Diario di viaggio di un ornitologo nelle isole Grenadine (prima parte)

Rientrato nel febbraio 2018 da un viaggio nei Paesi Bassi, nell’aprile dello stesso anno incominciai a prepararmi per un successivo affascinante viaggio in quelle isole Caraibiche denominate Grenadine, in Centro America, in particolare Martinica, Santa Lucia e St Vincent, non certo da turista ma da ornitologo. Fatti gli ultimi preparativi mi sono armato di macchina fotografica e obiettivi e il 23 aprile mi sono imbarcato su un volo Air France alla volta della Martinica, solo otto ore di volo.

Giunto all’aeroporto di Fort de France, con un taxi –non essendoci aliscafi perchè in sciopero – ho optato per un trasferimento verso S.Lucia con un traghetto privato (Capo Rosso) che salpava da un porticciolo a sud-est della capitale, Riviere Pilote Le Marin, appena tre ore di navigazione. Per quanto poche fossero le ore, appena uscito dal golfo e superato il promontorio Terra del Diavolo, il mare ha subito una trasformazione ! onde lunghe e alte due metri. . .

Appena in vista della piccola isola di Santa Lucia ,ho visto una gran quantità di fregate superbe (Fregata magnificens), imponenti uccelli frequentatori e veleggiatori dei mari equatoriali e facilmente distinguibili per la grande apertura alare e dalla caratteristica colorazione rosso fuoco nel sotto gola. All’imboccatura del golfo di Santa Lucia, era ormai pomeriggio avanzato. Dinnanzi la piccola isola ho notato una quantità di Sule, uccelli eminentemente pescatori e tuffatori, mi sembrano tutte della specie Sula dactylatra.

Il vento non era impetuoso ma costante e la temperatura gradevole intorno ai 28°; sbarcato nel piccolo porto di Rodney Bay, ho fatto dogana in quanto trattasi di altro stato. Giusto il tempo di prendere una macchina a noleggio per il trasferimento verso l’aeroporto per prendere il piccolo ATR bimotore e portarmi nella selvaggia e stupenda isola di St.Vincent. Trenta minuti di volo ed eccoci al nuovo aeroporto internazionale di Argyle, aperto nel febbraio del 2017 e distante solo 13 Km dalla capitale Kingstown sulla costa est.

Aveva terminato di piovere da poco ed era già il tramonto; indescrivibile la gioia e l’emozione che mi invadono alla vista di questo estremo lembo di continente equatoriale caraibico, forse il più beneficiato dalla natura lussureggiante, e non minore la sorpresa nel constatare che, quasi ad un tratto e senza passaggi graduali, ci si trova trapiantati dall’Europa a un paese tropicale. La memoria delle nostra spiagge del Mediterraneo accresce l’ammirazione ed il fascino per l’isola verdeggiante che emana odori diversi.

Con il fuoristrada a noleggio mi dirigo verso l’albergo, già prenotato sulle colline del capoluogo, il Grenadine House. Nell’accedere a quest’albergo lo stupore mi pervase in tutto il corpo. Il vecchio stile coloniale inglese, rimasto inalterato nel tempo dalla hall alle camere, dal bar al ristorante, mi dava la sensazione di essere ritornato ad un’altra epoca.

Gli inglesi, che qui si stabilirono verso il secolo decimosesto, ancora oggi hanno lasciato delle tracce indelebili della loro presenza, sia nei costumi sia nel linguaggio. Gli isolani, uomini e donne dalla pelle scura, si potrebbero scambiare per africani se i tratti regolarissimi non rivelassero in loro una chiara dominazione europea. Stanco ma con la voglia sfrenata di immergermi nella natura, dopo aver cenato, raggiungo la camera per riposare.

Il mattino seguente, alla buon ora e dopo una corposa colazione che non dimenticherò facilmente non tanto per la novità della cucina – mezza europea e mezza inglese ed il diversivo al detestabile “salt beef” dell’albergo, quanto per l’effetto esotico della lunga tavola apparecchiata nella veranda aperta sopra un ampio giardino che domina il golfo, dove , fra i frutti dei tropici, i fiori dall’intensa e varia colorazione, le palme di vario genere, i piccoli uccelli del sole (Orthorhyncus cristatus) svolazzano di pianta in pianta, in cerca di liquore zuccherino nascosto in fulgide corolle.

Con il fuoristrada, con guida a sinistra, intraprendo l’unica via percorribile verso Richmond Peak, nel centro nord dell’isola. Guido per sessanta km in un sali scendi tra promontori e golfi mozzafiato, non discostandomi mai più di trecento metri dal mare, di cui quasi sempre si scorge la linea azzurra framezzo le piante. Si passa di villaggio in villaggio per ogni rientranza o golfo senza che mai vi sia una pietra miliare ad indicare il kilometraggio; soltanto con molta attenzione si scorgono a bordo strada dei cartelli a fondo verde e scritta bianca che segnalano l’inizio dell’abitato. Le case sono perlopiù a un piano e raramente si possono intravedere villette isolate a due piani. Spesso lungo la strada che precede un agglomerato si notano dei prati in forte declivio al lato strada, ben curati ma nel mezzo della foresta e con pietre verticali di pochi centimetri, che ho poi scoperto essere il luogo di riposo degli uomini a fine esistenza!
Arrivo a destinazione e mi inoltro nella foresta su strada bianca dove con un po’ di fortuna avrei potuto cliccare il rarissimo St.Vincent parrot (Amazona guildingii). Data la colorazione dell’uccello di certo nella foresta non sarebbe stato di facile individuazione, ma l’opportunità si è casualmente verificata mentre era in volo ,un solo esemplare ed a distanza! In questo periodo questi pappagalli sono in riproduzione e sarebbe stato impossibile avvistarli se non che negli spostamenti dai siti di nidificazione.

Ho passato diverse giornate su quelle pendici, ho udito i suoi richiami ma per quanto appostato e con un eccellente obiettivo mi è stato alquanto vano cogliere il psittacide.

In compenso ho potuto fermare sul mio obiettivo un’infinità di fiori e piante e non ultimo la tipica lucertola autoctona, lunga circa venti centimetri e di colore verde cangiante fra la malachite e lo smeraldo intenso il maschio, un pò più sbiadita la femmina.

Farfalle d’impareggiabile bellezza si schiudevano dalle loro crisalidi e volavano dalle nozze alla morte, ingemmate e splendenti di tinte, godendo dell’aria balsamica e sotto i raggi abbaglianti del sole di una vita breve, destinata solo alla gioia, all’amore, quasi compenso dei lunghi mesi di esistenza modesta, umile e piena di pericoli, trascorsi allo stato di bruco.

