LOPHOCEROS, i buceri africani.

LOPHOCEROS, i buceri africani.

I buceri grigi africani, un genere appartenente alla famiglia dei buceri, Bucerotidi sono diffusi e comuni in gran parte dell’Africa da nord a sud ed in Arabia e sono presenti in sette specie, ma colgo l’occasione di parlare del L.n nasutus, (Linneo, 1776) che è stato riprodotto quest’anno in ambiente controllato dal giovane e appassionato allevatore Samuele Patelli, di cui ho apprezzato la costante dedizione e cura di questi buceri, seguendone e documentando passo passo la crescita, tanto da poter redigere con notizie dirette la compilazione di questo articolo. Mi auguro che altri giovani delle generazioni a venire possano contribuire, con loro osservazioni di allevamento, alla crescita della vita dell’ornitologia italiana fornendo una sana linfa di nuove informazioni.

In altre lingue: African grey hornbill (GB), Grautoko (D), Toco piqunegro (E), Calao à bec noir (F), Grysneushoringvoel (Afrikaans), Chilacowa (Hausa 2), Kilahkong (Mandingo3), Kilinkko (Joloff4), in Gambia conosciuto come ”Rainbirds”.

In latino , Buceros nasutus, Lophocerus nasutus, Tokus nasutus

L’etimologia del nome scientifico latino, Lophocerus sinonimo di Tockus, ha origine dal nome greco lophos che vuol dire cresta e keros corno; nasutus dal latino, grande naso e fornisce una chiara ed inequivocabile spiegazione sulla struttura dell’uccello.

La testa è superiormente grigio nera circondata da una ben marcata striscia sopraccigliare bianca che si porta sin alla nuca, le restanti parti della faccia, il mento, la gola e il collo sono grigio nero; le parti superiori del corpo, piume sopra caudali comprese, sono bruno pallido e solcate da una linea longitudinale mediana biancastra; le copritrici superiori delle ali sono bruno nere con margini bruno biancastri, così pure sono bruno nere le remiganti, li quali presentano una macchia apicale a parte del margine esterno ed interno bianchi; le copritrici inferiori delle ali sono anch’esse bianche, come le restanti parti inferiori del corpo, ma presentano sfumature brunastre o rugginose ; le penne della coda sono superiormente bruno nere e nere con apice bianco molto ampio tranne nelle due centrali ove il bianco può mancare e presentano inoltre presso la base il margine interno biancastro; gli steli delle due timoniere centrali sono bianchi o biancastri.

Il becco dentato è nero nel maschio con una lunetta sulla base della mascella superiore e con quattro o cinque linee curve, in avanti, sulla mascella inferiore di un bianco-grigiastro; nelle femmine il becco è rosso, tranne alla radice della mascella inferiore ove è nero, con la macchia bianca alla base della mascella superiore più estesa. I giovani somigliano alla femmine le quali sono simili ai maschi, ma hanno il becco di colore diverso e di mole minore.

La lunghezza totale è di mm. 450-530; l’ala mm. 195-236; la coda mm. 190-218; il becco mm.70-100 ed il tarso mm. 33-41.

Vocalizzazione: é un pianto rumoroso, un lungo pee-ye o pee-ip pronunciato per tutto il giorno.

Mi sono dilungato sulla descrizione perché, essendo uccello tra i più comuni, è facile che il lettore/allevatore possa imbattersi in soggetti ibridi da acquisire o non perfettamente puri. E’ sempre meglio entrare in possesso di soggetti ancestrali, cui la minuziosa descrizione può fare luce sulle caratteristiche tipiche della specie, senza doversi avvalere di esperti.

Il Lofocero nasuto vive dalla Senegambia5 alla Nigeria, nel Sudan Anglo Egiziano, in Eritrea, Abissinia, Somalia e parte del Kenia e dell’Uganda.

Ha le medesime abitudini dei congeneri e nidifica entro i cavi degli alberi ove la femmina, racchiusa con fango dal maschio che lascia solo un piccolo buco per alimentarla, depone le uova di colore bianco e vi resta sino al completamento e della muta e del primo svezzamento dei pullus.

I piccoli Lofoceri depongono sino a cinque uova, con intervallo da 1 a 7 giorni e completano il ciclo al massimo in 10 gg. Le uova sono opache e uniformemente bianche ma, dopo una incubazione abbastanza lunga, assumono una colorazione generalmente bruna dovuta al legno putrido del nido. Le loro dimensioni variano da quelle di un uovo di Colombo sino a quelle di un uovo d’Oca (ciò solo per i Buceri tipo Tacchino) e non per i Lophoceri (Tockus) che sono di dimensioni tra” i piccoli” del genere.

Dopo ventiquattro giorni le uova si schiudono, ma i piccoli restano nel nido ancora un mese e mezzo (43-49 gg), dopo di ché la madre abbandona i figli due o tre settimane prima che prendano il volo.

Il tipo di alimentazione nei piccoli di Lofocero è costituita prevalentemente da insetti e frutti, e i maschi di questo genere volano al nido con un insetto per volta al becco e non immagazzinano la preda nella gola. La femmina, spinta dalla necessità, deve abbandonare il nido e unirsi al compagno nella ricerca del cibo e il varco del nido viene richiuso!

