Amazona gomezgarzai (M. Gomez Garza, 2017)

amazona gomezgarzai

Amazona gomezgarzai (GARZA, 2017)

Ha dell’incredibile oggi che un nuovo pappagallo del Genere Amazona, venga  “trovato” nella foresta tropicale e classificato in aggiunta alle 29 specie conosciute.

Il dottor Miguel Angel Gòmez Garza,medico veterinario , ha studiato presso  l’Università di Nuevo Leon Messico, nella Facoltà di medicina veterinaria e zootecnica, dove ha conseguito un dottorato in Scienze Animali.  Presso la medesima Università insegna Zootenica Esotica. Un curriculum di tutto rispetto per un giovane veterinario che dedica la propria professione in un area di competenza di altissimo livello quali gli uccelli, ed in particolare all’avifauna Messicana.

Autore di un libro nel 2015, intitolato Loros de Mexico-Historia natural, nel quale vengono illustrati e commentati i pappagalli della ricca biodiversità messicana , con 35 forme distinte.

“Questo lavoro raccoglie le informazioni messe insieme dall’autore in 30 anni. Durante questo periodo, Miguel Angel Gomez Garza, un veterinario di professione, ha fatto una attenta osservazione in più viaggi, in tutto il Messico e  studiando ogni specie di pappagallo che vive nel paese,  effettuando una analisi dettagliata delle informazioni più importanti, che poi sono state pubblicate nel libro. Tutta questa esperienza personale viene presentata nel libro, utile per la consultazione ad allevatori ed  esperti del settore specifico , ma narrato in un linguaggio accessibile a tutti gli amanti della natura.”

Estensione della colorazione delle remiganti blu

Descrizione della amazzone di Gomez: Il soggetto può essere confuso con l’ Amazona albifrons nana e l’Amazona xantholora, per taglia e aspetto, ma se ne differisce per colorazione , vocalizzazione e morfologia generale;  il tutto basato  su soggetti a mezzo di  un esame filogenetico molecolare che ne dà prova della diversità. Fronte rossa, remiganti primarie verde-blu, anello perioftalmico rosso, sottocoda rosso con tre penne laterali superiori rosse, colorazione  generale verde, leggera orlatura nera  delle penne dorsali, Cera e zampe carnicine. Mandibola superiore e inferiore avorio – giallo.

Misure

Maschio (olotipo): peso 200 gr.; lunghezza 260 mm.; ala 175,3 mm.; coda 89,6 mm. CAT n.MGG01

Femmina : peso 180/200 gr. circa; lunghezza 247 mm.; ala 170,4 mm.; coda 83,7 mm. CAT n. MGG02.

Distribuzione

Messico, Penisola dello Yucatàn, Comune di Tekax, a sud della città di Becanchèn e la locale popolazione non parla lo spagnolo ma una lingua indigena maya. Distribuito su  un un’ area  a 150 s.l.m., di circa cento km quadrati (nord. geo. 19° 52’ 27’’ N e 89° 13’’ 01’’ O), in questi luoghi vive  l’amazzone di Garza in piccolissimi gruppi; frequenta gli alberi di Leucaena glauca, di cui si ciba dei fiori e della corteccia. Prettamente frugivora.

I dati sono certificati e saranno comunicati a cura degli scopritori e di Tony Silva in un successivo  dettagliato articolo , in originale ed a cura dello scrivente.

A new parrot taxon from the Yucatàn Peninsula, Mexico-its position within genus Amazona based on morphology and molecular phylogeny

Tony Silva, Antonio Fuzman, Adam D. Urantòwka and Pawel Mackiewicz 

Testo: Guglielmo Petrantoni;

Foto originale di testata: Tony Silva e Miguel Gomez.

