bella curva, circa mezzo pollice alla del filo si notano due riccioli di penne solo sull’esterno,colorate di un verde metallico, formando un bottone luccicante pendente , questi due ornamenti (i ventagli e le spirali verdi)sono uniche e non compaiono in nessun altro animale conosciuto, e combinate con la squisita colorazione del piumaggio lo rendono unico in natura.
Essi frequentano gli alberi bassi della foreste meno dense, ed è molto attivo volando con un suono wirring, saltellando di ramo in ramo. Mangia frutti carnosi e sbatte le ali a modo dei Manachini, Sono generalmente monogami, la femmina è meno appariscente. L’ride è marrone e i piedi blu azzurro. Il maschio e testa gola petto ali e l’intera parte superiore è di un profondo rosso brillante e le piume sembrano vetrificate
Le piume della parte frontale del capo si estendono oltre il becco per due terzi della loro lunghezza ,ogni occhio vi è una piccola macchia di verde scuro, il colore del petto è di un colore rosso e sotto più scuro vi è una fascia di un verde iridescente; a questa altezza sono inserite le penne a ventaglio già descritte. Il rimanente petto é bianco puro. La parte inferiore della coda sono grigie con riflessi porpora. Il becco è giallo, piedi e zampa sono blu.


La femmina ha, la testa e le intere parti superiori marrone scuro , i bordi esterni delle secondarie sono rossicce, le parti inferiori rossicce attraversate da barre marrone scuro,più scure ai lati della gola . La coda più leggera che il resto del corpo, le remiganti sono vere oliva, il becco giallo spento, i piedi sono bluastri. I maschi giovani sono marrone giallastro nella parte superiore , mentre le secondarie assomigliano a quelle della femmina, ma con il bordo arancio carico. Sotto gola striato con marrone scuro. L’interparte inferiore marrone.
La coppia di proprietà dell’Oasi di S.Alessio o meglio della Società Ornitologica Pavese, è alloggiata in due voliere attigue ed ambientate con piante tipiche ; sia il maschio che la femmina sono tenuti opportunamente divisi e non si vedono mai. Nel periodo degli amori, dopo che la femmina ha iniziato la preparazione del nido e per la sola copulazione viene aperto lo sportello di divisione per fa sì che i due esemplari possano incontrarsi , per il periodo strettamente necessario. Dopo ognuno nella propria area, la femmina provvede alla cova e allo svezzamento dei pulcini.

Giovane di Cincinnurus nato dalla coppia nel 2018

L’alimentazione curata dal sig Salomon è composta prevalentemente da frutta, e papaia, mirtilli neri e rossi, melograno sgranato e mangime per tucani t 16 durante l’anno e t 20 durante la muta e prima del periodo della riproduzione, il cibo che viene posto a terra in una ciotola bassa e cambiata due tre volte al dì.
La deposizione avviene generalmente con due uova a forma ellittica di colore bianco di circa 27 mm, nella coppia in argomento furono deposte due uova la prima l’11 giugno e la seconda il 13 successivo. La femmina ha iniziato l’incubazione già con il primo uovo da sola senza l’aiuto alcuno. Durante questo periodo si è allontanata dal nido per mangiare solo quattro volte al giorno, Il piccolo nato ha lasciato il nido dopo due settimane dalla nascita e dopo il giorno successivo anche il secondo piccolo si involava. La femmina ha continuato ad alimentarlo, rigurgitando nella gola il cibo pre- digerito, ancora per quaranta giorni circa.