Da qualunque parte mi volgessi compariva un fiore, un oggetto nuovo. Ora un coleottero metallico, ora un fiore, ora una chiocciola. Uccelli di varie specie si sentivano stormire tra le fronde, mentre alcuni agui svelavano il loro nascondiglio con il fruscio fra i rami degli alberi.

Giornate per lo più trascorse in contemplazione . . .

Erano già diverse ore che camminavo e gocciolante di sudore e trafelato pensai che era tempo di tornare all’albergo dove un bagno mi ristabilì completamente le forze, pronto per la cena.

Partendo dall’Italia avevo ricevuto l’incarico di ottenere una piccola quantità di piante vive e semi per il giardino botanico di Sant’Alessio, in un’ attività di scambio con il Botanic Garden di Kingstown, al fine di tentarne l’acclimatazione in serra.

Nei giorni successivi ho percorso questa strada varie volte, tanto da fare delle deviazioni verso l’interno per raggiungere siti di frequentazione dell’Amazona autoctona o comunque per osservare animali o uccelli in natura e tutto ciò che forma masse di vegetazione variate ed armoniche nel tempo stesso; devo dire che ho sempre trovato soddisfazione.

Spesso rientrando all’imbrunire, in ogni dove, anche nei dintorni dell’albergo, si udiva un suono costante e intenso, simile a quello prodotto dalla pallina che rimbalza sullo schermo in un gioco al computer.

… fine prima parte …




Caicco testa nera (Pionites melanocephala)

Italiano: Caicco testa nera (Pionites melanocephala)

Francese: Caïque blême, Caïque maïpouri (pallidus), Maïpouri à tête noire (pallidus),

Inglese: Black-headed Parrot (pallidus);Black-headed .

Portoghese: Marianinha de cabecia preta,Maipurè.

Tedesco: Grunzugelpapagei.

Nomi di origine spagnola: Chiriclesa,Loro cabecinegro (Ecuador); Loro cacique,Patilico (Colombia); Chirricle cabeza negra (Peru); Perico calzoncito (Venezuela).

Pionites dal genere Pionus Wagler,1832, Caicco; dal greco –ites , che vuol diresomigliante a”.

Melanocephala dal greco melas nero; – kephalos testa. Quindi la traduzione appropriata è:

Caicco dalla testa nera.

La sottospecie P. M. pallida dal latino pallidus che vuol dire pallido.

Esemplare di 23 cm lunghezza, di medie dimensioni e di corporatura tozza, con coda corta, petto bianco, pileo nero, giallo su gola e lati del collo e parti superiori verdi. Il profilo in volo evidenzia il torace massiccio e le ali piuttosto corte; è l’unico psittacide dal ventre bianco all’interno del suo areale. Il Caicco ventre bianco simile, a sud del Rio delle Amazzoni, ha il pileo arancio albicocca (anziché nero). Il volo è diretto, rapido e, solitamente, appena al di sopra della canopea, caratterizzato da colpi d’ala rapidi e profondi; trovandosi però in habitat di foresta fitta, il Caicco testa nera viene più spesso udito che visto. Il battito delle ali crea un frullio caratteristico, specialmente appena l’esemplare si è alzato in volo. Si trova generalmente in coppia o in gruppi che contano una decina di esemplari. È di indole mite e confidente.

Immagine concessa da Jade Welch, allevatore australiano di mutazioni di Pionites

Emette vocalizzazioni varie in funzione della sottospecie. Si tratta di una varietà molto loquace dalla voce melodica e sonora. Emette un richiamo breve e acuto cha-rant, trilli e gridi, uno screee-ah composto da due sillabe, un fischio toot e un richiamo che ricorda molto il verso del Tapiro Tapirus. Nel folto della canopea emette un kleek o un Keeya-keeya fragoroso, con cui accompagna il rituale di corteggiamento ad ali aperte. Gli stormi emettono talvolta in coro il richiamo producendo un fragore considerevole. Il richiamo proviene solitamente da posatoi riparati, più raramente da luoghi esposti. Al richiamo d’allarme wey-ak lo stormo si alza in volo con gridi rumorosi. Riporta Mc Loughlin nel 1983 alcune interessante osservazioni tra cui i richiami spesso assomigliano a quello del D. accipitrinus (ee-keeya-keeya), allorquando disturbato, ma la cadenza inganna in quanto più breve e stridente come un cancello di ferro. I caicchi sono per altro sono tra i pochi pappagalli che duettano, tant’è che una coppia in vocalizzazione si vocalizzano come se fosse una doppia nota in sequenza, tali esibizioni sono svolte in pochi minuti sino a pochi istanti prima di lasciare la scena.

Presente in Sudamerica settentrionale a nord del Rio delle Amazzoni da Perù e Colombia a Guyana, Suriname e Guiana Francese. Questa specie si trova in Colombia orientale da Meta e Vichada a sud in Ecuador orientale e Perù nordorientale e centrale fino ai dintorni di Pucallpa, Ucayali; a est in Venezuela, dove si trova prevalentemente a sud dell’Orinoco in Bolívar, Amazonas e Delta Amacuro, ma anche nel Sucre sudorientale, fino a Guyana, Suriname, Guiana Francese e Brasile settentrionale a nord del Rio delle Amazzoni, a est fino ad Amapá. La segnalazione proveniente dalla zona a ovest delle Ande in Narino, Colombia, rimane sporadica e la presenza della specie in quella regione rimane incerta. In Guiana Francese ha un comportamento nomade in relazione alla disponibilità di cibo; è generalmente comune e, in alcune zone, numerosa; diffusa e piuttosto comune in Guyana, comune o abbondante in Perù nordorientale, comune abbastanza numerosa in Colombia, specialmente nelle zone più isolate delle pianure amazzoniche. La distribuzione si fa più scarsa procedendo verso altitudini più elevate. È molto popolare come uccello da gabbia all’interno dell’areale , soprattutto in Venezuela ed è stato vittima delle attività di cattura che alimentavano il commercio internazionale che, tuttavia, non ne ha alterato lo status se non a livello locale. È possibile che l’areale abbia subito una lieve contrazione in Amazzonia a causa della deforestazione.