Durante il periodo in cui la femmina resta nel nido, essa non è inattiva, anzi muta le remiganti e le timoniere; tale fenomeno è molto rapido e completo tanto che l’uccello è provvisoriamente incapace di volare. Il processo della muta può concludersi nel giro di una o due settimane e tale fretta risulta comprensibile, considerato che può rimanere all’interno non più di un mese e mezzo , dovendo aiutare successivamente il partner a procurare il cibo per la nidiata. Nelle femmine non impegnate nella cova tale processo della muta è sempre molto graduale, tant’è che conservano la capacità di volare!

I giovani si distinguono dagli adulti per il becco meno sviluppato e di colore differente, spesso anche per una diversa colorazione dell’iride e delle pari nude della pelle. Se però i maschi e le femmine hanno una diversa colorazione, i piccoli quasi sempre ereditano il piumaggio dalla madre per poi modificarlo con la prima muta.

I Lofoceri prendono cibo di origine animale e vegetale; catturano al volo termiti e con balzi sgraziati danno la caccia a terra a cavallette, serpenti e locuste. Gradiscono frutti diversi tipo fichi selvatici (Ficus) e sono ghiotti di Synsepalun dulcificum chiamato dura, pianta della famiglia delle Sapotaceae dell’Africa occidentale, che fruttifica con bacche rosse, e di un piccolo pomodoro che vegeta spontaneamente in tutte le siepi che contornano i villaggi e che si è reso indigeno in gran parte delle sponde dell’Ansaba ( Antinori, 1940)1. Da una testimonianza dello stesso Antinori che scriveva in Eritrea :” . . .. .per farli venire a noi bastava chiamarli con la voce, tok-tk-tok, imitando il grido di appello che sogliono mandarsi tra loro. Appena l’udivano, venivano ai nostri piedi saltellando e ci seguivano dietro la capanna . . . se per avventura si dava loro qualche locusta, di cui erano avidissimi, questa passavano di traverso parecchie volte fra i margini del becco, e non l’ingoiavano, che allorquando era ben schiacciata. Hanno sempre il costume di gittare in alto, a una certa distanza dal becco, i corpi che vogliono ingoiare; gettando loro in aria un frutto qualunque, non avveniva mai che fallissero di acchiapparlo.”

Il giovane ed appassionato Samuele ha curato ed organizzato la coppia di buceri in ambiente controllato in una voliera rialzata da terra di due metri x 1,6 metri per due metri di altezza. All’interno ha posizionato un nido a forma di tronco di circa 30×30 cm. e 40 cm. di altezza e un buco d’ingresso da 8 cm. Inoltre, all’interno della voliera ha predisposto una bacinella con terra argillosa, che veniva inumidita giornalmente. Ciò ha fatto sì che la femmina dopo dieci giorni ha iniziato a rimpicciolire il foro di entrata del nido, ponendosi all’interno dello stesso, e la chiusura del buco veniva completata dall’esterno dal maschio, il quale lasciava solo un piccolo passaggio per fornirle il cibo. Dopo trenta giorni circa è avvenuta la schiusa delle prime due uova mentre le altre due dopo circa una settimana scomparivano perché scartate dalla mamma. Il compito del maschio in questo frangente è stato quello di procacciare il cibo alla femmina che a sua volta nutriva i piccoli. La femmina è uscita dal nido venticinque giorni dopo la nascita allargando il buco d’ingresso costruito con la terra che poi ha immediatamente ripristinato.

Sintesi dell’evento monitorato:

10/11 giugno –> entra nel nido

16 giugno –> presunta deposizione

10 luglio –> nascita pulcini

15 luglio –> piccoli in crescita

20 luglio –> piccoli in crescita

25 luglio –> apertura degli occhi

30 luglio –> iniziano a spuntare le penne

1 agosto –> femmina uscita dal nido

Variabilità geografica:

Tockus nasutus nasutus presente Senegambia,Etiopia, Kenia, Uganda, penisola Arabica. In Egitto è errante.

Tokus nasutus forkali (Ehrenberg,1833), medesimo areale del T.n.nasutus.

Tockus nasutus epirhinus (Sundevall,1850). Presente in sud Uganda a sud est del Kenia sino al nord del Sud Africa,Zululand e Bechuanaland.

Tockus nasutus dorsalis (Sanft,1954),Sud dell’Angola e sud-ovest Africa.

NOTE

1.Antinori Orazio esploratore italiano, zoologo, stimato conoscitore del continente Africano.

2.La Hausa è una lingua ciadica appartenente alle lingue afro-asiatiche, usata come seconda lingua da oltre35 milioni di individui.

3.La lingua Mandingo comprende un gruppo di lingue e dialetti intelligibili tra loro dei popoli dell’Africa occidentale..

4.Joloff è un dialetto tipico del Senegal.

5.Senegambia era una confederazione di stati africani sciolta nel 1989 tra Senegal e Gambia .

Referenze:

Hockey PAR, Dean WRJ and Ryan PG (eds) 2005. Roberts – Birds of southern Africa,

Prof B Grizmek,vol 9, 1970, Vita degli animali,sovrintente del Parco Nazionale Tanzania e direttore G.zoologico Francoforte.

Prof E. Moltoni,parte prima,1940,Uccelli dell’AOI,Direttore Museo civico di Storia Naturale Milano.

C.W. Mackworth-Praed e Capitain C.H.Grant, Zoological Dept:British Museum,1962,Birds of the S T. of Africa, vol 1.

Simon Calburn,Birds of Southern Africa,1969,Johanesburg.

David A. Bannerman,1933,The birds of Tropical West Africa vol III. Direttore del Dipartimento di Zoologia British Museum , Londra.




