Il gallo selvatico di Giava Gallus varius, (Sahaw & Nodder, 1798)

In altre lingue: Green junglefowl (GB), coq de Java (F), Vorkstaarthoen (NL); Ayam hutan hijau,Ayamhutan Hijau (Indonesia), Gallo verde (I), Gallo selvatico di Giava (I).

I cosìdetti Galli della giungla sono quattro : Gallus gallus gallus (Linnaeus,1758) Gallo rosso della giungla; Gallus gallus sonnerati (Temminck, 1813) Gallo Grigio sella giungla; Gallus lafayettei (Lesson.1831) Gallo giallo della giungla di Ceylon;Gallus varius, Gallo verde della giungla di Giava.

Il gallus varius , Gallo Nero della giungla anche se nessuno dei due sessi è completamente nero, è detto più frequentemente Gallo Verde poiché, quando le aree nere del piumaggio vengono osservate sotto certi angoli visuali e con luce particolare, appaiono verde luccicante, che altro non è se non un colore strutturale: da notare che il Gallus varius non è più verde di un Minorca nero se è illuminato da luce non appropriata . Il varius ha una cresta completamente diversa dai congeneri selvatici gallus, e si distingue anche per la vocalizzazione, le abitudini e il temperamento

Il gallo verde è detto anche furcatus o forcuus chiamato così da Jardine nel 1836. E’ il selvatico Ayam alas di Sumatra e Giava, specifico pollo della Sonda, descritto da Shaw e Nodder nel 1798. Chiamato Gangegar dai Malesi. Vive nella parte più meridionale di Giava e nelle isole vicine di Alor,Bali, Bawean, Flores, Kangean, Lombok ,Madura, Sumbawa, probabilmente costretto ad isolarsi nelle citate isole a causa dell’innalzamento del livello del mare tre milioni di anni fa.

Le guance sono nude. Il capo è fornito di una cresta semplice senza dentelli, verde azzurra all’attaccatura per poi sfumare in porpora-malva e quindi diventare rossa ai bordi. Porta un bargiglio unico e mediano, rosso alla base, giallo nella porzione più vicina al collo, mentre la periferia è azzurra. Il colore della cresta e del bargiglio sono mutevoli, come accade nel tacchino e in alcuni fagiani, in quanto il colore è di tipo strutturale e non pigmentario.

Le piume della mantellina sono corte e tronche, quasi arrotondate alla periferia , ricordando così le foglie del Ginkgo biloba.

Testa e collo , e parte superiore della schiena presentano piume corte e arrotondate, dotate di riflessi blu e verde metallico, con un orlo nero intenso.

Le piume della parte bassa della schiena e le copritrici della coda sono nero intenso e anch’esse orlate, ma da una striscia giallo pallida. Le copritrici alari sono più slanciate di quelle del collo, con il bordo non giallo pallido bensì arancio-rosso, quasi tendente al ruggine. Petto e addome sono neri. La coda possiede 16 piume, a differenza di tutti gli altri galli , sia selvatici che domestici, ne hanno 14.,

La coda è portata molto orizzontale, quasi allineata al tronco. Tra le copritrici della coda solo due sono particolarmente sviluppate, ed insieme alle timoniere centrali hanno un andamento divergente,conferendo così alla coda l’aspetto di una foca che rende il giallo facilmente identificabile anche da lontano.

Il colore della coda è verde metallico intenso con sfumature blu acciaio a causa della diffusione di Tyndall 1. Becco giallo, tarsi rosa, iride gialla. E’ monogamo in quanto i soggetti vivono in coppia, anche se un gallo si accompagna a tre o più femmine. Non và incontro a muta d’eclissi.

La vocalizzazione è del tutto peculiare , costituita da due note (Bonnaterre: emette un canto acuto, che suona chaw-aw-awk ed emette un cicaleccio tranquillo del tipo wok-wok-wok, mentre il grido d’allarme risuona come chop-chop-chop.La femmina invece emette un richiamo rapiodo kok-kok-kok-kok, ma è anche in grado di emettere un sonoro kowak-kowak.

L’assenza di piume intorno gli occhi dà l’impressione di un cerchio periorbitale. La testa e la parte posteriore del collo sono marroni. La schiena e le copritrici alari sono verde cupo dai contorni oro. Le piume della schiena e del posteriore sono disegnate come nella Cornish fagianata2, le piume della parte superiore del petto sono orlate di scuro, quelle della parte inferiore sono marrone pallido e il resto del piumaggio mostra una barratura irregolare. Tarsi rosa come nel maschio. Iride gialla. Depone uova color isabella, cioè fulvo bincastro. In cattività và tenuto come i fagiani, riparandone il casotto ricovero con vetri o plexiglas durante l’inverno. Le femmine depongono molte uova fino ad una quarantina, anche in autunno e precocemente in primavera. La durata dell’incubazione di 21 giorni e appena schiusi somigliano a pulcini dorati ma di tonalità più calda. Da tenere presente che non temono l’umidità considerato che nel loro paese di origine è a clima temperato umido.

Verso gli anni 1926/27 Delacour in Francia ottenne degli ibridi tra il varius e galline Bantam( Old Game).