Frequenta la zona tropicale in foresta, savana e foreste pluviali di terra ferme, várzea . Predilige i margini di foresta e la canopea, e si trova in vegetazione secondaria ad alto fusto e in radure con alberi grandi. Prevalentemente in pianura, ma è stata segnalata fino a 1100m in Auyan Tepui, Venezuela, e fino a 500m in Colombia. Gregaria, si trova solitamente in gruppi piuttosto piccoli che talvolta contano fino a 30 esemplari. Si nutre nella canopea dove si muove tra i rami con grande agilità ma ai margini della foresta, raccoglie il cibo anche ai livelli inferiori. Uno o due individui vigilano sullo stormo quando si nutre ed emettono un chiaro richiamo d’allarme all’approssimarsi di un pericolo. Secondo quanto osservato in natura, la dieta di questa specie comprende i semi di Caraipa densiflora, Hevea benthamiana, Guarea grandiflora, Pourouma guaianensis e Micropholis mensalis, la polpa di Dialium guianensis, Euterpe precatoria, Micropholis melinoneana e Cynometra hostmanniana, i semi e la polpa di Clusia grandiflora, i fiori di Eschweilera e Inga latifolia e le foglie di Sterculia excelsa; durante la stagione secca si nutre anche dei fiori di Symphonia globurifera e Norantea. In cattività dimostra una certa preferenza per gli insetti. Nidifica in cavità all’interno di tronchi d’albero. Si riproduce in dicembre-febbraio, Guiana; alcuni esemplari in livrea nuziale sono stati raccolti in aprile, Venezuela, e aprile-maggio, Colombia; altri visti presso il nido in ottobre-novembre, Suriname. In cattività depone tre-cinque uova.

Fronte, parte anteriore del vertice, parte superiore delle redini e inizio della parte posteriore del collo nero lucido; piccola macchia verde smeraldo brillante tendente al blu sulla parte inferiore delle redini e davanti alla parte superiore delle guance; parte inferiore delle guance, gola, lati del collo e striscia lungo il fondo del retrocollo arancio albicocca pallido. Parti superiori verde brillante. Copritrici primarie blu violaceo con sottile bordo verde lungo il vessillo esterno; penne giallo sporco sulla regione carpale; resto delle remiganti verde. Remiganti primarie con vessillo esterno blu violaceo. Sottoala con copritrici verdi. Petto e centro del ventre bianco sporco con sfumatura color crema e / o gialla; lati del ventre, calzoni, zona pericloacale e sottocaudali arancio albicocca. Sopraccoda verde con sottile punta gialla; sottocoda di tonalità più spenta e più scura. Parti nude: becco grigio antracite scuro; cera grigia; pelle nuda grigio piombo sulla regione perioftalmica; iride rossa; zampe grigio piombo.

Sessi simili; è possibile che la femmina sia, in media, leggermente più piccola. L’immaturo ha iride marrone, piumaggio di una tonalità più pallida di arancio e giallo soffuso sulle parti inferiori.

Giovani di Pionites pallida appena involati (allevamento G. Petrantoni)

Ala 133-147 mm; coda 66-75 mm; becco 21-28 mm; tarso 17-19 mm. (Forsaw, 1973)

Variazioni geografiche Due sottospecie.

P.m. melanocephala (Linnaeus, 1758 – Est e sud, dall’area del Río Negro nel Brasile settentrionale)

P.m. pallidus (von Berlepsch, 1889) (Amazzonia occidentale da Colombia orientale a Perù centrale) Fianchi posteriori, calzoni, zona pericloacale e sottocaudali giallo limone (anziché arancio) e gola più gialla. Gli esemplari che si trovano nei dintorni di Sarayacu, Pastaza, Ecuador orientale, sono ibridi con la nominale.

Alcuni autori considerano il Caicco testa nera e il Caicco ventre bianco membri di una stessa specie, sulla base di alcuni ibridi segnalati nell’Amazzonia superiore (al confine tra Perù e Brasile) dove la barriera geografica del Rio delle Amazzoni, che separa queste due forme è più stretta e valicabile, rendendo le due specie meno isolate. È necessario tuttavia che ulteriori studi dimostrino in modo inequivocabile che la supposta presenza di ibridi in natura sia possibile, solo in caso di esemplari conspecifici, dato che le variazioni all’interno di entrambe le specie ; ad esempio, in cattività alcuni esemplari anziani di P.m. melanocephala, presentano alcune penne arancio sul vertice, che potrebbero essere naturali e non essere conseguenza di ibridazione.

Pionites del Venezuela, delta amacuro e bolivar, si noti le varianti del colore arancio

Non vi sono mutazioni in Europa di questo pappagallo , ma sembrerebbe che molti anni addietro sia arrivato un soggetto lutino in Gran Bretagna (Low,2003), ma è certo che in Australia sono presenti soggetti regolarmente riprodotti da Jade Welch di mutazione blu, di cui nel corpo dell’articolo si possono osservare le immagini originali.

Secondo R. Low ed altri vi sono in natura cinque linee diverse di colorazione della medesima specie, tutto in funzione dell’areale, in un territorio sud americano estremamente vasto. Le differenze si possono notare ad occhio nudo nel sotto-coda che diversificano con certezza la zona di provenienza , pertanto la colorazione può essere arancio o giallo.

L’estensione del verde indica nel disegno, la chiara differenza tra maschio e femmina (Vergato da S. Micheloni).

In ambiente controllato vi è la tendenza a produrre soggetti più orientati verso una taglia grande piuttosto che prediligere il mantenimento delle colorazioni ancestrali, per cui al momento dell’inanellamento si è potuto notare come si è passati dalla misura sette sino alla otto, dato di fatto molto indicativo! Simone Micheloni, pioniere di questa specie in Italia ne possiede svariate coppie(circa 30) ha preferito ,a fronte di quanto detto sopra, orientarsi alla selezione del colore, cercando di mantenere le forme originali, e a suo dire è animale molto rustico, allegro, giocherellone, ottimo per il pet, e grande ripetitore di motivetti fischiati. Anche un altro allevatore e selezionatore tale Jorge A. Smith, con più di cento coppie, è stato per S. Micheloni modello da imitare e su cui ispirarsi nella selezione.

Maschio e femmina di Pionites m. pallida (allevamento G. Petrantoni)

La riproduzione avviene generalmente tra novembre ed aprile in voliere dalle misure di metri due di lunghezza, larghe un metro ed alte due metri; si possono usare, e sono ben accettate le gabbie per canarini di cm 120 x 50 x 50, ove vi siano alle estremità due posatoi per consentire un volo lungo.