Allevare la ghiandaia gazza gola nera messicana in ambiente controllato.

Cyanocorax collei (Vigors, 1829), Calocitta colliei, Pica collei, gazza gola nera

Da non confondersi con la Cyanocorax formosus formosus (Swainson, 1827), poiché differisce per la gola che è bianca e insiste su un territorio messicano (Colima, Michocàn e Puebla sino a Oxaca) lungo la costa del Pacifico compreso il Guatemala.

In altre lingue: Black-throated Magpye-Jay (GB), Geai à face noire (F), Blauwangenhàher (D), Urraca Cara Negra, Urraca Hermosa Carinegra (MESSICO), Collies Extergaai (NL),

Il nome scientifico del genere, Calocitta, deriva dall’unione delle parole greche Kalos “bellissimo” e kitta “ghiandaia” con il riferimento alla livrea e alle lunghe code delle specie ascritte al genere. Collei in omaggio al naturalista scozzese Alexander Collie.

Da molti anni conosco e frequento Carmelo Ermelindo, un’amicizia che mi lega non solo per l’interesse comune nell’allevare ogni tipo di uccello ma anche per il garbo con cui si pone trasferendo tutte le esperienze personali senza riserva. Non è solo, la sua famiglia è compartecipe nella vita degli affetti e del lavoro, facendo sì che la collaborazione della moglie Loredana e dei figli Luisa e Alessandro renda l’attività, sotto ogni aspetto, fattiva e appassionata. Queste poche parole piene di buon sentimento e senza invidia spero possano rendere ai lettori, a quest’uomo e ai Suoi la giusta collocazione nell’allevamento, ove è necessario non solo il risultato finale, ma anche la profonda passione.

Per i motivi su citati mi sono deciso a trasferire, senza riserve, al mondo degli allevatori le dirette esperienze di allevamento sulla Gazza messicana che mi sono state suggerite dalla parola di Carmelo.

La Gazza gola nera è endemica del nord ovest messicano sulle alture intorno ai 1800 slm, distribuita lungo la costa dell’oceano Pacifico da sud di Son a Jal e nord-ovest di Col.

Le dimensioni sono di 23-30 in (58,5 – 76,5 cm) compresa la coda molto lunga e graduata. Endemica nel Messico del nord ovest, distribuita lungo la costa dell’oceano Pacifico sulle alture intorno ai 1800m slm dove è comune o abbastanza comune da sud di Son fino a Jal e a nord ovest a Col.

Ha la cresta pronunciata, che varia leggermente con l’età. Nell’adulto il becco e le zampe sono neri. La testa, la cresta e il petto sono neri con mezzelune oculari e macchie sub-oculari blu pallido. La nuca e le parti superiori sono blu, più brillanti sulla coda. Le penne timoniere laterali hanno ampi bordi bianchi. Le parti inferiori sono bianche. Può presentare gola e petto totalmente o parzialmente bianchi, a nord almeno fino a Sin. Nel giovane la cresta è bordata di bianco, le macchie sub-oculari sono più piccole che nell’adulto e blu scure. Apparentemente si incrocia con la gazza dalla gola bianca (Calocitta formosa) a Jal (New Mexico, Lea County) e a Col (area di Merida, Messico); uccelli con caratteristiche intermedie sono comuni localmente.

Facilmente distinguibile la vocalizzazione, alte grida variate e rauche simili a quelle di pappagalli grandi; un suono simile a un “rolling” rrrrik o krrrrup e rroik; un forte, chiaro wheeoo fischiato; un kyooh duro e sordo; un rauco e “rolled” krrow e rrow, un rriihk nasale, etc.

Frequenta boschi da aridi a semi-umidi, aree parzialmente aperte con alberi sparsi e foreste a chiazza. Volano in coppia o in piccoli gruppi, lenti e aggraziati, con la lunga coda che veleggia in su e giù.

Si tratta di uccelli dalla dieta onnivora, che si nutrono in natura sia di cibo di origine vegetale (bacche, frutti, semi, granaglie, nettare di balsa) che animale (uova, insetti ed altri invertebrati, piccoli vertebrati come nidiacei, lucertole e gechi), a seconda della disponibilità del momento.

Il nutrimento della prole è compiuto da entrambi i genitori (Cooperative breeding). Le uova deposte, da 3 a 7, sono biancastre con macchie marroni e grigie.

Variazione geografica: Le Magpie-Jay, Gazza dalla gola bianca (Calocitta f.formosa, Swainson,1827), sono simpatriche (due specie che occorrono nella medesima area e sono capaci di venire a contatto) a Jal e a nord ovest di Col, con coda più corta e colorazione complessivamente più pallida; la faccia e la gola sono per lo più bianche, il petto presenta una stretta banda nera.

Sono presenti altre variabilità come la Gazza faccia bianca azzurrata (Cyanocorax formosus azureus,Nelson,1897) presente ne sud est del Messico(Chiapas) e Guatemala; Gazza a faccia bianca (Cyanocorax formosus pompata, Bangs,1914) nella parte più arida del sud Messico(Oxaca) fino al nord-ovest del Costa Rica.

I nomi scientifici delle sotto specie,formosa, deriva dal latino e significa “bella”

Note:

1 Esemplari a gola nera spesso hanno del bianco sulla gola e sul petto nell’areale a nord, almeno fino a Sin; esemplari a gola bianca a nord di Isthmus spesso presentano sulla faccia nero variabile da Jal fino a Gro.