E’ già noto da tempo agli indigeni di Giava usino formare ibridi di Gallus varius con i bankiwa e con polli domestici, noti sotto il nome di Gallus temminki, Gallus aeneus, Gallus stramineicollis, e che quel popolo chiama bekisar.

Ciò sta a significare che tutti i galli selvatici producono ibridi fecondi con polli domestici e fra loro.

Questa stagione trascorsa la coppia ha deposto cinque uova feconde , due dei cinque nati sono scomparsi dopo dieci giorni e uno preso al volo da un gatto (ndr), infine ne sono rimasti un maschio ed una femmina. Spero che l’anno successivo la produzione in luogo protetto ed ambientato possano aversi molti soggetti di questo unico gallo della foresta , che si diversifica per caratteristiche dagli altri tre selvatici !

Per quanto attiene nello specifico allevamento in ambiente controllato di questo “fantastico” gallo, rimando il lettore all’articolo particolareggiato vergato dal dott. Massimo Amboini, (AIFAO.  Agosto 2014) esperto sull’ animale citato e sicuramente degno di una attenta lettura.

  1. Si tratta di un effetto o meglio un fenomeno di diffusione della luce dovuto alla presenza di particelle, di dimensione comparabili a quelle delle lunghezza d’onda della luce incidente. Fenomeno facilmente rilevabile quando per esempio osservando i raggi di luce attraversano sistemi liquidi (gocce di acqua)o pulviscoli (polvere).
  2. Gallo combattente indiano.
  3. Razza spagnola originaria dell’isola di Minorca, un tempo nota col nome di “Spagnola a faccia rossa”.
  4. Ornitólogo, entomologista, zoólogo, naturalista e botánico, Pierre-Joseph Bonnaterre, nato 1752 en Saint-Geniez-d’Ol, Francia.

Articolo Guglielmo Petrantoni, foto degli aventi al diritto.

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Una paradisea spettacolare, cenni storici e allevamento in ambiente controllato Cincinnurus regius (Linnaeus,1758)

Una paradisea spettacolare, cenni storici e allevamento in ambiente controllato
Cincinnurus regius (Linnaeus, 1758)
Gli abitanti di Dorei chiamano questo uccello Saia o Mamberik; quelli delle isole Aru lo chiamano Wowy-Wowy o Goby-Goby; quelli dell’isola di Sorong lo chiamano Mamkoembon, mentre i Papua lo conoscono con il nome di Sopcloo. Fu uno dei primi uccelli del paradiso ad essere conosciuto, sin dal secolo XVI dagli europei , tanto che risulta ancor’oggi difficile stabilire chi sia stato il primo a darne notizia.
Una delle prime rappresentazioni si trova nell’Exoticorum libri decem: quibus Animalium, Plantarum, Aromatum, alioramque peregrinorum Fructuum Historiae describuntur, pubblicato a Leida nel 1605. A p. 362 è effigiato un esemplare di Cicinnurus, in pelle. Il Clusius lo descrive come assai raro, portato in Europa dalle spedizioni olandesi che facevano vela da Batavi, precisamente dalla spedizione del 1603.

Il nome scientifico deriva dall’unione della parola latina cicinus, ricciolo e dalla parola greca ουρα (oura) coda, pertanto si ha “coda a ricciolo”.

Mentre regius sta per reale. A tal proposito la discendenza del nome, gli autori del passato che videro questa straordinaria creatura, tentarono in tutti i modi di descriverla, narrando, fra il resto, favole inverosimili come quella che guidassero i veri Paradiseidi alla ricerca dell’acqua da bere, priva di pericoli e non avvelenata dagli uomini, che usavano questo inganno per catturarli: per tale leggenda questo alato fu appunto chiamato “Re degli uccelli del Paradiso”.

L’aneddoto, dato per inverosimile, è riportato dal Buffon, “Adotto questo nome dall’appellativo indiano di Manucodiata, che sta a significare “Uccello di Dio”. Viene solitamente chiamato Re degli uccelli del paradiso, ma questo nome è tratto da narrazioni fantasiose.

Clusius venne informato dai marinai, secondo una tradizione orientale, che ognuna delle due specie di uccello di paradiso ha un suo capo, i cui comandamenti sono ricevuti con sottomessa obbedienza da tutte le restanti schiere e che la Maestà vola al di sopra dello stormo; dà ordini, controlla ed assaggia le sorgenti, dove si può bere con tranquillità, ecc…” Buffon ricorda che gli indigeni, talora, catturano interi stormi di uccelli, avvelenando le fontane.

Questa la rappresentazione dell’Edwards.

Questa è l’immagine del Seba.