Importante è posizionare le coppie in modo tale che non possano vedersi ma soltanto udirsi, tale precauzione è necessaria per un buon successo riproduttivo. Nel medesimo ambiente si suggerisce di non superare un massimo di dodici coppie!

All’interno dell’ambiente la temperatura dovrebbe essere tra i 12° e 14° con umidità al 50% ed una irradiazione di luce per 10 – 12 ore.

La scelta delle coppie in funzione dell’età e della taglia incidono pesantemente sulla riproduzione:

I soggetti più piccoli depongono sino a cinque uova mentre soggetti maggiorati mediamente sino a tre uova; la maturazione sessuale avviene dal terzo anno in poi, ma ai cinque anni l’apice sessuale è completo ed ideale per la riproduzione, e via via che passano gli anni la coppia aumenta il numero di uova e con l’esperienza alimentano e portano all’involo la prole con un eccellente risultato, se si considera che la coppia giovane porta inizialmente un risultato solo del 25%, considerando un potenziale di cinque uova per covata, per un massimo di due covate stagionali.

Nel periodo che và da dicembre in avanti è utile porre una piastra riscaldante sotto il nido, le temperature rigide potrebbero avere un effetto negativo sul pullus, se rimanesse scoperto senza la protezione della mamma al nido, in quanto restano nudi nelle prime tre settimane di vita.

Il nido viene posto nella parte più alta della voliera, obbligatoriamente nelle gabbie per canarini in posizione consentita della misure, che sono più contenute. Le misure del nido che possono variare in funzione delle disponibilità di spazio, in voliera dovrebbero essere cm 25 x cm 25 e altezza cm 90, foro di entrata cm 5/8, sul fondo uno strato da sei centimetri di segatura soffiata e sopra 12 cm fagiolino, un foro di ispezione alla base.

Nel periodo della riproduzione si potrà notare un aumento dell’appetito nelle femmine , le quali vuotano letteralmente le mangiatoie, poi inizia l’accoppiamento sui posatoi mentre alcuni posso anche copularsi per terra. Il maschio inizia ad imbeccare la femmina poi con la zampa afferra l’ala della femmina e la monta lateralmente e con una zampa fa leva sul posatoio, l’atto dura alcuni minuti e viene ripetuto in diversi momenti della giornata. Dopo pochi giorni dieci o quindici, si potrà notare un gonfiore sotto pancia, tanto che il ventre può arrivare a toccare il posatoio, in queste condizioni essa si porterà all’interno del nido e inizierà la deposizione delle uova a distanza l’una dall’altra di due giorni. La femmina dopo l’ultimo uovo tenderà a rimanere nel nido a covare, emettendo il tipico “ronzio”di richiamo per ottenere cibo dal maschio.

Dopo 28 giorni inizia la schiusa e i piccoli sono di un colore roseo coperti da un piumino bianco,in tre settimane si formano le canule , e così le prime penne, al 15° aprono gli occhi. Completato il ciclo delle prime piume, intorno il 65° giorno si preparano al primo volo fuori del nido.

L’alimentazione deve essere molto curata come anche la somministrazione di acqua fresca e pulita, amano fare bagni frequenti.

Nel periodo fuori dalla riproduzione è necessaria una alimentazione magra e depurativa, come il misto per inseparabili con aggiunta di scagliola, mais freso e lattiginoso oppure bollito, e servito scrollato e non caldo; mentre per il periodo riproduttivo un buon misto per amazzoni con aggiunta di scagliola, pastoncino per canarini con mezzo uovo sodo, uva passa, mela fresca, e qualche camola della farina. Non deve mancare del calcio, estruso, semi germinati ed un plurivitaminico.

Lo svezzamento allo stecco dovrebbe essere iniziato dal secondo al decimo giorno di vita, con un alimentazione il cui valore proteico-grassi, dovrebbe aggirarsi intorno il 24% e verso lo svezzamento ridurlo al 16% ,utile anche la somministrazione il nettare per lori, mele, carote melograno, banana, gritt.

Nei soggetti esistono differenze dimorfiche visibili: il colore verde che si estende tra occhio e becco, le femmine portano una triangolazione retta che dalla mandibola si estende oltre l’occhio mentre i maschi portano come una lacrima e che al massimo raggiunge la metà dell’occhio.

bibliografia Desenne & Strahl (1991, 1994), Forshaw (1989), Haverschmidt (1972), Hilty & Brown (1989), O’Neill (1981), Ridgely (1981), Rutgers & Norris (1979), Sick (1993), Smith (1990), Tostain et al. (1992), Traylor (1958), Whitney (1996)., R Low (2003), Micheloni (2017), Bertagnolio (1974) A.M, 80(6):238, Sick (1993).

 

Articolo Guglielmo Petrantoni con il contributo di Simone Micheloni e Jade Welch

 Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO




Il Cacatua Leadbeateri mollis

Il Cacatua Leadbeateri mollis

Cacatua leadbeateri (Cacatua bandiera spagnola – Vigors, 1831)

Altri nomi: Cacatua Abanderada (E), Inglese (Australia): Major Mitchell’s Cockatoo, Inglese (Gran Bretagna)Leadbeater’s Cockatoo, Desert Cocktoo, Major Mitchell’s Cockatoo, Wee Juggler, Cocklerina, Chockalott.

Così chiamato in onore di Benjamin Leadbeater (fl.1830), studioso di storia naturale a Londra, che inserì l’animale nella collezione del Museo Nazionale Britannico; mollis è parola latina che significa “delicato”. Così recita la pubblicazione di Arthur Prestwich del 1958 “I name this parrot …”; ad un meeting della Commissione Scientifica, in qualità di Corrispondente della Società Zoologica di Londra il 26 aprile 1831, Mr.Vigors esibì, dalla collezione privata di Mr. Leadbeater, una mai descritta specie di Cacatua proveniente dalla New Holland, sottolineandone le sue caratteristiche distintive.

Mi accingo a descrivere la specie nominale, in quanto abbastanza conosciuta presso gli allevatori europei, ma ho tratto spunto dal fatto che recentemente sono entrato in possesso di una sottospecie alquanto rara e ben poco conosciuta in tutto il vecchio continente: il C.l. Mollis (Cacatua rosa di Matthew).

Non mi risulta che ci siano altri allevatori possessori di tale soggetto di variabilità geografica, ma proseguo nella ricerca, poiché fonti certe mi hanno segnalato un allevatore tedesco.