2 – Le uova e il piumaggio giovanile delle due forme sono abbastanza differenti, almeno ove allopatriche, poiché occupano aree completamente separate, mentre sono necessari ulteriori studi sulle aree di simpatria.

L’allevamento in ambiente controllato è praticato con buoni risultati riproduttivi, purché si osservino alcuni accorgimenti essenziali.

La voliera dovrebbe consentire un volo su buona distanza, pertanto i posatoi vanno posti in alto e distanti tra loro ad altezza varia; il fondo con terra ove la vegetazione sia più naturale possibile. Sarebbe utile poter disporre di piante di mirtillo, di gelsi e simili poiché risulteranno utili quando fruttificheranno, in concomitanza del periodo riproduttivo.

Il nido, o meglio un ampio cesto di vimini, può essere posto in alto e in una parte della voliera coperta protetta dai raggi solari e dalle piogge, da riempire di rametti e paglia tanto da consentire la deposizione delle uova senza che le stesse siano vaganti su di un fondo piatto. Se serve la coppia provvederà al completamento del nido.

Nel periodo che và da Marzo ad Aprile la coppia, all’età di due anni, inizierà a deporre le prime uova, nel numero da quattro a sette. La deposizione si ripeterà nel periodo di riproduzione certamente per due o tre volte.

Una corretta alimentazione è alla base per ottenere risultati positivi.

Nel periodo che precede di un mese la riproduzione è necessario somministrare uova sode, tarme, topini pinky, qualche pulcino.

La normale alimentazione comprende al 50% frutta molto varia (banane, ciliegie, more, arance) e per il rimanente 50% carne trita, scatolette per gatti, misto per tucani del tipo T20.

L’acqua deve essere sempre disponibile e fresca, meglio se si può disporre di un sistema a tempo che ne eroghi il ricambio per sovra pieno a ogni ora.

I pullus nascono implumi e dopo tre o quattro giorni dalla schiusa possono essere imboccati a mano, con gli stessi alimenti che vengono forniti agli adulti.

Negli anni passati oltre che la summenzionata gazza , sono state allevate con positivo successo la Colicitta f.formosa, di cui mostro indicative immagini.

La procedura alimentare e la sistemazione della voliera e del nido è la medesima della Colicitta collei , di cui si è sopra esaustivamente scritto.

Testo G.Petrantoni

Bibliografia:Steve N.G.Howell & S.Webb,1995,The birds of Mexico ane Northen Central America,Oxford U.Press.

                     Grzimeks Eierleben,1970, Enciclopedia degli animali;

                       Mc Gregors-Fors,2005,Rapporto sulla gola nera Messicana;

                       Konder,C.E,Plaza,Sprunt,1980,Gli uccelli del messico,ecologia econservazione,NAS symposium,Tiburon,CA.




Diario di viaggio di un ornitologo nelle isole Grenadine (prima parte)

Rientrato nel febbraio 2018 da un viaggio nei Paesi Bassi, nell’aprile dello stesso anno incominciai a prepararmi per un successivo affascinante viaggio in quelle isole Caraibiche denominate Grenadine, in Centro America, in particolare Martinica, Santa Lucia e St Vincent, non certo da turista ma da ornitologo. Fatti gli ultimi preparativi mi sono armato di macchina fotografica e obiettivi e il 23 aprile mi sono imbarcato su un volo Air France alla volta della Martinica, solo otto ore di volo.

Giunto all’aeroporto di Fort de France, con un taxi –non essendoci aliscafi perchè in sciopero – ho optato per un trasferimento verso S.Lucia con un traghetto privato (Capo Rosso) che salpava da un porticciolo a sud-est della capitale, Riviere Pilote Le Marin, appena tre ore di navigazione. Per quanto poche fossero le ore, appena uscito dal golfo e superato il promontorio Terra del Diavolo, il mare ha subito una trasformazione ! onde lunghe e alte due metri. . .

Appena in vista della piccola isola di Santa Lucia ,ho visto una gran quantità di fregate superbe (Fregata magnificens), imponenti uccelli frequentatori e veleggiatori dei mari equatoriali e facilmente distinguibili per la grande apertura alare e dalla caratteristica colorazione rosso fuoco nel sotto gola. All’imboccatura del golfo di Santa Lucia, era ormai pomeriggio avanzato. Dinnanzi la piccola isola ho notato una quantità di Sule, uccelli eminentemente pescatori e tuffatori, mi sembrano tutte della specie Sula dactylatra.

Il vento non era impetuoso ma costante e la temperatura gradevole intorno ai 28°; sbarcato nel piccolo porto di Rodney Bay, ho fatto dogana in quanto trattasi di altro stato. Giusto il tempo di prendere una macchina a noleggio per il trasferimento verso l’aeroporto per prendere il piccolo ATR bimotore e portarmi nella selvaggia e stupenda isola di St.Vincent. Trenta minuti di volo ed eccoci al nuovo aeroporto internazionale di Argyle, aperto nel febbraio del 2017 e distante solo 13 Km dalla capitale Kingstown sulla costa est.

Aveva terminato di piovere da poco ed era già il tramonto; indescrivibile la gioia e l’emozione che mi invadono alla vista di questo estremo lembo di continente equatoriale caraibico, forse il più beneficiato dalla natura lussureggiante, e non minore la sorpresa nel constatare che, quasi ad un tratto e senza passaggi graduali, ci si trova trapiantati dall’Europa a un paese tropicale. La memoria delle nostra spiagge del Mediterraneo accresce l’ammirazione ed il fascino per l’isola verdeggiante che emana odori diversi.