Tony Silva e Guglielmo Petrantoni (Creta 2016)

Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO




L’alimentazione delle amazzoni

Molto spesso l’allevatore agisce sulla alimentazione dei propri pappagalli regolandosi in proprio, secondo come istinto lo guida! Meglio sarebbe se si conoscesse la morfologia del corpo… degli psittacidi, altrimenti meglio lasciar perdere.

alimentazione delle amazzoni

Alimentazione di alto contenuto di proteine e carboidrati, ma poveri di lipidi

Per comprenderne il giusto alimento bisognerebbe guardare in natura, ove gli stessi si nutrono di una varietà immensa di alimenti. Certo, non per tutti questo è possibile, allora, con il frutto della mia personale esperienza, valutata sul campo in Sud America, e con l’aiuto delle notizie fornitemi da Tony Silva alla convenzione tenutasi a Creta in settembre cercherò di fornire informazioni utili per la conduzione alimentare del Genere Amazona, con piccoli riferimenti ad altre specie.

La lista degli alimenti non è la soluzione definitiva, in quanto nel corso degli anni si sono aggiunte novità. Per esempio, riferisce Silva, ora si sa che la corteccia svolge un ruolo importante per la disintossicazione degli uccelli, i quali , come leggerete più avanti, usano nutrirsi di molti elementi che contengono tossine e che, insieme ad altri alimenti di cui si cibano, completano la dieta, o meglio, bilanciano la dieta stessa.

Tali alimenti sono fluorescenze, frutti e semi e saltuariamente le fonti di proteine come lucertole o addirittura passeriformi. In natura alcuni cibi sono disponibili per la maggior parte dell’anno, ma in effetti il frutto viene consumato solo ad un certo stadio di sviluppo o allorquando, nel momento dell’involo, scarseggino alcune risorse alimentari.

Alcuni elementi mangiati dai pappagalli sono all’assaggio assai sgradevoli, come i frutti di Clusia sp.,  un fiore che porta un frutto, preferito da molti Pirrrhura.  In effetti all’assaggio è poco piacevole ,eppure i pappagalli ne vanno matti, come anche per lo Spondias mombin, di cui consumano rapidamente la polpa amara e dopo passano a beccarne il seme. Questa pianta è un’importante risorsa alimentare per molti pappagalli, della quale preferiscono consumare il frutto quando è verde e non quando è di colore giallo o arancio, momento in cui risulterebbe saporito, dolce e maturo.

alimentazione delle amazzoni

Amazzoni che si cibano di terra Per annullare le tossine ingerite.

In natura, per scoraggiare la predazione, le piante concentrano composti tossici in semi, frutti, fiori e baccelli. Questi alcaloidi non sono di ostacolo per i pappagalli, ma evitano che altri animali, come le scimmie e i pipistrelli, usufruiscano della medesima risorsa lasciando i pappagalli senza cibo. Per annullare gli effetti degli alcaloidi assunti si vedono tuttavia costretti ad ingerire argilla o corteccia ed alcuni fiori di  bromeliacea, che provocano l’espulsione delle tossine.

Ma è talmente vasto e complesso parlare di alimentazione dei pappagalli in natura che un intero libro non basterebbe per trattare l’argomento in termini esaustivi.

Tutti i pappagalli mangiano una enorme varietà di elementi e sono opportunisti, mangiando ciò che è disponibile e adeguando le proprie esigenze alimentari alla stagione o alla fase di allevamento. Suggerisco quindi che in cattività nessuna singola dieta deve essere utilizzata su tutta la linea per tutti i pappagalli e per tutto il tempo!

La mia è un’opinione maturata in lunghi anni  di allevamento controllato sul campo, sia da me sia da diversi stimati allevatori, e da una bibliografia specifica copiosa, ma molto lontana dall’essere completa. Pertanto le mie riflessioni servono solo a fare un po’ di chiarezza per quanto riguarda le esigenze pappagalli.