Il Cacatua bandiera spagnola ha una distribuzione sparsa e varia nell’entroterra australiano, dove difficilmente rischia di essere confuso con altre specie; misura 33-40 cm. Specie estremamente peculiare e conosciuta. È uno degli Psittacidi più caratteristici al mondo grazie alle parti inferiori rosa, alle parti superiori bianche, alla magnifica cresta bianca e rosa intenso, con evidente e ben marcata fascia giallanel centro della crestae alla colorazione rosa intenso di sottoala e sottocoda; osservata sul campo, la testa appare larga e dal profilo camuso. In Australia non esistono specie confondibili: anche il Cacatua delle Molucche, molto più grande, presenta una slavatura rosa sul piumaggio, ma ha la cresta di forma e colore diversi, con ciuffo a cucchiaio, e il colore delle parti superiori non contrasta con quello delle parti inferiori. Il volo del Cacatua bandiera spagnola sembra indeciso ed è caratterizzato da rapidi colpi d’ala poco profondi e da planate regolari. Le lunghe ali arrotondate e la coda corta e quadrata coincidono con le caratteristiche tipiche del genere Cacatua. Il bianco sulla parte superiore dell’ala e il rosa sul sottoala leggermente bordato di bianco rendono questa specie praticamente inconfondibile. In natura si ibrida talvolta con il Cacatua petto rosa, E.roseicapillus, e con il Cacatua sulfurea. Di quest’ultima ibridazione un soggetto è presente presso il signor Mondin da Brescello.

Secondo il Forshaw emette un bisillabico quee-err trillante e in falsetto, non molto diverso dal richiamo del piccolo Corella, ma meno roco. Emette anche un richiamo d’allarme molto aspro. I nidiacei lanciano un sibilo costante quando richiedono il cibo. Molte varianti dipendono dalle circostanze; secondo Rowley, emettono triplette del tipo cteek-ery-cree, segnale di contatto base, ripetuto ad intervalli di circa un minuto allorquando si trovano al riparo tra i rami, mentre mangiano. Tale richiamo aumenta di intensità e di cadenza in caso di allarme e, se proprio in pericolo, in volo, mentre si allontanano, presi dal panico, lo ripetono in continuazione senza alcun intervallo.

Si trova esclusivamente in Australia, dal Queensland centromeridionale verso l’entroterra del Great Dividing Range (non più a est della zona di Darling Downs) fino al New South Wales, a est fino al Warrumbungle National Park, a Parkes, Griffith e Moulamein e al Victoria nord orientale, Mildura e Wyperfeld National Park, dove è comune, a est intorno a Swan Hill ed è accidentale nella zona sudorientale fino a Geelong e in quella nordorientale fino a Wangaratta. Il suo areale comprende anche parte del South Australia, in particolare le regioni centromeridionali, compresi i monti Gawler e Flinders e le zone lungo il fiume Murray fino a Morgan e Renmatk, ma si estende anche a ovest lungo la costa, fino a raggiungere Eyre nel Western Australia. Completamente assente dal deserto Simpson, questa specie si trova dai monti Mac Donnel fino al Kimberley meridionale, si spinge all’interno del Northern Territory centrale, proseguendo verso nord fino a Hooker Creek e Mac Donald Downs. In Eastern Australia si trova nella zona compresa tra Geraldton, Perth e l’area immediatamente a nord-est di Bullfinch, ma anche nell’entroterra sui monti di Warburton, lungo il confine orientale del deserto di Gibson, lungo il confine settentrionale del Grande Deserto di Sabbia e nella regione compresa tra i fiumi Fortescue e De Grey, dove la sua presenza viene confermata da segnalazioni provenienti da Wiluna, Leonora e Kalgoorlie (Anthony Catt, 2016, Creta). Una popolazione, introdotta, vive a Sydney. È stato introdotto senza successo anche alle Fiji. L’areale si è contratto leggermente in South Australia, dove un tempo questa specie si riproduceva nei dintorni di Adelaide. In altre zone è stato rilevato un calo numerico nelle popolazioni a livello locale, in seguito alla deforestazione dell’habitat e alla cattura, ma complessivamente lo status di questa specie sembra stabile. Esclusa la presenza lungo tutto il nord dell’isola. Molti gli esemplari allevati e riprodotti in cattività, che variano in base alla colorazione del rosa,soprattutto perché i soggetti accoppiati non sempre provengono dal medesimo vasto areale.