Con il fuoristrada a noleggio mi dirigo verso l’albergo, già prenotato sulle colline del capoluogo, il Grenadine House. Nell’accedere a quest’albergo lo stupore mi pervase in tutto il corpo. Il vecchio stile coloniale inglese, rimasto inalterato nel tempo dalla hall alle camere, dal bar al ristorante, mi dava la sensazione di essere ritornato ad un’altra epoca.

Gli inglesi, che qui si stabilirono verso il secolo decimosesto, ancora oggi hanno lasciato delle tracce indelebili della loro presenza, sia nei costumi sia nel linguaggio. Gli isolani, uomini e donne dalla pelle scura, si potrebbero scambiare per africani se i tratti regolarissimi non rivelassero in loro una chiara dominazione europea. Stanco ma con la voglia sfrenata di immergermi nella natura, dopo aver cenato, raggiungo la camera per riposare.

Il mattino seguente, alla buon ora e dopo una corposa colazione che non dimenticherò facilmente non tanto per la novità della cucina – mezza europea e mezza inglese ed il diversivo al detestabile “salt beef” dell’albergo, quanto per l’effetto esotico della lunga tavola apparecchiata nella veranda aperta sopra un ampio giardino che domina il golfo, dove , fra i frutti dei tropici, i fiori dall’intensa e varia colorazione, le palme di vario genere, i piccoli uccelli del sole (Orthorhyncus cristatus) svolazzano di pianta in pianta, in cerca di liquore zuccherino nascosto in fulgide corolle.

Con il fuoristrada, con guida a sinistra, intraprendo l’unica via percorribile verso Richmond Peak, nel centro nord dell’isola. Guido per sessanta km in un sali scendi tra promontori e golfi mozzafiato, non discostandomi mai più di trecento metri dal mare, di cui quasi sempre si scorge la linea azzurra framezzo le piante. Si passa di villaggio in villaggio per ogni rientranza o golfo senza che mai vi sia una pietra miliare ad indicare il kilometraggio; soltanto con molta attenzione si scorgono a bordo strada dei cartelli a fondo verde e scritta bianca che segnalano l’inizio dell’abitato. Le case sono perlopiù a un piano e raramente si possono intravedere villette isolate a due piani. Spesso lungo la strada che precede un agglomerato si notano dei prati in forte declivio al lato strada, ben curati ma nel mezzo della foresta e con pietre verticali di pochi centimetri, che ho poi scoperto essere il luogo di riposo degli uomini a fine esistenza!
Arrivo a destinazione e mi inoltro nella foresta su strada bianca dove con un po’ di fortuna avrei potuto cliccare il rarissimo St.Vincent parrot (Amazona guildingii). Data la colorazione dell’uccello di certo nella foresta non sarebbe stato di facile individuazione, ma l’opportunità si è casualmente verificata mentre era in volo ,un solo esemplare ed a distanza! In questo periodo questi pappagalli sono in riproduzione e sarebbe stato impossibile avvistarli se non che negli spostamenti dai siti di nidificazione.

Ho passato diverse giornate su quelle pendici, ho udito i suoi richiami ma per quanto appostato e con un eccellente obiettivo mi è stato alquanto vano cogliere il psittacide.

In compenso ho potuto fermare sul mio obiettivo un’infinità di fiori e piante e non ultimo la tipica lucertola autoctona, lunga circa venti centimetri e di colore verde cangiante fra la malachite e lo smeraldo intenso il maschio, un pò più sbiadita la femmina.

Farfalle d’impareggiabile bellezza si schiudevano dalle loro crisalidi e volavano dalle nozze alla morte, ingemmate e splendenti di tinte, godendo dell’aria balsamica e sotto i raggi abbaglianti del sole di una vita breve, destinata solo alla gioia, all’amore, quasi compenso dei lunghi mesi di esistenza modesta, umile e piena di pericoli, trascorsi allo stato di bruco.

Da qualunque parte mi volgessi compariva un fiore, un oggetto nuovo. Ora un coleottero metallico, ora un fiore, ora una chiocciola. Uccelli di varie specie si sentivano stormire tra le fronde, mentre alcuni agui svelavano il loro nascondiglio con il fruscio fra i rami degli alberi.

Giornate per lo più trascorse in contemplazione . . .

Erano già diverse ore che camminavo e gocciolante di sudore e trafelato pensai che era tempo di tornare all’albergo dove un bagno mi ristabilì completamente le forze, pronto per la cena.

Partendo dall’Italia avevo ricevuto l’incarico di ottenere una piccola quantità di piante vive e semi per il giardino botanico di Sant’Alessio, in un’ attività di scambio con il Botanic Garden di Kingstown, al fine di tentarne l’acclimatazione in serra.

Nei giorni successivi ho percorso questa strada varie volte, tanto da fare delle deviazioni verso l’interno per raggiungere siti di frequentazione dell’Amazona autoctona o comunque per osservare animali o uccelli in natura e tutto ciò che forma masse di vegetazione variate ed armoniche nel tempo stesso; devo dire che ho sempre trovato soddisfazione.

Spesso rientrando all’imbrunire, in ogni dove, anche nei dintorni dell’albergo, si udiva un suono costante e intenso, simile a quello prodotto dalla pallina che rimbalza sullo schermo in un gioco al computer.