Fra tutti i Paradiseidi nessuno supera questa gemma della natura, per il bellissimo e sgargiante piumaggio. L’area di distribuzione oltre a quella delle isole Aru, è l’isola di Mysol e la Nuova Guinea al di sotto dei 400 m slm. Lesson riferisce di averlo osservato, durante il suo viaggio nella grande isola, anche in quelle località dove vive la Manucodia , riferendo che questo uccello ama starsene sugli alberi di Teck, ove protetto dalle grandi foglie, si ciba dei suoi frutti carnosi che costituiscono il loro principale cibo,e di frutti di Uva crespa.
Una rappresentazione assai accurata si trova nell’Edwards, nel suo Book of rare birds, con il seguente testo descrittivo: “Uccello del paradiso minore” Tutti questi uccelli ci vengono portati da alcune o altre parti delle Indie orientali; ma principalmente, secondo le informazioni, dalle Isole delle Spezie, possedute dagli Olandesi. Quello, dal quale è tratto questo disegno, era un eccellente esemplare essiccato, conservato al Museo della Royal Society a Lontra, nell’anno 1742. Penso che questo uccello sia stato descritto dal nostro connazionale signor Willughby, nella sua Storia degli uccelli, ma poiché il mio esemplare differisce parecchio dalla sua descrizione, penso che si tratti di un esemplare migliore. E poiché le figure del Willughby sono molto piccole e sommariamente disegnate, spero che questa sia più accettabile.
Ho trovato anche una immagine di questo uccello in una Storia Naturale pubblicata ad Amsterdam da Albert Seba, che differisce un poco dalla presente: ma, poiché questa grande e dispendiosa opera difficilmente può capitare nelle mani di molti connazionali, ciò non mi ha trattenuto dal pubblicarne l’immagine e la descrizione. Seguo il Willughby conferendo il titolo di “reale” a questo uccello, nonostante creda che il grande uccello del paradiso, precedentemente descritto, meriti maggiormente questo onore”.


L’Elliot, nella sua monografia sugli uccelli del Paradiso  sostiene che nessun altra paradisea superi “questa piccola gemma nella bellezza e brillantezza del piumaggio”. Per quanto sia sempre stato molto desiderato nelle collezioni, pubbliche e private, e tutti i viaggiatori che hanno visitato quelle isole hanno tentato di procurarlo, si conosce assai poco, se non nulla, sui suoi costumi (Elliot scrive nel 1873). Il Wallace, quando ne ricevette uno ebbe a dire: “L’attendente Baderoon tornò un giorno con un esemplare, che mi ripagò per mesi di ritardo ed attesa”. Anche l’Elliot ricevette un esemplare, in pelle, privato delle zampe dai nativi e “l’emozione coglie la mente del naturalista, che ha così a lungo desiderato vedere questo animale, del quale ha letto solo le descrizioni, e vederlo supera la immaginazione, ci vorrebbero facoltà poetiche per poterlo descrivere pienamente”.

In altre lingue : King Bird of Paradise (GB); Konigsparadiesvogel (D); Paradisier roial (F); Konigssparadijsvogel (NL); Burung dewata raja (Indonesia).
Confinato sulle isole Aru,Indonesia,Misool, Alawati e Batanta nell’ovest delle isole papuane, Iran Jaya, Mees ne ha tracciato solo due specie ,C.r.cincinnurus e C.r.coccineifrons.
Di diverso avviso è l’ornitologo Gillard che ne cita sei sottospecie ma non dà riferimenti sulla diversità dicendo che sono molto simili:
1.C.r.regius (linnaeus,  1758) confinato esclusivamente sulle Aru e Indonesia;
2.C.r.rex (Scopoli, 1786) Il maschio adulto come il regius, ma la parte frontale della testa è scarlatta invece che rosso – arancio. Queste presunte distinzioni delle sottospecie accadono a Misool, Salawati e Batanta nelle isole occidentali di Papua.
3.C.r.gymnorhynchus (Stresemann,1922 ) Il maschio adulto come il regius ,ma leggermente più piccolo. Confinato nella costa nord est del golfo di Huon.
4.C.r.similis (Stresemann,1922 )Sempre il maschio simile al regius, ma verde – nero. Si trova nel nord della Nuova Guinea dalla baia di Astrolabe e lungo le rive del Ramu in Nuova Guinea, ad ovest della baia di Humboldt e nei pressi delle sponde del fiume Mamberamo, Irian Jaya; probabilmente non separabile del tutto dal C.r. coccineifrons.
5.C.r.cryptorhynchus (Stresemann,1922) Il maschio adulto simile al cocineifrons, ma meno brillante; presente solo nella parte più a est della Geelvink Baye nei pressi le montagne che costeggiano il fiume Memberamo, Iran Jaya,
6.C.r.coccineifrons (Rothschild,1986)Sempre simile al regius, ma verde-nero. Ristretto nell’isola di Japen, nella baia di Geelvink, IranJaya.
Tutte le femmine delle sottospecie sopra citate sono estremamente simili tra loro, senza differenze sostanziali tali da farne citazione.
Vocalizzazione: un suono nasale variabile kyer-keyer-keyer-keyer oppure un altro qua-qua-qua, qualche volta di gola e altre volte più fischiato. Vive non oltre i 500 m di altitudine.
Passeriforme della famiglia delle Paradisee, presenta uno spiccato dimorfismo sessuale, si riproduce tutto l’anno ed è il maschio solitario e poligino, cioè instaura rapporti di relazione con più soggetti femmina.
Da ciascun lato del petto e disposte ordinatamente sotto le ali c’erano due piccoli ciuffi di penne grigiastre lunghe circa due pollici, ciascuna terminante con una larga banda di colore verde smeraldo, queste piume possono essere sollevate o aperte a volontà dell’uccelli a forma di eleganti ventagli quando le ali sono spiegate ma questo non e il solo ornamento, le due ali centrali della coda sono a forma di fili sottili lunghe cinque pollici e che divergono in una bella curva, circa mezzo pollice alla del filo si notano due riccioli di penne solo sull’esterno,colorate di un verde metallico, formando un bottone luccicante pendente , questi due ornamenti (i ventagli e le spirali verdi)sono uniche e non compaiono in nessun altro animale conosciuto, e combinate con la squisita colorazione del piumaggio lo rendono unico in natura.
Essi frequentano gli alberi bassi della foreste meno dense, ed è molto attivo volando con un suono wirring, saltellando di ramo in ramo. Mangia frutti carnosi e sbatte le ali a modo dei Manachini, Sono generalmente monogami, la femmina è meno appariscente. L’ride è marrone e i piedi blu azzurro. Il maschio e testa gola petto ali e l’intera parte superiore è di un profondo rosso brillante e le piume sembrano vetrificate
Le piume della parte frontale del capo si estendono oltre il becco per due terzi della loro lunghezza ,ogni occhio vi è una piccola macchia di verde scuro, il colore del petto è di un colore rosso e sotto più scuro vi è una fascia di un verde iridescente; a questa altezza sono inserite le penne a ventaglio già descritte. Il rimanente petto é bianco puro. La parte inferiore della coda sono grigie con riflessi porpora. Il becco è giallo, piedi e zampa sono blu.