Oggi molte ditte europee, americane e canadesi hanno reso molto popolare le diete a base di estrusi e gli stessi produttori suggeriscono che il prodotto dovrebbe costituire il 90% della dieta; alcuni dati dicono che gli uccelli possono vivere su pellet e acqua e tale dieta è certamente molto meglio di un composto formato da grassi e da miscele di semi. Domandiamoci però se questa dieta con estruso  sia veramente ideale, a lungo termine, per la salute fisica e mentale del pappagallo, considerato che non sappiamo se  la maggior parte dei pappagalli siano vissuti a lungo e quanto tale nutrizione abbia influenzato o influenzerà la loro salute nel lungo termine e attraverso generazioni.

La maggior parte delle ditte produttrici di estruso ha sempre effettuato studi nutrizionali a base di pollame, mentre solo qualche ditta possiede un centro studi alimentare basato sui pappagalli. Ciò è insufficiente, se consideriamo che i pappagalli sono molto diversi dal pollame, che viene allevato per una esistenza in vita ristretta (un paio di mesi per carne e due anni per produrre uova). I pappagalli hanno una vita molto più lunga, crescono più lentamente e sono arboricoli, tutto l’opposto del pollame .

Di conseguenza non ritengo che il pellet debba costituire l’unica dieta, ma tutt’al più un massimo del 50% giornaliero dimensionato alla taglia del soggetto e solo come mantenimento, poiché più povero di proteine. Ribadisco che le proteine non opportunamente dosate, su animali che sono frugivori, porterebbe alla “gotta “, non facilmente diagnosticabile in tempi utili.

alimentazione delle amazzoni

Verdure, carote, peperoni, pomodori, radicchio tra i preferiti.

Certo, le diete a base di semi, frutta, verdura sono insufficienti per sostenere un uccello a lungo termine, anche se nel passato più generazioni di allevatori hanno condotto e sposato questo tipo di dieta, che comunque porterà carenze. Pertanto la dieta ideale sarà costituita per metà da pellet da mantenimento e per l’altra metà da semi vari, frutta e verdure di stagione, con una variante di pellet con più proteine durante il periodo dell’allevamento.

Suggerirei di fornire semi piccoli e pochissimi semi grandi, altrimenti i primi ad  essere mangiati sarebbero i grandi e i semi più piccoli resterebbero sul fondo dove frequentemente vengono ignorati. Pertanto non bisogna esagerare sulla quantità. Considerate sempre la taglia del soggetto per stabilire la quantità di cibo.

Per tanti allevatori specialmente, “hobbisti”, è necessario offrire una quantità molto varia e, quanto ai semi, non superare mai il 60%  della dieta complessiva. Alle Amazzoni, che sono a rischio di obesità, bisogna somministrare semi a basso contenuto proteico.

Suggerisco di fornire a giorni alterni semi di girasole piccoli, cartamo, canapa e poche arachidi sgusciate non tostate; oppure misto miglio, avena, grano saraceno, semi di zucca. L’intento è di fornire massima varietà per incoraggiare il pappagallo a mangiare tutto.

La dieta ove venga utilizzato il fagiolo cotto o altri legumi è eccessivamente antiquata, dato che la cottura elimina i principi attivi del legume, e risulterebbe letale per alcune specie. Infatti la contaminazione con agenti patogeni è sempre presente, anche perché, lasciati a disposizione per troppo tempo, i legumi creano immediate muffe. Devono essere lasciati al massimo 30 minuti, poi vanno tolti, quindi la ciotola va lavata e asciugata.

Per i pappagalli che necessitano di diete grasse come le are è bene dare una varietà di noci pecan, nocciole, macadamia.

Molti sono gli alimenti che possono aiutare ad arricchire la dieta, come i frutti delle palme ornamentali, delle quali i pappagalli amano masticare il rivestimento fibroso, ma non sempre sono reperibili. Alcune erbe selvatiche sono eccellenti come il Cerastium oppure il Taraxacum officinale, compresa la radice; l’unica avvertenza è che provengano da ambiente privo di sostanze chimiche (diserbanti).

Come ho già accennato, i frutti in genere vanno somministrati quando non sono all’apice della maturazione, nel momento in cui gli zuccheri sono in crescendo. Molte arance, specialmente quelle amare, sono appetite ed ogni altro frutto come i mandarini quando ancora sono in apparente maturazione.