… fine prima parte …




Caicco testa nera (Pionites melanocephala)

Italiano: Caicco testa nera (Pionites melanocephala)

Francese: Caïque blême, Caïque maïpouri (pallidus), Maïpouri à tête noire (pallidus),

Inglese: Black-headed Parrot (pallidus);Black-headed .

Portoghese: Marianinha de cabecia preta,Maipurè.

Tedesco: Grunzugelpapagei.

Nomi di origine spagnola: Chiriclesa,Loro cabecinegro (Ecuador); Loro cacique,Patilico (Colombia); Chirricle cabeza negra (Peru); Perico calzoncito (Venezuela).

Pionites dal genere Pionus Wagler,1832, Caicco; dal greco –ites , che vuol diresomigliante a”.

Melanocephala dal greco melas nero; – kephalos testa. Quindi la traduzione appropriata è:

Caicco dalla testa nera.

La sottospecie P. M. pallida dal latino pallidus che vuol dire pallido.

Esemplare di 23 cm lunghezza, di medie dimensioni e di corporatura tozza, con coda corta, petto bianco, pileo nero, giallo su gola e lati del collo e parti superiori verdi. Il profilo in volo evidenzia il torace massiccio e le ali piuttosto corte; è l’unico psittacide dal ventre bianco all’interno del suo areale. Il Caicco ventre bianco simile, a sud del Rio delle Amazzoni, ha il pileo arancio albicocca (anziché nero). Il volo è diretto, rapido e, solitamente, appena al di sopra della canopea, caratterizzato da colpi d’ala rapidi e profondi; trovandosi però in habitat di foresta fitta, il Caicco testa nera viene più spesso udito che visto. Il battito delle ali crea un frullio caratteristico, specialmente appena l’esemplare si è alzato in volo. Si trova generalmente in coppia o in gruppi che contano una decina di esemplari. È di indole mite e confidente.

Immagine concessa da Jade Welch, allevatore australiano di mutazioni di Pionites

Emette vocalizzazioni varie in funzione della sottospecie. Si tratta di una varietà molto loquace dalla voce melodica e sonora. Emette un richiamo breve e acuto cha-rant, trilli e gridi, uno screee-ah composto da due sillabe, un fischio toot e un richiamo che ricorda molto il verso del Tapiro Tapirus. Nel folto della canopea emette un kleek o un Keeya-keeya fragoroso, con cui accompagna il rituale di corteggiamento ad ali aperte. Gli stormi emettono talvolta in coro il richiamo producendo un fragore considerevole. Il richiamo proviene solitamente da posatoi riparati, più raramente da luoghi esposti. Al richiamo d’allarme wey-ak lo stormo si alza in volo con gridi rumorosi. Riporta Mc Loughlin nel 1983 alcune interessante osservazioni tra cui i richiami spesso assomigliano a quello del D. accipitrinus (ee-keeya-keeya), allorquando disturbato, ma la cadenza inganna in quanto più breve e stridente come un cancello di ferro. I caicchi sono per altro sono tra i pochi pappagalli che duettano, tant’è che una coppia in vocalizzazione si vocalizzano come se fosse una doppia nota in sequenza, tali esibizioni sono svolte in pochi minuti sino a pochi istanti prima di lasciare la scena.

Presente in Sudamerica settentrionale a nord del Rio delle Amazzoni da Perù e Colombia a Guyana, Suriname e Guiana Francese. Questa specie si trova in Colombia orientale da Meta e Vichada a sud in Ecuador orientale e Perù nordorientale e centrale fino ai dintorni di Pucallpa, Ucayali; a est in Venezuela, dove si trova prevalentemente a sud dell’Orinoco in Bolívar, Amazonas e Delta Amacuro, ma anche nel Sucre sudorientale, fino a Guyana, Suriname, Guiana Francese e Brasile settentrionale a nord del Rio delle Amazzoni, a est fino ad Amapá. La segnalazione proveniente dalla zona a ovest delle Ande in Narino, Colombia, rimane sporadica e la presenza della specie in quella regione rimane incerta. In Guiana Francese ha un comportamento nomade in relazione alla disponibilità di cibo; è generalmente comune e, in alcune zone, numerosa; diffusa e piuttosto comune in Guyana, comune o abbondante in Perù nordorientale, comune abbastanza numerosa in Colombia, specialmente nelle zone più isolate delle pianure amazzoniche. La distribuzione si fa più scarsa procedendo verso altitudini più elevate. È molto popolare come uccello da gabbia all’interno dell’areale , soprattutto in Venezuela ed è stato vittima delle attività di cattura che alimentavano il commercio internazionale che, tuttavia, non ne ha alterato lo status se non a livello locale. È possibile che l’areale abbia subito una lieve contrazione in Amazzonia a causa della deforestazione.