La femmina ha, la testa e le intere parti superiori marrone scuro , i bordi esterni delle secondarie sono rossicce, le parti inferiori rossicce attraversate da barre marrone scuro,più scure ai lati della gola . La coda più leggera che il resto del corpo, le remiganti sono vere oliva, il becco giallo spento, i piedi sono bluastri. I maschi giovani sono marrone giallastro nella parte superiore , mentre le secondarie assomigliano a quelle della femmina, ma con il bordo arancio carico. Sotto gola striato con marrone scuro. L’interparte inferiore marrone.
La coppia di proprietà dell’Oasi di S.Alessio o meglio della Società Ornitologica Pavese, è alloggiata in due voliere attigue ed ambientate con piante tipiche ; sia il maschio che la femmina sono tenuti opportunamente divisi e non si vedono mai. Nel periodo degli amori, dopo che la femmina ha iniziato la preparazione del nido e per la sola copulazione viene aperto lo sportello di divisione per fa sì che i due esemplari possano incontrarsi , per il periodo strettamente necessario. Dopo ognuno nella propria area, la femmina provvede alla cova e allo svezzamento dei pulcini.

Giovane di Cincinnurus nato dalla coppia nel 2018

L’alimentazione curata dal sig Salomon è composta prevalentemente da frutta, e papaia, mirtilli neri e rossi, melograno sgranato e mangime per tucani t 16 durante l’anno e t 20 durante la muta e prima del periodo della riproduzione, il cibo che viene posto a terra in una ciotola bassa e cambiata due tre volte al dì.
La deposizione avviene generalmente con due uova a forma ellittica di colore bianco di circa 27 mm, nella coppia in argomento furono deposte due uova la prima l’11 giugno e la seconda il 13 successivo. La femmina ha iniziato l’incubazione già con il primo uovo da sola senza l’aiuto alcuno. Durante questo periodo si è allontanata dal nido per mangiare solo quattro volte al giorno, Il piccolo nato ha lasciato il nido dopo due settimane dalla nascita e dopo il giorno successivo anche il secondo piccolo si involava. La femmina ha continuato ad alimentarlo, rigurgitando nella gola il cibo pre- digerito, ancora per quaranta giorni circa.

La gestione degli uccelli del paradiso in condizioni controllate deve ricalcare per quanto possibile le condizioni naturali. Queste si possono riassumere, se paragonate con altre specie di uccelli tropicali, come segue:
1) Clima mediamente caldo, ma con discreta escursione giorno/notte ed estate/inverno. Quindi, durante la stagione fredda, anche temperature basse, purché sopra 0° e possibilità di uno spazio a c. 10°. Grandi temperature, “tropicali”, sono sconsigliate perché incoraggiano la formazione di funghi.
2) Importante è il cibo, che deve essere privo di ferro di origine animale (quello di origine vegetale è difficilmente assorbibile dall’organismo). Nonostante tutte le precauzioni, queste specie (come anche tucani, cotingidi, manachini, tangare) assorbono in qualche maniera ferro, che è accumulato nel fegato e provoca facilmente intossicazioni mortali. È pertanto raccomandato, una volta all’anno, un esame del sangue, che porta facilmente a una diagnosi. Meno facile il processo di disintossicazione, che può essere eseguito sotto le cure di un veterinario specializzato. In natura questi uccelli consumano le bacche di alcune specie di Schefflera, che sono ricche di tannini che prevengono l’assorbimento dei metalli.
3) Abbondanza di vegetazione dove gli esemplari possano sentirsi protetti
4) Voliere separate ma comunicanti (senza possibilità di vedersi) per maschio e per femmina. Questo in quanto si tratta di specie nelle quali le femmine, al momento della nidificazione, vanno in cerca di un maschio e, generalmente, lo individuano e scelgono nei lek, quegli spazi nei quali i maschi si esibiscono nelle celebri danze, fatte proprio per attirare le femmine, ma in questa specie, a differenza di altre paradisee, il maschio si esibisce da solo, generalmente eccitato dal canto di altri maschi, fuori vista. Questo porta, in natura, a una certa frequenza di ibridi fra specie affini, perché, quando la femmina non trova il maschio adatto, è disponibile ad accoppiarsi anche con uno di specie affine. A sua volta questo comportamento ha condotto molti dei naturalisti del passato ad identificare come specie diverse e rarissime, esemplari ibridi.
5) Quando la femmina è intenta a costruire il nido (nel caso del Cicinnurus regius essa invece occupa il cavo di un albero) è pronta per essere introdotta al maschio, per tempi brevi: un’ora per due volte al giorno. È pertanto opportuno essere muniti di telecamera a circuito chiuso.
6) Le femmine depongono generalmente due uova che, nel Cicinnurus, sono covate per c. 12 gg. La femmina nutre il piccolo con insetti (nell’Oasi impiegano grilli, cavallette, naturalmente in aggiunta al cibo degli adulti, composto da papaya, mirtilli, melograno e poche crocchette T.20). Dopo c. 15-18 gg. Il piccolo esce dal nido, già in grado di volare. Da questo momento inizia lo svezzamento che deve portare, in c. 2 settimane, all’abbandono degli insetti e all’adozione della stessa dieta degli adulti.
Articolo Guglielmo Petrantoni foto autore con il contributo dell’avv.to Francesco Saverio Dalba