La gestione degli uccelli del paradiso in condizioni controllate deve ricalcare per quanto possibile le condizioni naturali. Queste si possono riassumere, se paragonate con altre specie di uccelli tropicali, come segue:
1) Clima mediamente caldo, ma con discreta escursione giorno/notte ed estate/inverno. Quindi, durante la stagione fredda, anche temperature basse, purché sopra 0° e possibilità di uno spazio a c. 10°. Grandi temperature, “tropicali”, sono sconsigliate perché incoraggiano la formazione di funghi.
2) Importante è il cibo, che deve essere privo di ferro di origine animale (quello di origine vegetale è difficilmente assorbibile dall’organismo). Nonostante tutte le precauzioni, queste specie (come anche tucani, cotingidi, manachini, tangare) assorbono in qualche maniera ferro, che è accumulato nel fegato e provoca facilmente intossicazioni mortali. È pertanto raccomandato, una volta all’anno, un esame del sangue, che porta facilmente a una diagnosi. Meno facile il processo di disintossicazione, che può essere eseguito sotto le cure di un veterinario specializzato. In natura questi uccelli consumano le bacche di alcune specie di Schefflera, che sono ricche di tannini che prevengono l’assorbimento dei metalli.
3) Abbondanza di vegetazione dove gli esemplari possano sentirsi protetti
4) Voliere separate ma comunicanti (senza possibilità di vedersi) per maschio e per femmina. Questo in quanto si tratta di specie nelle quali le femmine, al momento della nidificazione, vanno in cerca di un maschio e, generalmente, lo individuano e scelgono nei lek, quegli spazi nei quali i maschi si esibiscono nelle celebri danze, fatte proprio per attirare le femmine, ma in questa specie, a differenza di altre paradisee, il maschio si esibisce da solo, generalmente eccitato dal canto di altri maschi, fuori vista. Questo porta, in natura, a una certa frequenza di ibridi fra specie affini, perché, quando la femmina non trova il maschio adatto, è disponibile ad accoppiarsi anche con uno di specie affine. A sua volta questo comportamento ha condotto molti dei naturalisti del passato ad identificare come specie diverse e rarissime, esemplari ibridi.
5) Quando la femmina è intenta a costruire il nido (nel caso del Cicinnurus regius essa invece occupa il cavo di un albero) è pronta per essere introdotta al maschio, per tempi brevi: un’ora per due volte al giorno. È pertanto opportuno essere muniti di telecamera a circuito chiuso.
6) Le femmine depongono generalmente due uova che, nel Cicinnurus, sono covate per c. 12 gg. La femmina nutre il piccolo con insetti (nell’Oasi impiegano grilli, cavallette, naturalmente in aggiunta al cibo degli adulti, composto da papaya, mirtilli, melograno e poche crocchette T.20). Dopo c. 15-18 gg. Il piccolo esce dal nido, già in grado di volare. Da questo momento inizia lo svezzamento che deve portare, in c. 2 settimane, all’abbandono degli insetti e all’adozione della stessa dieta degli adulti.
Articolo Guglielmo Petrantoni foto autore con il contributo dell’avv.to Francesco Saverio Dalba

Note:
Edwards: Uccello del paradiso minore Tutti questi uccelli ci vengono portati da alcune o altre parti delle Indie orientali; ma principalmente, secondo le informazioni, dalle Isole delle Spezie, possedute dagli Olandesi. Quello, dal quale è tratto questo disegno, era un eccellente esemplare essiccato, conservato al Museo della Royal Society a Lontra, nell’anno 1742. Ritengo che questo uccello sia stato descritto dal nostro connazionale signor Willughby, nella sua Storia degli uccelli, ma poiché il mio esemplare differisce parecchio dalla sua descrizione, penso che si tratti di un esemplare migliore. E poiché le figure del Willughby sono molto piccole e sommariamente disegnate, spero che le altre siano più accettabili.
Ho trovato anche una immagine di questo uccello in una Storia Naturale pubblicata ad Amsterdam da Albert Seba, che differisce un poco dalla presente: ma, poiché questa grande e dispendiosa opera difficilmente può capitare nelle mani di molti connazionali, ciò non mi ha trattenuto dal pubblicarne l’immagine e la descrizione. Seguo il Willughby conferendo il titolo di “reale” a questo uccello, nonostante creda che il grande uccello del paradiso, precedentemente descritto, meriti maggiormente questo onore”.
Linneo lo chiama Paradisea Regia, Brisson Manucodiata minor, Seba Rex Avium Paradisearum, Buffon Manucode.
Buffon: Adottò questo nome dall’appellativo indiano di Manucodiata, che sta a significare “Uccello di Dio”. Viene solitamente chiamato Re degli uccelli del paradiso, ma questo nome è tratto da narrazioni fantasiose. Clusius venne informato dai marinai, secondo una tradizione orientale, che ognuna delle due specie di uccello di paradiso ha un suo capo, i cui comandamenti sono ricevuto con sottomessa obbedienza da tutte le restanti schiere e che la Maestà vola al di sopra dello stormo; dà ordini, controlla ed assaggia le sorgenti, dove si può bere con tranquillità, ecc… Buffon ricorda che gli indigeni, talora, catturano interi stormi di uccelli, avvelenando le pozze d’acqua.
Manucodia BODDAERT, 1783 è un genere di uccelli passeriformi della famiglia Paradisaeidae

Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO




Aurora Galli reportage di viaggio dall’isola di Gorèe

reportage di viaggio dall’isola di Gorèe…

… prima di arrivare in Senegal non avevo mai sentito parlare di Gorèe e, nonostante la sua forte valenza simbolica, pochi in Europa la conoscono…

Articolo

 

grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO




Aurora Galli reportage di viaggio in Canada

Articolo su Haida

 

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LOPHOCEROS, i buceri africani.

LOPHOCEROS, i buceri africani.

I buceri grigi africani, un genere appartenente alla famiglia dei buceri, Bucerotidi sono diffusi e comuni in gran parte dell’Africa da nord a sud ed in Arabia e sono presenti in sette specie, ma colgo l’occasione di parlare del L.n nasutus, (Linneo, 1776) che è stato riprodotto quest’anno in ambiente controllato dal giovane e appassionato allevatore Samuele Patelli, di cui ho apprezzato la costante dedizione e cura di questi buceri, seguendone e documentando passo passo la crescita, tanto da poter redigere con notizie dirette la compilazione di questo articolo. Mi auguro che altri giovani delle generazioni a venire possano contribuire, con loro osservazioni di allevamento, alla crescita della vita dell’ornitologia italiana fornendo una sana linfa di nuove informazioni.

In altre lingue: African grey hornbill (GB), Grautoko (D), Toco piqunegro (E), Calao à bec noir (F), Grysneushoringvoel (Afrikaans), Chilacowa (Hausa 2), Kilahkong (Mandingo3), Kilinkko (Joloff4), in Gambia conosciuto come ”Rainbirds”.

In latino , Buceros nasutus, Lophocerus nasutus, Tokus nasutus

L’etimologia del nome scientifico latino, Lophocerus sinonimo di Tockus, ha origine dal nome greco lophos che vuol dire cresta e keros corno; nasutus dal latino, grande naso e fornisce una chiara ed inequivocabile spiegazione sulla struttura dell’uccello.

La testa è superiormente grigio nera circondata da una ben marcata striscia sopraccigliare bianca che si porta sin alla nuca, le restanti parti della faccia, il mento, la gola e il collo sono grigio nero; le parti superiori del corpo, piume sopra caudali comprese, sono bruno pallido e solcate da una linea longitudinale mediana biancastra; le copritrici superiori delle ali sono bruno nere con margini bruno biancastri, così pure sono bruno nere le remiganti, li quali presentano una macchia apicale a parte del margine esterno ed interno bianchi; le copritrici inferiori delle ali sono anch’esse bianche, come le restanti parti inferiori del corpo, ma presentano sfumature brunastre o rugginose ; le penne della coda sono superiormente bruno nere e nere con apice bianco molto ampio tranne nelle due centrali ove il bianco può mancare e presentano inoltre presso la base il margine interno biancastro; gli steli delle due timoniere centrali sono bianchi o biancastri.

Il becco dentato è nero nel maschio con una lunetta sulla base della mascella superiore e con quattro o cinque linee curve, in avanti, sulla mascella inferiore di un bianco-grigiastro; nelle femmine il becco è rosso, tranne alla radice della mascella inferiore ove è nero, con la macchia bianca alla base della mascella superiore più estesa. I giovani somigliano alla femmine le quali sono simili ai maschi, ma hanno il becco di colore diverso e di mole minore.