Frequenta la zona tropicale in foresta, savana e foreste pluviali di terra ferme, várzea . Predilige i margini di foresta e la canopea, e si trova in vegetazione secondaria ad alto fusto e in radure con alberi grandi. Prevalentemente in pianura, ma è stata segnalata fino a 1100m in Auyan Tepui, Venezuela, e fino a 500m in Colombia. Gregaria, si trova solitamente in gruppi piuttosto piccoli che talvolta contano fino a 30 esemplari. Si nutre nella canopea dove si muove tra i rami con grande agilità ma ai margini della foresta, raccoglie il cibo anche ai livelli inferiori. Uno o due individui vigilano sullo stormo quando si nutre ed emettono un chiaro richiamo d’allarme all’approssimarsi di un pericolo. Secondo quanto osservato in natura, la dieta di questa specie comprende i semi di Caraipa densiflora, Hevea benthamiana, Guarea grandiflora, Pourouma guaianensis e Micropholis mensalis, la polpa di Dialium guianensis, Euterpe precatoria, Micropholis melinoneana e Cynometra hostmanniana, i semi e la polpa di Clusia grandiflora, i fiori di Eschweilera e Inga latifolia e le foglie di Sterculia excelsa; durante la stagione secca si nutre anche dei fiori di Symphonia globurifera e Norantea. In cattività dimostra una certa preferenza per gli insetti. Nidifica in cavità all’interno di tronchi d’albero. Si riproduce in dicembre-febbraio, Guiana; alcuni esemplari in livrea nuziale sono stati raccolti in aprile, Venezuela, e aprile-maggio, Colombia; altri visti presso il nido in ottobre-novembre, Suriname. In cattività depone tre-cinque uova.

Fronte, parte anteriore del vertice, parte superiore delle redini e inizio della parte posteriore del collo nero lucido; piccola macchia verde smeraldo brillante tendente al blu sulla parte inferiore delle redini e davanti alla parte superiore delle guance; parte inferiore delle guance, gola, lati del collo e striscia lungo il fondo del retrocollo arancio albicocca pallido. Parti superiori verde brillante. Copritrici primarie blu violaceo con sottile bordo verde lungo il vessillo esterno; penne giallo sporco sulla regione carpale; resto delle remiganti verde. Remiganti primarie con vessillo esterno blu violaceo. Sottoala con copritrici verdi. Petto e centro del ventre bianco sporco con sfumatura color crema e / o gialla; lati del ventre, calzoni, zona pericloacale e sottocaudali arancio albicocca. Sopraccoda verde con sottile punta gialla; sottocoda di tonalità più spenta e più scura. Parti nude: becco grigio antracite scuro; cera grigia; pelle nuda grigio piombo sulla regione perioftalmica; iride rossa; zampe grigio piombo.

Sessi simili; è possibile che la femmina sia, in media, leggermente più piccola. L’immaturo ha iride marrone, piumaggio di una tonalità più pallida di arancio e giallo soffuso sulle parti inferiori.

Giovani di Pionites pallida appena involati (allevamento G. Petrantoni)

Ala 133-147 mm; coda 66-75 mm; becco 21-28 mm; tarso 17-19 mm. (Forsaw, 1973)

Variazioni geografiche Due sottospecie.

P.m. melanocephala (Linnaeus, 1758 – Est e sud, dall’area del Río Negro nel Brasile settentrionale)

P.m. pallidus (von Berlepsch, 1889) (Amazzonia occidentale da Colombia orientale a Perù centrale) Fianchi posteriori, calzoni, zona pericloacale e sottocaudali giallo limone (anziché arancio) e gola più gialla. Gli esemplari che si trovano nei dintorni di Sarayacu, Pastaza, Ecuador orientale, sono ibridi con la nominale.

Alcuni autori considerano il Caicco testa nera e il Caicco ventre bianco membri di una stessa specie, sulla base di alcuni ibridi segnalati nell’Amazzonia superiore (al confine tra Perù e Brasile) dove la barriera geografica del Rio delle Amazzoni, che separa queste due forme è più stretta e valicabile, rendendo le due specie meno isolate. È necessario tuttavia che ulteriori studi dimostrino in modo inequivocabile che la supposta presenza di ibridi in natura sia possibile, solo in caso di esemplari conspecifici, dato che le variazioni all’interno di entrambe le specie ; ad esempio, in cattività alcuni esemplari anziani di P.m. melanocephala, presentano alcune penne arancio sul vertice, che potrebbero essere naturali e non essere conseguenza di ibridazione.

Pionites del Venezuela, delta amacuro e bolivar, si noti le varianti del colore arancio

Non vi sono mutazioni in Europa di questo pappagallo , ma sembrerebbe che molti anni addietro sia arrivato un soggetto lutino in Gran Bretagna (Low,2003), ma è certo che in Australia sono presenti soggetti regolarmente riprodotti da Jade Welch di mutazione blu, di cui nel corpo dell’articolo si possono osservare le immagini originali.

Secondo R. Low ed altri vi sono in natura cinque linee diverse di colorazione della medesima specie, tutto in funzione dell’areale, in un territorio sud americano estremamente vasto. Le differenze si possono notare ad occhio nudo nel sotto-coda che diversificano con certezza la zona di provenienza , pertanto la colorazione può essere arancio o giallo.

L’estensione del verde indica nel disegno, la chiara differenza tra maschio e femmina (Vergato da S. Micheloni).

In ambiente controllato vi è la tendenza a produrre soggetti più orientati verso una taglia grande piuttosto che prediligere il mantenimento delle colorazioni ancestrali, per cui al momento dell’inanellamento si è potuto notare come si è passati dalla misura sette sino alla otto, dato di fatto molto indicativo! Simone Micheloni, pioniere di questa specie in Italia ne possiede svariate coppie(circa 30) ha preferito ,a fronte di quanto detto sopra, orientarsi alla selezione del colore, cercando di mantenere le forme originali, e a suo dire è animale molto rustico, allegro, giocherellone, ottimo per il pet, e grande ripetitore di motivetti fischiati. Anche un altro allevatore e selezionatore tale Jorge A. Smith, con più di cento coppie, è stato per S. Micheloni modello da imitare e su cui ispirarsi nella selezione.