Note:
Edwards: Uccello del paradiso minore Tutti questi uccelli ci vengono portati da alcune o altre parti delle Indie orientali; ma principalmente, secondo le informazioni, dalle Isole delle Spezie, possedute dagli Olandesi. Quello, dal quale è tratto questo disegno, era un eccellente esemplare essiccato, conservato al Museo della Royal Society a Lontra, nell’anno 1742. Ritengo che questo uccello sia stato descritto dal nostro connazionale signor Willughby, nella sua Storia degli uccelli, ma poiché il mio esemplare differisce parecchio dalla sua descrizione, penso che si tratti di un esemplare migliore. E poiché le figure del Willughby sono molto piccole e sommariamente disegnate, spero che le altre siano più accettabili.
Ho trovato anche una immagine di questo uccello in una Storia Naturale pubblicata ad Amsterdam da Albert Seba, che differisce un poco dalla presente: ma, poiché questa grande e dispendiosa opera difficilmente può capitare nelle mani di molti connazionali, ciò non mi ha trattenuto dal pubblicarne l’immagine e la descrizione. Seguo il Willughby conferendo il titolo di “reale” a questo uccello, nonostante creda che il grande uccello del paradiso, precedentemente descritto, meriti maggiormente questo onore”.
Linneo lo chiama Paradisea Regia, Brisson Manucodiata minor, Seba Rex Avium Paradisearum, Buffon Manucode.
Buffon: Adottò questo nome dall’appellativo indiano di Manucodiata, che sta a significare “Uccello di Dio”. Viene solitamente chiamato Re degli uccelli del paradiso, ma questo nome è tratto da narrazioni fantasiose. Clusius venne informato dai marinai, secondo una tradizione orientale, che ognuna delle due specie di uccello di paradiso ha un suo capo, i cui comandamenti sono ricevuto con sottomessa obbedienza da tutte le restanti schiere e che la Maestà vola al di sopra dello stormo; dà ordini, controlla ed assaggia le sorgenti, dove si può bere con tranquillità, ecc… Buffon ricorda che gli indigeni, talora, catturano interi stormi di uccelli, avvelenando le pozze d’acqua.
Manucodia BODDAERT, 1783 è un genere di uccelli passeriformi della famiglia Paradisaeidae

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Il Conuro coda castana Pyrrhura melanura (Spix 1821)

 allevamento e riproduzione della rara sottospecie Pyrrhura pacifica.

Altri nomi: Maroon-tailed conure (GB), Schwarzschwanzsittich (D), Conure de Souancè (F), Perico cola negra, Cotorrita coliparada (Venezuela), Periquito colijrroio (Colombia), Perico de cola marròn (Perù), Tiriba-fure-mata(Brasile).

Il pappagallo Pyrrhura/Pyrruhrus trae origine dal nome greco purrhos che significa colorato rosso fiamma; – ouros – dalla coda (oura coda); melanura, dal greco che sta per: con coda scura. Il Conuro misura 24-25cm., pappagallo dal piumaggio prevalentemente verde e dalla coda lunga, con margine anteriore dell’ala e copritrici primarie di colore rosso, guance e copritrici auricolari verdi, superficie inferiore della coda nerofumo, pelle nuda bianca sulla regione oculare (grigia nella sottospecie P.m. pacifica), penne del petto con base verde o verde sfumato di grigio e punta marrone tendente al giallo cui si vede il disegno a scaglie Il Conuro dipinto Pyrrhura picta, il cui areale si sovrappone a quello del Conuro coda castana in Amazzonia occidentale, ha guance castano fulvo, copritrici primarie verdi e disegno a scaglie sul petto più marcato e vistoso, mentre il Conuro petto bruno Pyrrhura calliptera è prevalentemente giallo brillante sulle copritrici primarie e sul margine anteriore dell’ala, ha copritrici auricolari castano sfumato di rosso e petto più marrone con disegno a scaglie lievemente accennato.

