Il Ruwenzori e il grande vecchio Nilo, serbatoio di vita animale.
Il Ruwenzori e il grande vecchio Nilo, serbatoio di vita animale.
Le misteriose sorgenti che si trovano nella catena montuosa del Ruwenzori, situata tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo, sono il luogo di nascita del grande fiume Nilo. La catena montuosa dai 5000 metri di altitudine scende verso valle formando centinaia di rigoli, ruscelli e piccoli corsi d’acqua, per confluire poi nel grande Nilo, re dei fiumi che dall’Equatore scorre sino al Mediterraneo, dando vita a foreste e poi snodandosi lungo un inferno di sabbia. In questa moltitudine di varianti geografiche, di clima, di foresta vivono le più svariate specie di uccelli dell’Africa equatoriale, (217 SPECIE di uccelli), MAMMIFERI E PRIMATI. La flora è suddivisa in cinque aree distinte in funzione dell’altitudine.
Le montagne del Ruwenzori, che in lingua Botoro vuol dire “il signore delle piogge”, intrappolano l’aria umida proveniente dal bacino del Congo e la trasformano in neve e acqua gelida: così si forma la culla del Nilo, circondata da una foresta magica. L’intera area è protetta ed è Parco Nazionale per una estensione di circa 1000 chilometri quadrati, attraverso valli tropicali a diverse altitudini, con il senecio arboreo che cresce nei terreni paludosi di queste valli e riesce a raggiungere i 6 metri di altezza, ma viene sormontato dalla Lobelia gigante (Lobelia decknii), che ha una singola roseta filiare e produce i fiori su una grande spiga verticale che raggiunge i sette metri di altezza. A queste altitudini è l’unica specie vegetale che produce nettare; ci sono le mosche e non sono presenti insetti adatti a impollinarla. Per questo compito la pianta ha ingaggiato un bellissimo uccello variopinto, la Nettarina di Johnston (Nectarina johstoni), che, appunto, grazie alla sua abitudine alimentare, contribuisce alla impollinazione ornitogama.
Questo uccello fa bella mostra del suo piumaggio iridescente e la Lobelia è il suo albero della vita, perché provvede al nutrimento essenziale, essendo unica pianta produttrice di nettare. In cambio, come abbiamo già precisato, l’uccello provvede al trasporto del polline dall’antera di un fiore allo stigma del fiore di un individuo differente della stessa specie.
Il senecio arboreo è una dimora ideale per la nettarina, dato che non perde le foglie morte, diventando queste un posto sicuro per ripararsi dal freddo e dalle piogge.
Al termine della stagione delle piogge inizia l’arrivo delle femmine, che vivono ad altitudini inferiori dove la vita è più facile e le temperature più miti. Esse si dedicano alla ricerca del maschio per accoppiarsi. Lo scelgono in base alla lunghezza della coda e del modo con cui si cimenta alla difesa del territorio per il mantenimento esclusivo delle piante di Lobelia, fonte di cibo specialmente nel periodo di alimentazione dei pullus.
Il corteggiamento ha inizio con il canto e prosegue con il tremore delle ali e con ondeggiamenti, tipici del rituale, e si esaurisce con la cerimonia dell’accoppiamento in uno o più voli acrobatici di entrambi.
Il maschio, poi, mostra fiero le proprie macchie rosse di sotto ala, caratteristica distintiva della specie. Il nido viene preparato dalla femmina, preferibilmente tra le foglie morte della stessa pianta che fornisce il nutrimento.
Non appena i piccoli sono in grado di volare le femmine tornano al clima più caldo delle regioni a valle, mentre i maschi restano per continuare a difendere il territorio di alimentazione.
Di giorno estate, di notte inverno: tale è il clima in queste alte montagne, tanto che le piante devono saper gestire le temperature rigide. Infatti le foglie sono munite di minuscoli peli che servono per intrappolare uno strato di aria calda, come un caldo cappotto invernale, ed altre specie producono il proprio antigelo.
Ogni goccia d’acqua che ha origine dai monti Ruwenzori appartiene al Nilo e la pioggia cade formando migliaia di piccoli ruscelli che scendono a valle. Alla fine tutta l’acqua si riversa dalle regioni alpine verso una grande foresta montana, sotto i 4000 metri e i ruscelli di montagna ne lambiscono gli alberi nodosi che sono ricoperti da licheni e muschi. Il paesaggio è ricoperto di erica, tanto da rendere il luogo una foresta da fiaba. Qui vive il rarissimo Cefalofo dalla fronte nera (Cephalophus nigrifrons rubidus), animale timido e sfuggente.
Al di sotto dei 3000 metri ha inizio una foresta pluviale sempreverde ricca di molti uccelli. Endemica di questi luoghi è la Nettarina montana (Cinnyris regius), che si ciba prevalentemente di nettare e insetti e costruisce un nido a forma di borsa, sospeso tra i rami; è la femmina a occuparsi della edificazione, anche se comunque il maschio collabora. Si nutre con nettare dei fiori di Albizia sp., Canthinum sp., Englerina woodfordiodes, Lobelia giibberoa e di molte altre fluorescenze, dato che frequenta foreste tra i 1500 e i 3000 metri, ove il clima diurno mite consente una buona crescita di piante a loro utili.
Nidifica costruendo il nido ovale costituito da fibre, tra i rami del bamboo ad altezze di 4 metri, o sulle piante di Polyscias fulva oltre i 5 metri, nei periodi compresi tra aprile e agosto, in funzione della località di deposizione o del versante montano.
L’animale più chiassoso della foresta è il Turaco, facile da sentire, ma difficile da vedere perché vive in alto tra la chioma degli alberi. Il Turaco blu maggiore (Corythaeola cristata) può raggiungere la grandezza di un’oca ed è di un azzurro intenso su tutto il corpo ad eccezione della cresta sul capo, di colore nero.
La foresta pluviale utilizza gli uccelli come giardinieri: essi mangiano i frutti lasciandoli cadere a terra aperti o intatti, facendo sì che i semi si spargano in tutta la foresta e contribuendo in tal modo alla diffusione delle piante in altre aree.
Il Turaco blu maggiore è piuttosto diffuso in tutta la foresta ugandese e congolese, a differenza del Turaco del Ruwenzori (Ruwenzoronis johnstoni), specie monotipica abbastanza difficile da individuare, sia a causa del piumaggio scuro che lo rende quasi invisibile tra i rami, sia perché si muove in coppia e quasi mai a gruppi come il Turaco blu maggiore.
Il segreto per avvistarli è di ricercare prima di tutto il loro albero preferito (Podocarpus) nella stagione di fruttificazione, essendo frugivoro per il 90% della dieta, mentre per la rimanente percentuale si nutre di foglie, di altri fiori e frutti (Galiniera, Musanga, Olea). Costruisce il nido tra i bamboo a 3 metri da terra e forma una piattaforma alla stregua di quelle dei piccioni, con la deposizione di un uovo tra maggio e settembre.
Lasciate le altitudini della foresta pluviale di Nyungwe, il Nilo, dopo molte deviazioni, si raccoglie nel fiume Kagera, prima di gettarsi nel lago Vittoria, il bacino più grande dell’Africa. Questo enorme lago, lungo le sponde offre sostentamento a 30 milioni di persone che vivono in funzione di esso con la pesca e ospita tra l’altro una meravigliosa e cospicua fauna.
Vi sono intere colonie di tessitori testa nera (Ploceidae), piccoli uccelli passeriformi, caratterizzati da colori vivaci e dall’abitudine di costruire in colonia nidi di grandi dimensioni. Lungo le rive e sugli alberi della costa i tessitori, che sono i maestri artigiani dell’Africa, raccolgono i materiali per i loro elaborati nidi dai cespugli e dai prati sulle rive. Dal marcato dimorfismo sessuale i maschi hanno livree giallo intenso con testa nera, mentre le femmine presentano un aspetto piuttosto dimesso. Sono uccelli granivori la cui dieta si adatta alla disponibilità stagionale delle risorse; animali gregari con nidi a colonia, spesso sospesi e costruiti dal maschio. La femmina depone da 2 a 8 uova. Il lago Vittoria ospita migliaia di questi piccoli passeracei, che sono stati oggetto di larga cattura nel passato.
Trampolieri di ogni genere, occhioni e la bizzarra Ombretta, sono i frequentatori di questo stupendo ecosistema.
A nord-ovest il Nilo riprende la sua corsa e il suo viaggio avventuroso verso il deserto per poi sfociare nel Mare Nostrum.
Ho cercato di concentrare sia le distanze del grande fiume – circa 6000 chilometri – sia l’elenco lunghissimo degli animali lungo il suo corso, non certo per mancanza di tempo, quanto per mancanza di spazio. Sarebbe stato necessario comporre un trattato, ma ciò che mi premeva era dare una giusta conoscenza di come si evolve la vita di un fiume che è stato oggetto nel passato di una grande spedizione italiana in nome e per volontà dell’ allora Regina Margherita.
Guglielmo Petrantoni viaggiatore e ornitologo per passione.