La lunghezza totale è di mm. 450-530; l’ala mm. 195-236; la coda mm. 190-218; il becco mm.70-100 ed il tarso mm. 33-41.

Vocalizzazione: é un pianto rumoroso, un lungo pee-ye o pee-ip pronunciato per tutto il giorno.

Mi sono dilungato sulla descrizione perché, essendo uccello tra i più comuni, è facile che il lettore/allevatore possa imbattersi in soggetti ibridi da acquisire o non perfettamente puri. E’ sempre meglio entrare in possesso di soggetti ancestrali, cui la minuziosa descrizione può fare luce sulle caratteristiche tipiche della specie, senza doversi avvalere di esperti.

Il Lofocero nasuto vive dalla Senegambia5 alla Nigeria, nel Sudan Anglo Egiziano, in Eritrea, Abissinia, Somalia e parte del Kenia e dell’Uganda.

Ha le medesime abitudini dei congeneri e nidifica entro i cavi degli alberi ove la femmina, racchiusa con fango dal maschio che lascia solo un piccolo buco per alimentarla, depone le uova di colore bianco e vi resta sino al completamento e della muta e del primo svezzamento dei pullus.

I piccoli Lofoceri depongono sino a cinque uova, con intervallo da 1 a 7 giorni e completano il ciclo al massimo in 10 gg. Le uova sono opache e uniformemente bianche ma, dopo una incubazione abbastanza lunga, assumono una colorazione generalmente bruna dovuta al legno putrido del nido. Le loro dimensioni variano da quelle di un uovo di Colombo sino a quelle di un uovo d’Oca (ciò solo per i Buceri tipo Tacchino) e non per i Lophoceri (Tockus) che sono di dimensioni tra” i piccoli” del genere.

Dopo ventiquattro giorni le uova si schiudono, ma i piccoli restano nel nido ancora un mese e mezzo (43-49 gg), dopo di ché la madre abbandona i figli due o tre settimane prima che prendano il volo.

Il tipo di alimentazione nei piccoli di Lofocero è costituita prevalentemente da insetti e frutti, e i maschi di questo genere volano al nido con un insetto per volta al becco e non immagazzinano la preda nella gola. La femmina, spinta dalla necessità, deve abbandonare il nido e unirsi al compagno nella ricerca del cibo e il varco del nido viene richiuso!

Durante il periodo in cui la femmina resta nel nido, essa non è inattiva, anzi muta le remiganti e le timoniere; tale fenomeno è molto rapido e completo tanto che l’uccello è provvisoriamente incapace di volare. Il processo della muta può concludersi nel giro di una o due settimane e tale fretta risulta comprensibile, considerato che può rimanere all’interno non più di un mese e mezzo , dovendo aiutare successivamente il partner a procurare il cibo per la nidiata. Nelle femmine non impegnate nella cova tale processo della muta è sempre molto graduale, tant’è che conservano la capacità di volare!

I giovani si distinguono dagli adulti per il becco meno sviluppato e di colore differente, spesso anche per una diversa colorazione dell’iride e delle pari nude della pelle. Se però i maschi e le femmine hanno una diversa colorazione, i piccoli quasi sempre ereditano il piumaggio dalla madre per poi modificarlo con la prima muta.

I Lofoceri prendono cibo di origine animale e vegetale; catturano al volo termiti e con balzi sgraziati danno la caccia a terra a cavallette, serpenti e locuste. Gradiscono frutti diversi tipo fichi selvatici (Ficus) e sono ghiotti di Synsepalun dulcificum chiamato dura, pianta della famiglia delle Sapotaceae dell’Africa occidentale, che fruttifica con bacche rosse, e di un piccolo pomodoro che vegeta spontaneamente in tutte le siepi che contornano i villaggi e che si è reso indigeno in gran parte delle sponde dell’Ansaba ( Antinori, 1940)1. Da una testimonianza dello stesso Antinori che scriveva in Eritrea :” . . .. .per farli venire a noi bastava chiamarli con la voce, tok-tk-tok, imitando il grido di appello che sogliono mandarsi tra loro. Appena l’udivano, venivano ai nostri piedi saltellando e ci seguivano dietro la capanna . . . se per avventura si dava loro qualche locusta, di cui erano avidissimi, questa passavano di traverso parecchie volte fra i margini del becco, e non l’ingoiavano, che allorquando era ben schiacciata. Hanno sempre il costume di gittare in alto, a una certa distanza dal becco, i corpi che vogliono ingoiare; gettando loro in aria un frutto qualunque, non avveniva mai che fallissero di acchiapparlo.”

Il giovane ed appassionato Samuele ha curato ed organizzato la coppia di buceri in ambiente controllato in una voliera rialzata da terra di due metri x 1,6 metri per due metri di altezza. All’interno ha posizionato un nido a forma di tronco di circa 30×30 cm. e 40 cm. di altezza e un buco d’ingresso da 8 cm. Inoltre, all’interno della voliera ha predisposto una bacinella con terra argillosa, che veniva inumidita giornalmente. Ciò ha fatto sì che la femmina dopo dieci giorni ha iniziato a rimpicciolire il foro di entrata del nido, ponendosi all’interno dello stesso, e la chiusura del buco veniva completata dall’esterno dal maschio, il quale lasciava solo un piccolo passaggio per fornirle il cibo. Dopo trenta giorni circa è avvenuta la schiusa delle prime due uova mentre le altre due dopo circa una settimana scomparivano perché scartate dalla mamma. Il compito del maschio in questo frangente è stato quello di procacciare il cibo alla femmina che a sua volta nutriva i piccoli. La femmina è uscita dal nido venticinque giorni dopo la nascita allargando il buco d’ingresso costruito con la terra che poi ha immediatamente ripristinato.

Sintesi dell’evento monitorato:

10/11 giugno –> entra nel nido

16 giugno –> presunta deposizione

10 luglio –> nascita pulcini

15 luglio –> piccoli in crescita

20 luglio –> piccoli in crescita

25 luglio –> apertura degli occhi

30 luglio –> iniziano a spuntare le penne

1 agosto –> femmina uscita dal nido

Variabilità geografica:

Tockus nasutus nasutus presente Senegambia,Etiopia, Kenia, Uganda, penisola Arabica. In Egitto è errante.

Tokus nasutus forkali (Ehrenberg,1833), medesimo areale del T.n.nasutus.

Tockus nasutus epirhinus (Sundevall,1850). Presente in sud Uganda a sud est del Kenia sino al nord del Sud Africa,Zululand e Bechuanaland.

Tockus nasutus dorsalis (Sanft,1954),Sud dell’Angola e sud-ovest Africa.

NOTE

1.Antinori Orazio esploratore italiano, zoologo, stimato conoscitore del continente Africano.

2.La Hausa è una lingua ciadica appartenente alle lingue afro-asiatiche, usata come seconda lingua da oltre35 milioni di individui.

3.La lingua Mandingo comprende un gruppo di lingue e dialetti intelligibili tra loro dei popoli dell’Africa occidentale..

4.Joloff è un dialetto tipico del Senegal.

5.Senegambia era una confederazione di stati africani sciolta nel 1989 tra Senegal e Gambia .

Referenze:

Hockey PAR, Dean WRJ and Ryan PG (eds) 2005. Roberts – Birds of southern Africa,

Prof B Grizmek,vol 9, 1970, Vita degli animali,sovrintente del Parco Nazionale Tanzania e direttore G.zoologico Francoforte.

Prof E. Moltoni,parte prima,1940,Uccelli dell’AOI,Direttore Museo civico di Storia Naturale Milano.

C.W. Mackworth-Praed e Capitain C.H.Grant, Zoological Dept:British Museum,1962,Birds of the S T. of Africa, vol 1.

Simon Calburn,Birds of Southern Africa,1969,Johanesburg.

David A. Bannerman,1933,The birds of Tropical West Africa vol III. Direttore del Dipartimento di Zoologia British Museum , Londra.