In cattività si distingue dal Conuro spalle rosse Pyrrhura egregia, simile, grazie al verde sulle copritrici della parte inferiore dell’ala e all’assenza di castano fulvo sul ventre. Nella Cordillera du Cutucú, la sottospecie berlepschi si trova (almeno con frequenza stagionale) in compagnia di esemplari di Conuro gola bianca, specie rara che ha petto più pallido, copritrici auricolari arancio acceso e maggiore quantità di rosso sulla parte superiore dell’ala. In cattività, il Conuro coda castana si distingue dalle specie congeneriche grazie alla combinazione di rosso sulle copritrici primarie, disegno a scaglie su petto e lati del collo e sottocoda nero lucido. Il volo degli stormi, accompagnato da richiami sonori e fragorosi, è leggermente ondulato e molto vicino al suolo quando attraversano spazi aperti. All’approssimarsi di un pericolo rimane immobile e silenzioso nel folto della vegetazione. Talvolta si posa su alberi isolati.

In volo e quando è spaventato emette gridi acuti e rochi screeet screeet screeet, e il richiamo è simile a quello del Conuro dipinto.

Presente in Sudamerica nordoccidentale nel bacino occidentale del Rio delle Amazzoni, nella parte meridionale del bacino dell’Orinoco e sul versante pacifico delle Ande in Colombia sudoccidentale ed Ecuador occidentale. In Venezuela si trova in Bolívar centromeridionale lungo il corso superiore del Río Paragua e in Amazonas a sud del Río Ventauri; nel bacino occidentale del Rio delle Amazzoni tra il Río Negro e il Río Solimões. Si trova nelle Ande centrali in Colombia, nella valle di Magdalena superiore da Tolima meridionale a Huila e, in una popolazione separata, a est delle Ande (in pianura e sulle colline pedemontane fino a 500m) dai monti Macarena a sud nelle pianure dell’Ecuador orientale e del Perù nordorientale e orientale. Una popolazione separata si trova a ovest delle Ande in Ecuador nordoccidentale verso sud fino a Los Ríos, con una singola segnalazione proveniente da Nariño, Colombia sudoccidentale. Si tratta di una specie prevalentemente stanziale che, probabilmente, intraprende spostamenti stagionali regolari come suggerisce la sua assenza ricorrente in alcune parti della Colombia. Pur avendo una distribuzione sparsa e discontinua, il Conuro coda castana è comune ed è il pappagallo più numeroso in molte parti del suo areale come, ad esempio, nella valle di Magdalena superiore e, forse, in alcune zone di Esmeraldas nell’Ecuador nordoccidentale. Il declino subito dalla specie in alcune regioni (ad esempio sul versante pacifico dell’Ecuador) è dovuto in larga misura alla perdita dell’habitat. Status e distribuzione in Perù orientale sono poco noti. Localmente il Conuro è poco diffuso come uccello da gabbia, mentre alla fine degli anni Ottanta le esportazioni di questi esemplari sul mercato internazionale hanno interessato un gran numero di individui, allevati in ambiente controllato al di fuori dell’areale.

Il Conuro coda castana si trova nelle zone tropicale e temperata, in varzea1, foreste pluviali montane e di pianura, in zone parzialmente disboscate, ai margini di foreste e in foreste secondarie, ad altitudini comprese tra i 150 e i 300m in Venezuela (sottospecie nominale); fino a 3200m sul versante orientale delle Ande (souancei); tra i 1600m e i 2800m sul versante orientale delle Ande centrali (chapmani); fino a 1700m in Nariño (pacifica), fino a 1500m (berlepschi). S trova generalmente in gruppi composti di 6 a12 esemplari che si posano sui rami più alti degli alberi per riposare e scendono su quelli più bassi per raccogliere il cibo. Pochi i dettagli conosciuti in merito alla dieta di questa specie; si nutre dei frutti di Miconia theaezans , Fagara tachnelo e della corteccia degli alberi. Poco noto il comportamento in riproduzione; si riproduce in aprile giugno presso le sorgenti del Río Napo, Ecuador. Un episodio di accoppiamento fu osservato in gennaio in Colombia. In cattività depone quattro uova.

Le redini, fronte e parte posteriore del collo marrone, con piccola macchia marrone tendente al rosso sulla punta delle penne del vertice cui si deve il disegno macchiettato; guance, copritrici auricolari e regione dietro l’occhio verde; il marrone sulla parte posteriore del vertice sfuma in verde sulla nuca. Parti superiori verdi con sfumatura verde oliva su alcune penne. Copritrici primarie rosse con punta gialla; margine anteriore dell’ala rosso; resto delle copritrici alari verde sfumato di verde oliva. Remiganti primarie blu tendente al verde con punta scura. Sottoala con copritrici verdi e remiganti moro scuro, quasi nero. Penne di petto e gola di colore verde o grigioverde con margini marrone pallido tendente al giallo cui si deve il vistoso disegno a scaglie; i bordi pallidi sono meno definiti ai lati del collo; ventre e sottocaudali verdi con sfumatura verde oliva. Sopraccoda castano scuro con base verde sulle penne esterne; sottocoda nero lucido. Parti nude: becco grigio pallido; pelle nuda bianco sporco sulla regione perioftalmica, cera dello stesso colore; iride marrone scuro; zampe grigie. I sessi sono simili anche in tutte le sottospecie. L’immaturo ha meno rosso (più verde) sulle copritrici primarie.