Questa specie è in larga misura sedentaria ma, quando acqua e cibo scarseggiano, gli adulti nidificanti si uniscono talvolta agli stormi composti da immaturi e gli individui vaganti confluiscono verso stormi composti da esemplari di altre specie. Questo Cacatua si trova prevalentemente nell’entroterra arido australiano caratterizzato da precipitazioni nell’ordine di 250-400 mm e in una zona più interna rispetto al grande Cacatua a ciuffo giallo; pur prediligendo la boscaglia di Eucalipto, in particolare in prossimità di corsi d’acqua, si trova in una grande varietà di altri habitat, come mulga, mallee, boschi di cipressi e acacia, prateria e campi coltivati, dove si unisce ad esemplari di Cacatua petto rosa per nutrirsi dei cereali. Occasionalmente si trova anche su alberi di Casuarina e cipressi Callitris. Piuttosto guardingo, anche quando viene spaventato non si allontana molto, compiendo voli brevi e cercando riparo nel folto della vegetazione. Nel momento in cui si posa, solleva le penne della cresta. Lo si trova solitamente in coppia o in piccoli gruppi composti da non più di 50 individui, talora in stormi che ne contano alcune centinaia. Altre volte è in compagnia di esemplari di Cacatua petto rosa e Corella. Il Cacatua camicino si nutre sia a terra sia sugli alberi, prevalentemente di semi di piante erbacee e cereali e dimostra una spiccata predilezione per i semi di Cucumis myriocarpus. La sua dieta comprende anche i frutti dei fichi autoctoni Ficus, pigne, semi di Eucalipto, bulbi, semi di Citrullus lanatus, noccioli, radici e larve di insetti. Apprezzano anche mallee fruttifere di Eucaliptus camaldulensis, E.incassata, E.largiflorens, E. micro carpa, E. microtheca, la gomma di E. papuana, E. gracilis, anche Ulmus. Mentre mangiano o dopo aver ingerito il cibo, talvolta questi esemplari staccano e mordono piccoli pezzi di corteccia e ramoscelli, lasciando mucchietti di resti sul terreno. Il Cacatua di Leadbeater si abbevera tendenzialmente la mattina presto o nel tardo pomeriggio, ma nei periodi più caldi visita gli abbeveratoi con maggiore frequenza. Questa specie è territoriale ed aggressiva ed ogni coppia, ha bisogno di un territorio di circa 500 ettari. (Per territorio si intende l’areale, entità complessa, non omogena sottoposta a variazione climatiche, su cui può insistere una coppia, calcolato in funzione del terreno, della flora e di altri fattori che vengono stabiliti dagli studiosi del settore, pertanto deve essere ritenuto quella porzione di spazio geografico limitato, alle   descrizioni di elaborati cartografici. Per cui la storia evolutiva della specie determina la storia evolutiva dell’areale o del territorio su cui insiste la specie). Durante il rituale di corteggiamento, il maschio procede impettito verso la femmina, mettendo in mostra la cresta, muovendo a scatti e dondolando la testa e portando in alto le ali. Anche la femmina solleva la cresta e si inarca. Durante il corteggiamento questi esemplari emettono un lieve “chiacchiericcio”. Il corteggiamento con il cibo è raro; frequente invece l’attività di toelettatura reciproca. In quasi tutto l’areale la stagione della riproduzione va da agosto a dicembre, ma nella zona settentrionale può avere inizio a maggio. Questa specie nidifica in una cavità profonda posta da 3 a 20 m d’altezza all’interno di un eucalipto, solitamente in prossimità di corsi d’acqua. Il nido viene foderato con pezzi di corteccia presi dal foro di accesso, con frammenti di legno e piccole pietre. Il foro di ingresso praticato è di circa 50 cm. Il terreno intorno all’albero su cui si trova il nido spesso è coperto di resti dei materiali usati per realizzare quest’ultimo. Entrambi i partner collaborano alla preparazione del nido: la femmina depone da due a quattro uova; la cova dura circa 26 giorni. Rowley e Chapman hanno determinato la cova in 23-24 giorni. La deposizione avviene al mattino ad intervalli di due/tre giorni. La cova spetta alla femmina per la notte, mentre il maschio rileva la postazione al mattino e la tiene sino al primo pomeriggio. Nell’arco di otto settimane i piccoli mettono le penne e vengono covati da entrambi i genitori; spesso il maschio rimane nel nido durante il giorno, mentre la femmina trascorre la notte all’interno della cavità. I giovani che hanno messo le penne costituiscono con i genitori un gruppo familiare e gli adulti, in particolare il maschio, continuano a nutrire i piccoli per le successive otto settimane. I giovani raggiungono la maturità sessuale tra il terzo e il quarto anno di età.

La magnifica cresta che, chiusa, si estende oltre la nuca, è composta da sedici penne allungate, Il numero delle penne è una variabile , che per la specie nominale ha un massimo di 16 penne mentre, più avanti la descrizione particolareggiata del C.mollis- sottospecie è di 14.sottili e rivolte in avanti. Bordo anteriore della cresta di colore bianco, resto delle penne con ampia base rosso rosato, spesso con sottile fascia gialla centrale e punte bianche; poche penne più corte, più arrotondate e più bianche sopra l’occhio, che formano una sorte di base bianca quando la cresta è sollevata. Le penne della cresta sono rosso arancio alla base; fronte e redini sono rosso rosato. Nuca e parti superiori sono di colore bianco, spesso con rosa infiltrato visibile tra le penne dell’ala chiusa, quando è a riposo. Parte superiore dell’ala con remiganti dal vessillo interno rosa; sotto ala rosa acceso con sottile bordo bianco sui margini anteriore e posteriore dell’ala. Parti inferiori rosa salmone – che si estende appena ai lati del collo -, che sfuma nel bianco del ventre e della parte inferiore dei fianchi. Sopraccoda bianco con vessilli interni rosati; sottocoda rosa sui vessilli interni, tranne che sulle punte e sulle due penne centrali. Parti nude: becco bianco sporco, tendente al grigio; anello perioculare bianco sporco, quasi grigio; iride marrone; zampe grigie.

Nella femmina la fascia gialla che attraversa la cresta è più ampia e l’iride è rossa anziché marrone. Nei giovani l’iride è scura e nelle femmine si schiarisce con l’età.

Dimensioni:

Ala 27,3-28 cm; coda 14,1-16,5 cm; becco 2,9-3,2 cm; tarso 2,4-2,8 cm per C.leadebeateri

Ala 25,9-26,7 cm; coda 13,9 -14,9 cm; becco 2,3-2,4 cm; tarso 2,3 -2,4 cm per C.l.mollis

La misurazione dei soggetti presi in esame differisce sia per la specie nominale che per la sottospecie, ma bisogna considerare che la diversità varia per la zona di provenienza dei vari soggetti; sono stati esaminati soggetti presenti al Museo Nazionale Australiano e la varietà delle misure è stata verificata negli anni da Forshaw (1994) e da Rowley (1991), ponendo maggiore evidenza al becco, alla coda, al tarso e alle ali. La cresta, pur essendo l’elemento significativo rilevato, non viene riportata dallo scrivente, ritenendola una misura sempre variabile e non certa, ma è elemento distintivo per la variabilità; altro elemento è la striscia rossa frontale, molto marcata. Suffraga quanto detto sopra ! e purtroppo i dati disponibili sono rari di poco raffronto anche con pezze presso musei del luogo !!!

Quanto alla variazione geografica del cacatua, esistono due sottospecie censite; altre due sottospecie, mungi e superflua, non sono più riconosciute poiché sono considerati insufficienti i dati, sia per le differenze morfologiche che per l’isolamento geografico.

         C.l. leadbeateri (Vigors, 1831)         (Australia orientale e centrale)

         C.l. mollis  (Matthews, 1912) Mattew’s Pink Cockatoo (GB).        Centro Australia, sud ovest e sud est dell’occidente australiano (Schodde & Maon 1997), e sud Australia. Difficile definire i confini dell’areale rispetto a quello della nominale; sembra che l’esemplare tipo sia stato raccolto a Carnamah, Western Australia. Si distingue dalla nominale grazie alla cresta di una tonalità più scuro di rosso e alla minima quantità di giallo, giallo talvolta del tutto assente: quest’ultima notevole differenza è delle popolazioni che vivono nell’area di Kirneberley. La maggior parte di questi cacatua abita la regione sud-occidentale dell’Australia, anche se la portata della sua distribuzione non sempre è chiara e definita. La taglia è un altro elemento che contraddistingue il C.l.mollis dalla specie nominale, che è più grande (C.Hunt,1999).