I frutti tropicali sono eccellenti, benchè costosi, ma nutrizionalmente superiori alla frutta europea. Mango, papaya, guava, Optunia cactus (Fico d’india), carambole, sono molto adatti alle amazzoni. L’elenco è lungo e può variare da regione a regione e  da stagione a stagione.

alimentazione delle amazzoni

Verdure fresche a disposizione

Le verdure sono un ottimo e completo alimento più della frutta.

Peperoncino, carote, okra che a fronte di un basso contenuto calorico contengono abbondanti vitamine (A, B6, C, tiamina, acido folico, calcio, zinco e fibra alimentare che facilita la regolazione dello zucchero nel sangue), barbabietole, fagiolini, broccoli, piselli freschi, zucca, patate dolci e jiacama (pianta rampicante messicana che produce tuberi come le patate).

Verdure come indivia, scarola, spinaci , cicoria, cime di barbabietole, alcune verdi come spinaci, bietole e cavoli contengono ossidanti che possono influenzare l’assorbimento del calcio e quindi vanno somministrate con parsimonia. Le altre non sarebbe male offrirle cotte a vapore!

Un suggerimento.

“Durante l’alimentazione bisogna essere creativi, di mentalità aperta e fare uno sforzo supplementare per agevolare l’appetito dei pappagalli. Il risultato sarà chiaro ed evidente: lucentezza e intensità del piumaggio, il comportamento e il suo stato generale di salute”. T. Sylva 2015.

Prevenzione all’obesità delle Amazzoni.

Li definirei pappagalli curiosi e golosi. Restano davanti alle ciotole con cibo sino a quando non è terminato l’ultimo pezzetto del tanto desiderato cibo!

Questa golosità li predispone all’obesità, soprattutto quando sono alimentati solo  con una dieta di semi grassi (girasole, cartamo, canapa ed altri). Colpiti dalla obesità anche la fertilità viene meno.

La natura sedentaria delle Amazzoni si differenzia a secondo della specie: l’Amazona xantholora raramente va in sovrappeso in quanto è un membro attivo della specie, mentre l’Amazona auroppaliata e l’Amazona oratrix sono meno inclini a volare e molto più inclini a spostarsi camminando tra i rami e la rete della voliera. Tale natura sedentaria, tipica un po’ di tutte le Amazzoni,  dovrebbe essere monitorata con attenzione per adottare misure appropriate.

Linee guida:

Inserire una dieta a basso contenuto di grassi; in inverno si possono aggiungere dei semi di girasole in più rispetto al periodo estivo.

Vi è una formula in cui il pappagallo dovrebbe consumare il 10% del proprio peso corporeo in cibo quotidiano, ma non è molto affidabile, influiscono molte variabili come il clima, l’età, il livello di attività del singolo. Importante è che l’animale consumi il proprio pasto in 15-20 minuti. Ciò lo si può ottenere con l’offrire cibo, riducendo o aumentandone  la quantità giornaliera, con attente osservazioni: non bisogna mai riempire la ciotola al colmo perché essi mangerebbero in continuazione e quindi metabolizzerebbero in continuazione.

Evitare di alimentare con frutta il cui contenuto di zucchero favorisce il deposito di grasso corporeo; nutrire invece con verdure, in particolare quelle ricche di betacarotene (patate dolci, carote, zucca), insomma con ortaggi.

Le gabbie per coppie devono essere di 3 metri al minimo e i posatoi devono essere posti lontano per indurli a volare. Uno dei posatoi dovrebbe essere raggiungibile solo in volo (le pareti della gabbia siano lisce!)

E’ necessario fornire degli arricchimenti per incoraggiare l’attività che brucia calorie (Foglie di palma, corde sospese, rami freschi di salice).

Queste attività o energia spesa indurrà lo sviluppo delle gonadi! Questo porterà l’animale ad una stagione riproduttiva feconda, riducendo nel contempo l’infertilità.