Le misure sono variabili in funzione del sesso e della sottospecie : ala 125-136; coda 98-119; becco 15-16; tarso 13-15.

variabilità geografica: Sei sottospecie, di cui due, la berlepschi e la chapmani, in passato erano considerate specie separate. La particolarità morfologica e strutturale della sottospecie pacifica, geograficamente isolata, potrebbe giustificarne lo status specifico.

            P.m. melanura (von Spix,1821) La specie nominale occupa il Bacino occidentale del Rio delle Amazzoni in Perù nordorientale, Brasile occidentale, Ecuador orientale, Colombia orientale [tranne la zona in cui si trova la sottospecie seguente] e Venezuela meridionale.

            P.m. souancei            (Verreaux 1858),Conuro coda bruna di Souancè (I) Colombia orientale dai monti Macarena verso sudovest fino a Putumayo passando per l’Ecuador orientale e, forse, fino all’estremità settentrionale del Perù. Probabilmente si trova solo sul versante delle Ande orientali e viene in larga misura sostituito dalla nominale nelle pianure. Simile alla nominale ma con modesta quantità di giallo (talvolta assente) al vertice delle copritrici primarie, più ampi margini pallidi sulle penne di petto e lati del collo e più ampi margini verdi sulle timoniere. Talvolta presenta una macchia marrone sul ventre. Il nome trae origine dall’ornitologo e commissario della marina francese Carlo Jaques Gabriel Guillier barone di Sauancè 1823-1896.

  1. berlepschi (Salvadori 1891), Conuro c.b.di Berlepsc (I). Valle Huallaga, Perù orientale ed Ecuador sudorientale nella Cordillera Cutucú. La presenza di un esemplare con le caratteristiche di questa sottospecie all’inizio della valle Magdalena lascia supporre che si trovi anche in Colombia. Simile alla sottospecie precedente ma con margini pallidi ancora più ampi sulle penne del petto (alcuni esemplari osservati in Ecuador avevano il petto quasi completamente bianco), minore quantità di rosso sul margine anteriore dell’ala e macchia marrone sul ventre più pronunciata. Poco

documentata la distribuzione in rapporto a quella della sottospecie souancei, e le due potrebbero non essere distinguibili. La sottospecie prende il nome da Hans Herman Carl Ludvig von Berlepsc (1850-1915) ornitologo tedesco e collezionista, specializzato in fauna Neotropicale.

  1. chapmani (Bond e Meyer 1915), Conuro di Chapman (I). Versante orientale della valle di Magdalena superiore nelle Ande centrali da Tolima meridionale a Huila a circa 1600-2800m d’altitudine. Bordi molto ampi e chiari (color camoscio) sulle penne del petto e ai lati del collo. Talvolta presenta una macchia marrone sul ventre. Più grande della nominale (ala 133-142, coda 118-133). Prende il nome da Frank Michler Chapman, collezionista e ornitologo americano, 1864-1945.

P.orcensi (Ridgely & Robinsons, 1988) Conuro El Oro (I), presente nel sud-ovest dell’Ecquador, El Oro e Azuay. In onore del dott. Gustavo Orcès, zoologo ecuadoregno, 1903-1996.

            P.m. pacifica  (Chapman 1915), Conuro del Pacifico (I). Cotorra del Chocò (E), Perequito del Pacifico (Colombia). Distribuito in Ecuador nordoccidentale e Colombia sudoccidentale. Piumaggio più scuro e meno tendente al verde oliva rispetto alle altre sottospecie, con pelle nuda sulla regione oculare di colore grigio anziché bianco. Il becco è nerofumo e più esile rispetto a quello delle altre sottospecie. Assente il giallo al vertice delle copritrici primarie, bordi pallidi sulle penne del petto più sottili e di tonalità più scura rispetto a quanto si vede nelle altre sottospecie. Parte anteriore del vertice verde con sottilissima striscia marrone tendente al rosso sulla fronte. Coda relativamente più corta rispetto alla nominale. Non comune negli aviari Europei e di non facile riproduzione. Questo epiteto, pacifica, è riferito alle isole dell’Oceano Pacifico .

Il sig. Micheloni ha da diversi anni una colonia riproduttiva che genera giovani ogni stagione con pieno successo e non poche difficoltà.

La positiva conduzione di allevamento è indubbiamente frutto di una mirata alimentazione che lo stesso ha attuato nei diversi periodi dell’anno, sia che i pappagalli si trovino a riposo o nel pieno della deposizione, secondo il seguente piano alimentare:

Durante il riposo stagionale vanno somministrate mele, carote, banane se apprezzate, pastoncino secco con grassi al 2%, misto inseparabili privo di girasole, foglie di radicchio da campo e verdura a foglia verde sino al momento della deposizione e camole della farina, queste ultime da sospendere dopo la deposizione e riprendere alla nascita dei primi due o tre piccoli. Dopo la nascita si aggiungano a parte piccoli pezzetti di arance e melograno e verso il decimo giorno di vita anche del germinato; non appena i giovani sono all’involo mettere del panico.