La sottospecie mollis si può trovare in tre popolazioni separate: una a sud del territorio del Nord-est dell’Australia occidentale e a nord del sud-Australia, un’altra in Australia occidentale, a sud-ovest della linea tra la costa nord occidentale e la Baia Israelita ed un’altra ancora nel sud del continente meridionale e sud-est occidentale

Tali verifiche furono effettuate da R. Schodde nel 1994, che ha però mancato di specificare gli ambiti dei tre siti e di segnalare quattro popolazioni riproduttive isolate. Un altro ornitologo, Hall, notò una variazione sia nella dimensione che nel piumaggio entro una limitata serie di esemplari a campione.

La sottospecie mollis si distingue lievemente dalla nominale sia nelle misure (è più piccola) che nel piumaggio più intenso nel rosa e più esteso, che varia nella gamma della colorazione. Perciò la popolazione nel continente sud occidentale appare estremamente differenziata nella cresta, tutta rossa senza banda gialla, e nell’ intensità del rosa sulle guance, con qualche tenue tendenza all’arancio, poi accentuata dalla fascia rossa frontale. Sia il maschio che la femmina sono alquanto simili e la cresta non porta alcunché di giallo, ma si può avere in qualche soggetto una leggera soffusione in mezzo al rosso della cresta. Le quattordici penne rosse (Rowley & Chapman, 1991) della cresta presentano punte bianche e portano una lunghezza di 35-40 mm.

Da un esame eseguito presso il museo di Adelaide e di Vittoria, il maschio e la femmina hanno l’ala decisamente più corta rispetto alla nominale e il becco del mollis è molto più corto e la coda più lunga.

Questi risultati, a dir poco anomali, mostrano che la variazione geografica, anche se studiata, non può certo essere risolta o spiegata da pochi campioni che sono presenti nei musei o con sporadiche osservazioni. Occorre uno studio molecolare mirato. Per il momento la differenza è indicativa di una sostanziale differenza e di fatto il soggetto in mio possesso rispecchia in toto i dati di riferimento espressi dal Forshaw e da molti illustri ornitologi.

Indubbiamente la rarità di una presenza europea spingerebbe a fissarne la sottospecie, ma purtroppo non si conosce la reale presenza di soggetti che possano formare coppie riproduttrici, al fine di conservare un così prezioso volatile.

Referenze:

 Articolo e immagini G.Petrantoni

 Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO




Pharomachrus auriceps (TRIGONIFORMI)

Pharomachrus auriceps (Gould, 1842), o Quetzal dalla testa dorata, indicato anche come auricops tragon.

I Trigonidi sono uccelli splendidamente colorati, dalla coda lunga e cuneata e dal becco breve, ma robusto, con cui scavano nei tronchi fradici delle cavità destinate ad ospitare le loro uova. Non hanno stretti rapporti con altre famiglie di uccelli e sono perciò considerati un ordine a sé, quello dei Trigoniformi.

Le loro dimensioni vanno da quelle di un Frusone a quelle di una Gazza. Il petto e l’addome nei maschi sono vivacemente colorati in rosso o giallo, mentre il dorso è spesso verde splendente. Il piumaggio delle femmine ha solitamente una colorazione meno ricca di tonalità contrastanti. Il mantello assume sfumature cangianti per la presenza dei pigmenti nelle penne e per la capacità di rifrangere la luce; lo scintillio metallico si produce nei vari gruppi secondo modalità diverse. E’ normale che nei soggetti impagliati esposti presso i Musei, i colori luminosi delle penne sbiadiscano prestissimo, tanto che sembra quasi impossibile riconoscerli.

I piedi sono molto deboli e presentano una insolita disposizione delle dita: il primo ed il secondo dito sono rivolti stabilmente all’indietro, mentre il terzo ed il quarto sono diretti in avanti; per questo sono definiti eterodattili.

Sono sostanzialmente distinti in otto generi con 34 specie che vivono nelle zone tropicali dell’America centrale e meridionale, dell’Africa e dell’Asia meridionale. Vivono generalmente ad altitudini abbastanza elevate, ove la temperatura é piuttosto bassa e, pur essendo molto appariscenti, sono appena visibili tra le rigogliose foreste tropicali.

Il quetzal trascorre l’epoca delle piogge, che dura da metà maggio ad agosto, in regioni più basse, comprese tra 1000 e 1400 msl, ove si riproduce. Nei rimanenti mesi si sposta verso i 1800 m, altitudine alla quale trova umidità atmosferica che gli addice.

Questi uccelli nidificano in cavità che scavano in tronchi o nei ceppi fradici ed occupano anche nidi abbandonati di Picchi. Talune specie formano le loro cavità all’interno di termitai e persino vespai. Indifferentemente maschi e femmine si occupano della sistemazione del nido, che però non viene imbottito di alcun materiale, pertanto la covata giace sul nudo pavimento della camera. Le uova sono quasi sferiche, misurano in funzione della specie da 23/29 x 20/30 mm, sono bianche o pastello e talvolta brune o azzurre. Entrambi i genitori prendono parte alla cova; di notte è sempre la femmina che si intrattiene nella cavità, mentre di giorno il maschio le dà il cambio solo per qualche ora. Dopo 17-19 giorni i piccoli nascono con gli occhi chiusi e nudi, venendo alimentati quasi esclusivamente con insetti ed in seguito frutta, poi con invertebrati come rane e lucertole e persino lumache. Lo sviluppo è abbastanza rapido, tanto che si coprono subito di piume e, all’età di 15-17 giorni, lasciano il nido; i giovani posseggono delle callosità che regrediscono durante la crescita; sono simili per colorazione alla femmina e restano in compagnia dei genitori ancora per qualche tempo, sino a quando diventano completamente indipendenti .

La specie più conosciuta o famosa è il Quetzal o Trogone splendido (Pharomachus mocino), adorato dai popoli Maya e Aztechi presso i quali godeva di una speciale venerazione. E’ ancora oggi il simbolo del Guatemala, anche se oggi è piuttosto raro.

Il Quetzal dalla testa dorata (Pharomachrus auriceps o xanthogaster), Viuda de la montagna in lingua locale, è molto simile, più comune, ma facilmente confondibile con la precedente specie. Se ne differenzia per la sua caratteristica testa dorata e soprattutto dal becco, che rimane più scoperto dalle penne verdi, dalla base della cera, mentre il Trogonone splendido è più coperto dalle verdi penne per i tre quarti del becco.