Tale vitale monitoraggio permette di ottenere Amazzoni di peso adeguato.

Articolo di Guglielmo Petrantoni,

con suggerimenti e notizie di Tony Silva.

 




La Schiribilla

Porzana parva (Scopoli, 1796)

 (Little Crake (GB); Marouette poussin(F); Kleines Sumpfhuhn(D); Polluela bastarda (S); Schiribilla (I):

Era una fresca ed umida mattina dei primi giorni di primavera e il mio amico fotografo naturalista Maurizio Pedrinazzi (Gruppo Fotografico Gerundo), dopo un primo momento di stupore per la eccezionalità dell’avvistamento, riesce a fermare nel proprio obbiettivo, un Rallide raro e di eccezionale bellezza. Di questo emozionante incontro propongo i “clik”, per tutto il mondo degli appassionati, e completo con una scheda appropriata sulla specie migratrice, estiva e forse svernante.

In progressiva diminuzione su tutta l’Europa, soprattutto per la scomparsa del suo ambiente naturale, luoghi lacustri e palustri di modesta estensione detti, cariceto che è un particolare tipo di torbiera caratterizzato dalla presenza di piante del genere Carex, (Carex gracilis, distica, vulpina)  e che a differenza delle torbiere tipiche,  hanno un suolo per lo più neutro e alcalino.

La Schiribilla maschio ha le parti superiori bruno oliva con macchie nere al centro delle piume e piccole tacche bianche poco numerose sul dorso; il collo e i lati della faccia sono grigio ardesia come le parti inferiori, mentre la parte posteriore dei fianchi e il sottocoda presentano delle barrature bianche e nere. La femmina si riconosce soprattutto per le parti inferiori fulve e la gola bianca ed il grigio bluastro è limitato ai lati del capo. In entrambi i sessi il becco è verde con la base rossa.  I giovani portano il piumaggio simile a quello della femmina e margine esterno della primaria bianco.

Predilige i ciuffi vigorosi e radi, semisommersi da acqua bassa (10-50 cm), occasionalmente frequenta altre formazioni vegetali come la risaia.

È un uccello schivo e riservato che risulta di difficile avvistamento, il suo canto presenta in generale una successione di note dure e vibrate “ki-ki, ket, ket “emesse con rapidità e ripetuto lentamente, poi via via sempre più veloce sino ad arrestarsi bruscamente. Talvolta dopo alcune emissioni vocali dal tono secco rimane in silenzio per pochi secondi, riprendendo con un tono più dimesso. Durante la stagione degli amori emette soprattutto di sera o di notte un: “u-hit, u-hit”. Si nutre in prevalenza di piccoli invertebrati quali insetti acquatici, tricotteri, coleotteri, ditteri e molluschi, oltre che una minima parte di semi di giunchi , di graminacee  e altre sostanze vegetali.

Dalla lunghezza di 11-20 cm e on una coppa da 10-16 cm., costruisce il nido -edificato dalla coppia-, circondato da acqua, sollevato dal pelo dell’acqua di una decina di centimetri, su ciuffi di piante igrofile; Carex, Juncus, Phragmites, ed  anche tra vecchi cumuli di vegetali.  A forma di coppa, composto piuttosto piatto, alla base è alquanto grossolano, mentre con erbe secche e fini nella parte superiore, simile a quello dei congeneri Voltolino ( Porzana porzana). Le uova ovali ellittiche, lisce, poco lucide, con una macchiettatura ocra di vario tono, sfocate, sottili, per lo più allungate in longitudine. Mediamente poco più grosse della Schiribilla grigiata. Una media di sette uova vengo deposte da maggio ai primi di giugno, su unica deposizione ed incubate per una durata di 21-24 gg. Da entrambi i sessi. Possibile una seconda covata di rimpiazzo.