Ai giovani, se si presentano delle chiazze di nero sul piumaggio verde, suggerirei di modificare la dieta somministrando germinati e solo frutta in genere, pastoncino secco con erba medica, semi per inseparabili due o tre volte alla settimana, spighe di panico. Trascorso il primo anno, si può alimentarli come nel periodo di riposo per adulti precedentemente descritto.

Nel solo periodo della pre-cova è utile e consigliato aggiungere al pastoncino un po’ di mela grattugiata e uovo sodo, inoltre foglie di radicchio di campo.

Gli alloggiamenti per tale sottospecie sono costituiti da gabbie del tipo commerciale dotate di nidi, appesi in esterno, a forma di L rovesciata della misura di 20×20 cm e di lunghezza di 45 cm, un foro di entrata da 10 cm e una apertura nel lato corto della L ove è inserito un cassettino estraibile, che contiene il nido vero e proprio. Il fondo sarà costituito da uno strato di segatura grossa e un successivo strato di fagiolino, poi gli adulti provvederanno a completarlo con piume.

Le uova deposte variano da un numero di 4/5 sino a un massimo molto raro di sei e sono deposte a intervalli che variano da due a tre giorni massimo e poi covate per 26 gg. Se l’alimentazione è curata come sopra descritto, la stagione riproduttive usufruirà da due a tre covate feconde.

I soggetti sono alloggiati in gabbie da cova per canarini da cm. 120 x 50 x 60 con 2 posatoi alle estremità, oppure in voliere di due metri per un metro, per due di altezza, con parte della voliera riparata; con allevamento interno si hanno migliori risultati, mediamente tre covate. Il periodo di cova va da ottobre a maggio, mentre all’esterno da marzo a luglio (in questo caso con una o due covate).

Fornire frutta mele, carote, melograno, fichi d’india; qualche soggetto mangia banana, radicchio da campo e coste, dente di leone, misto inseparabili  e pastoncino secco con erba medica, spighe di panico acqua fresca e aggiungo uovo sodo al pastoncino, misto amazzoni, e qualche camola della farina aumentandole man mano che i piccoli crescono; amano molto farsi il bagno nel periodo riproduttivo. Alla nascita i piccoli si presentano rosa e con il passare dei giorni mettono un piumino grigio scuro, poi le canule delle ali di cui si nota subito la colorazione rossa sulle punte. In seguito iniziano ad aprirsi i calami che manifestano il loro verde smeraldo; il becco, piuttosto grosso, inizia a delinearsi in un mese e mezzo due circa.

Allevati a mano sono simpatici e confidenziali anche se, ad esclusione del rodocephala, che è il miglior pyrrhyra da pet, come tutti gli altri del genere non sono particolarmente da compagnia. La maturità sessuale sopraggiunge a un anno e mezzo circa ma è sempre consigliabile aspettare i 2 anni per l’allevamento, sopratutto per le femmine, infatti, man mano che allevano i piccoli diventano sempre più bravi come genitori. Il signor Micheloni riferisce di una coppia che ha allevato un caicco testa nera portandolo fino a 15 -18 gg di età. Le loro imbeccate nel nido sono esemplari, con 5 piccoli, 4 esterni e 1 coperto dagli altri, fanno il gozzo anche al più piccolo cercandolo; tenendoli all’esterno fanno colorazione grigio nera come anello perioftalmico e becco nero grigio scuro mentre all’interno tendono a perdere questa colorazione. Emettono un suono piacevole che assomiglia a quello dei diamanti mandarino amplificato, ma piacevole all’udito. Sono pappagalli rustici e forti ma con un’avvertenza per i giovani che iniziano a mangiare da soli, evitare i semi di girasole e pastoncini con grassi animali perché causano che le penne del corpo tendono a diventare nere facilmente e solo con la muta ritornano del colore  verde smeraldo, dopo di che si possono alimentare con girasole e qualsiasi pastoncino grassato.

I giovani sono alimentati dai genitori per 50 – 60 gg circa, nell’allevamento a mano il periodo è più lungo. Allevati a mano sono ottimi riproduttori e allevatori; bisogna tenere presente che sono pappagalli nervosi e timidi .

Bibliografia:

Arndt (1996), Bond (1955), Chapman (1926), Desenne & Strahl (1994), Evans (1988), Fjeldså & Krabbe (1990), Forshaw (1989), Friedmann (1948), Hilty & Brown (1986), Meyer de Schauensee   (1949), Meyer de Schauensee & Phelps (1978), Ridgely (1981), Ridgely & Gaulin (1980), Ridgely & Robbins (1988), Sick (1993).

NOTE: 1 . Varzea nome brasiliano, sono le foreste alluvionali che creano una vegetazione al di sopra delle acque.

Articolo G. Petrantoni con il contributo di S. Micheloni




Aurora Galli reportage di viaggio dall’isola di Gorèe

reportage di viaggio dall’isola di Gorèe…

… prima di arrivare in Senegal non avevo mai sentito parlare di Gorèe e, nonostante la sua forte valenza simbolica, pochi in Europa la conoscono…

Articolo

 

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