La parola quetzal, deriva dalla parola Atzaca – Nahuatl, quetzalli , dalla radice quetz che significa “stare in piedi” e che si traduce in “lungo pennacchio verde”o “coda di piume luminose”, anche se solitamente è usato per riferirsi al Q. splendente, ma in realtà lo si applica a tutti i membri dei generi .

L’epiteto Pharomachrus, coniato da Pablo de la Lave, deriva dal greco antico farao che significa”mantello, e makros che significa lungo” in riferimento alla lunga coda. Mentre Auriceps, dal latino aurum che vuol dire oro, e –ceps –nuca o capo.

In altre lingue : Goldkopftrogon (D); Queztal dorè (F); Quetztal cabeciodorado (S); Viuda de la Montagna (Venezuela); Quetzal coli negro (Perù).

Vive esclusivamente nella zona sub tropicale della Serra di Perijà e delle Ande di Tàchira e Merida a nord di Trujillo. Sulle Ande della Colombia a Nord-ovest del Perù e a nord della Bolivia.

Il peso si aggira tra i 150 e 180 grammi, con una apertura alare da 30-36 cm ed una lunghezza di 33-36 cm, a cui si aggiungano pennacchi della coda di altri 10 cm circa. Come gli altri membri del genere Pharomachrus, il quetzal dalla testa dorata è noto per le sue ali e il petto iridescenti verde-oro, che possono apparire blu a seconda della luce. Il seno della femmina è di un colore bruno più opaco; anche la sua testa è di un marrone dorato più opaco rispetto alla testa di bronzo dorato del maschio, da cui deriva il nome della specie. Le loro fatture sono corte e ampie; appaiono di colore giallo nei maschi e di un bruno grigiastro nelle femmine. Le copritrici della coda superiore del quetzal sono di un verde più scuro e si estendono oltre la punta della coda, più nel maschio che nella femmina. Sia il maschio che la femmina hanno una sottocoda nera, sebbene la femmina a volte mostri punte sbiadite grigio-nere. Le piume sul petto inferiore di entrambi i sessi sono di un rosso brillante.  Le loro gambe e i loro piedi sono di un verde oliva o di un colore brunastro. Il giovane quetzal dalla testa dorata è di un colore bruno-nero con poche piume verdi iridescenti sul collo e sul petto e privo della copertura posteriore dell’adulto. Il quetzal maschio dalla testa dorata differisce dagli altri quetzal nella mancanza di una cresta di penne.

Dato che il Quetzal testa dorata è un uccello alquanto silenzioso e di poco movimento, in genere lo si può intercettare solo in lontananza e la sua vocalizzazione suona come un lamento ripetuto, da cinque a sette volte: whe-wheeu,whe-wheeu,we-weeooo e così via. Usa fare anche chiamate simili ad un nitrito : dy-dy-dy-dyyrrr.I dati forniti dalla dott.ssa Solis Aguire in una recente una conferenza internazionale tenuta a Creta sull’allevamento in cattività da Lei svolto ci hanno dato la possibilità di stendere il protocollo allevamento che espongo.

Incubazione delle uova a 37.2° C, per 18 -19 giorni.

1° giorno alla schiusa temperatura 36.5° C, alimentazione ogni due ore dalle 07 alle 20, con formula per piccoli del tipo Kaytee, Tropican. Aggiunta di un 10% di avocado. Offrire un mix tiepido in acqua con pellet per pappagalli della Mazuri.

Dal 2° giorno al mix aggiungere CaCo3, vit B. Al terzo giorno abbassare la temperatura a 35.5° C. Dal quarto giorno aggiungere al mix un 10% di papaia o banana, mentre l’80% è costituito da pellet. Dal 5° compreso il 6° giorno, la temperatura viene portata a 34.5°C e l’alimentazione da otto volte passa a 7 pasti giornalieri, la frutta può essere sostituita da uva sbucciata o mirtilli. Il settimo giorno la temperatura scende a 33.5°C; mentre l’ottavo giorno la temperatura viene portata a 33.3°C e la somministrazione dei pasti si riduce a sei volte al dì, la mistura viene così modificata: 75% pellet,10 % avocado, 10% frutta e 5% larve. Il nono giorno la temperatura diventa 32.8 °C.

Dal decimo giorno la frequenza alimentare passa a cinque somministrazioni – ogni tre ore- nell’arco della giornata sino alle ore 19.00 ed ad una temperatura di 32.2° C. e gli uccelli iniziano a coprirsi delle prime piume.

Sino al 12° giorno si mantiene la dieta e la temperatura la si porta a 31.1°C. Dal 14° giorno , la temperatura raggiunge i 30°C, e la dieta verrà così composta: Pellets 65%,10% avocado,10% frutta, 10% larve, 5% insetti, togliere la vitamina B.

Dal 16° giorno ,temperatura 28.9°C, quattro pasti giornalieri e la dieta è così composta:  35% pellet, 10 % avocado,20 % frutta,10 % proteine animali,25% pellet a basso contenuto di ferro. Dal 18° giorno temperatura a 27.8° C, 15 % pellet, 15 % avocado, 25 % frutta, 15 % proteine animali, 30% pellet a basso contenuto di ferro. Gli uccelli sono completamente ricoperti di piume, ad esclusione del sottogola.

Dal ventesimo giorno trasferire l’uccello in una gabbia a temperatura ambiente, con mangiatoia per alimenti di cui è stato cibato sino al momento. Sul fondo in un contenitore con della torba e sopra di esso, verrà posto un ramo , affinché l’uccello possa aggrapparsi e sostare. Dal 22° giorno l’alimentazione assistita sarà portata a tre volte al dì.

Dal 23° al 24° giorno inizierà ad auto alimentarsi , anche se l’assistenza avverrà solo due volte al dì mattina e sera.

Dal 28° e arrivando al 30° giorno, si potrà dare l’alimentazione per adulti : 60% frutta, 15% avocado,25 % pellet, e 5 larve di Tenebrio; raggiunto il 34° giorno, bisogna necessariamente interrompere l’alimentazione assistita , anche se lo stesso chiama per ricevere il pasto, ma ormai completamente in piuma e indipendente, risolverà da solo!

Traduzione e Adattamento di Guglielmo Petrantoni, protocollo alimentare Dott.sa Alicia Solis Aguirre

Riferimenti:

 Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI – SAN COLOMBANO AL LAMBRO