 Sebbene migratrice, in Italia è di passo scarso e molto localizzata, dove sverna nelle  nostre contrade mediterranee depresse, poi  in Africa settentrionale  in  Arabia e India nord-occidentale, mentre meno comune e poco presente la specie Porzana pusilla (Pallas, 1776), entrambe sono considerate protette dalle norme vigenti.

Testo Guglielmo Petrantoni; foto Maurizio Pedrinazzi.




Pappagallo cenerino transitato ufficialmente in CITES allegato I: gli allevatori non saranno autorizzati a vendere la prole degli uccelli di origine sconosciuta

Non vi è dubbio che, con il nuovo anno, il commercio con i paesi dell’Africa pappagallo cenerino (Psittacus erithacus) sarà più limitato, vista l’approvazione del Regolamento UE 017/128 del 20.1.2017, che modifica il Reg.(CE) 338.

Psittacus erithacus

 

In relazione a riclassificazione di questa specie da CITES II in CITES I, tutti i possessori di cenerini nella Comunità Europea, dovranno necessariamente fare domanda per l’esenzione nel caso di cessione a terzi. Questa notizia non è una sorpresa ed è stato previsto nel nuovo riformulato regolamento, ciò vale anche per tutti gli altri CITES I sp. Tuttavia, solo gli allevatori che possono dimostrare l’origine dei genitori riceveranno questo documento. I proprietari di uccelli con origine sconosciuta non saranno autorizzati a vendere i piccoli di queste coppie.

Dimostrando l’origine saranno trattati in conformità alla legge. La persona deve fornire un documento che conferma il trasferimento dell’animale dal precedente proprietario. Se la persona che ha ricevuto l’uccello in importazione da paesi al di fuori dell’UE, allora deve fornire un permesso CITES.

La prole propria può essere dimostrata da un documento di registrazione nel”libro di allevamento”e comunicazione (Mod. SCT1/BIS, Denunce di nascita), che dovrebbe essere mantenuta da tutti i proprietari di CITES II. Oggi al momento della registrazione, gli uccelli hanno bisogno di avere un anello chiuso o microchip, anche se in precedenza con una circolare interna, era stato chiarito che gli animali in allegato B, non necessitavano di codice identificativo ma ne era suggerita l’applicazione

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I genitori in cattività

Per le autorità, l’origine dei genitori è il fattore chiave per decidere il rilascio di esenzione dal divieto di vendita dei baby. Ai proprietari che possono dimostrare che  i loro uccelli siano  legali, come allevati in cattività, verrà rilasciato un documento Cites giallo della CE; Se l’origine non è dimostrata, poi i piccoli di tali uccelli non potranno essere venduti o riceveranno i documenti CITES con il codice “F”, che permette solo una particolare vendita di quell’animale.(solo tra privati per allevamento e senza possibilità di esposizione.). Taluni non in possesso di alcun documento utile, dopo aver inserito micro cip, sarà rilasciato comunque un documento di fonte “U”.

Operazioni

Intanto (ai sensi legge 150/92, art5 bis, comma 4) bisogna comunicare, in un unico elenco al CFS locale, il possesso di tali pappagalli, indicandone la fonte e l’identificativo (Anello o cip), in allegato va inserito un unico bollettino postale di E15,49 (Intestazione: Tesoreria Provinciale Viterbo-L.59 13.3.93 Fauna e flora. Causale: Reg. UE 2017/128 del 20.1.17, comunicazione esemplari transitati allegato A/I,) a completamento della lettera di comunicazione. Si ricorda inoltre di trasferire sulla carta e nel nuovo registro di allegato A, tutti i pappagalli ascritti al registro di all. B/II, e chi ne fosse sprovvisto ne faccia richiesta alla Cites –servizio Provinciale.

Successivamente si potrà chiedere il documento del singolo animale. La norma comunitaria è entrata in applicazione dal 23.1.’17. Pertanto le denunce di detenzione di esemplari che sono stati iscritti nell’allegato A, appendice I, dovranno essere effettuate entro 90 giorni dalla pubblicazione.