Maschio e femmina di Pionites m. pallida (allevamento G. Petrantoni)

La riproduzione avviene generalmente tra novembre ed aprile in voliere dalle misure di metri due di lunghezza, larghe un metro ed alte due metri; si possono usare, e sono ben accettate le gabbie per canarini di cm 120 x 50 x 50, ove vi siano alle estremità due posatoi per consentire un volo lungo.

Importante è posizionare le coppie in modo tale che non possano vedersi ma soltanto udirsi, tale precauzione è necessaria per un buon successo riproduttivo. Nel medesimo ambiente si suggerisce di non superare un massimo di dodici coppie!

All’interno dell’ambiente la temperatura dovrebbe essere tra i 12° e 14° con umidità al 50% ed una irradiazione di luce per 10 – 12 ore.

La scelta delle coppie in funzione dell’età e della taglia incidono pesantemente sulla riproduzione:

I soggetti più piccoli depongono sino a cinque uova mentre soggetti maggiorati mediamente sino a tre uova; la maturazione sessuale avviene dal terzo anno in poi, ma ai cinque anni l’apice sessuale è completo ed ideale per la riproduzione, e via via che passano gli anni la coppia aumenta il numero di uova e con l’esperienza alimentano e portano all’involo la prole con un eccellente risultato, se si considera che la coppia giovane porta inizialmente un risultato solo del 25%, considerando un potenziale di cinque uova per covata, per un massimo di due covate stagionali.

Nel periodo che và da dicembre in avanti è utile porre una piastra riscaldante sotto il nido, le temperature rigide potrebbero avere un effetto negativo sul pullus, se rimanesse scoperto senza la protezione della mamma al nido, in quanto restano nudi nelle prime tre settimane di vita.

Il nido viene posto nella parte più alta della voliera, obbligatoriamente nelle gabbie per canarini in posizione consentita della misure, che sono più contenute. Le misure del nido che possono variare in funzione delle disponibilità di spazio, in voliera dovrebbero essere cm 25 x cm 25 e altezza cm 90, foro di entrata cm 5/8, sul fondo uno strato da sei centimetri di segatura soffiata e sopra 12 cm fagiolino, un foro di ispezione alla base.

Nel periodo della riproduzione si potrà notare un aumento dell’appetito nelle femmine , le quali vuotano letteralmente le mangiatoie, poi inizia l’accoppiamento sui posatoi mentre alcuni posso anche copularsi per terra. Il maschio inizia ad imbeccare la femmina poi con la zampa afferra l’ala della femmina e la monta lateralmente e con una zampa fa leva sul posatoio, l’atto dura alcuni minuti e viene ripetuto in diversi momenti della giornata. Dopo pochi giorni dieci o quindici, si potrà notare un gonfiore sotto pancia, tanto che il ventre può arrivare a toccare il posatoio, in queste condizioni essa si porterà all’interno del nido e inizierà la deposizione delle uova a distanza l’una dall’altra di due giorni. La femmina dopo l’ultimo uovo tenderà a rimanere nel nido a covare, emettendo il tipico “ronzio”di richiamo per ottenere cibo dal maschio.

Dopo 28 giorni inizia la schiusa e i piccoli sono di un colore roseo coperti da un piumino bianco,in tre settimane si formano le canule , e così le prime penne, al 15° aprono gli occhi. Completato il ciclo delle prime piume, intorno il 65° giorno si preparano al primo volo fuori del nido.

L’alimentazione deve essere molto curata come anche la somministrazione di acqua fresca e pulita, amano fare bagni frequenti.

Nel periodo fuori dalla riproduzione è necessaria una alimentazione magra e depurativa, come il misto per inseparabili con aggiunta di scagliola, mais freso e lattiginoso oppure bollito, e servito scrollato e non caldo; mentre per il periodo riproduttivo un buon misto per amazzoni con aggiunta di scagliola, pastoncino per canarini con mezzo uovo sodo, uva passa, mela fresca, e qualche camola della farina. Non deve mancare del calcio, estruso, semi germinati ed un plurivitaminico.

Lo svezzamento allo stecco dovrebbe essere iniziato dal secondo al decimo giorno di vita, con un alimentazione il cui valore proteico-grassi, dovrebbe aggirarsi intorno il 24% e verso lo svezzamento ridurlo al 16% ,utile anche la somministrazione il nettare per lori, mele, carote melograno, banana, gritt.

Nei soggetti esistono differenze dimorfiche visibili: il colore verde che si estende tra occhio e becco, le femmine portano una triangolazione retta che dalla mandibola si estende oltre l’occhio mentre i maschi portano come una lacrima e che al massimo raggiunge la metà dell’occhio.

bibliografia Desenne & Strahl (1991, 1994), Forshaw (1989), Haverschmidt (1972), Hilty & Brown (1989), O’Neill (1981), Ridgely (1981), Rutgers & Norris (1979), Sick (1993), Smith (1990), Tostain et al. (1992), Traylor (1958), Whitney (1996)., R Low (2003), Micheloni (2017), Bertagnolio (1974) A.M, 80(6):238, Sick (1993).

 

Articolo Guglielmo Petrantoni con il contributo di Simone Micheloni e Jade Welch

 Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO