L’uccello che si “rade”

L’uccello che si “rade”

di G. Petrantoni immagini degli aventi diritto

Dedicato ai giovani allevatori  . . .e non solo.

Le foreste (habitat dell’uccello che si  “rade”) dell’America centrale e meridionale sono per lo più disseminate di grandi e giganteschi alberi che salgono verso il cielo ad enormi altezze, spesso con il tronco nudo sino a 50 m. dal suolo, mentre le loro chiome riunite formano un vero tetto verde che non fa filtrare i raggi solari e crea un perpetuo crepuscolo nella sottostante foresta. Molti di essi hanno alle basi robuste ramificazioni o grosse radici contorte che si stendono e si allargano sulla terra molle ed umida, mentre altri, stranamente alti di parecchi metri dal suolo, sono sostenuti da centinaia di sottili radici che sembrano canne di fiume.

Dovunque infinite liane ornano gli alberi e con essi si intrecciano, avvolgendo grossi tronchi, per poi pendere libere e lunghe dalle cime, verso terra o da un albero all’altro.

Ci sono poi le orchidee, alte, sottili e filiformi tanto da creare innumerevoli altre piante aeree dalle larghe foglie, bromelia simili ad ananas ed altre infinite piante colorate che formano massa.

A terra non vi è vegetazione consistente, poiché il sole non riesce a raggiungere ed irrorare, anzi, la caduta delle foglie forma uno strato marrone, fresco ed umidiccio,

simile a quello dei nostri boschi quando, dopo una pioggia estiva notturna, si risente della evaporazione senza che vi siano raggi solari.

Questa è la foresta equatoriale che ho avuto modo di vedere e vivere nella Guiana Britannica, in Venezuela e in molti altri Stati del centro sud America.

Dal tetto impenetrabile che sovrasta si odono continui trilli, cinguettii e rauchi stridii di uccelli invisibili, ma ben pochi se ne riescono a vedere a terra o lungo il cammino, solo qualche spaccalegna bruno e grigio, intento intorno ad un tronco come fanno i nostri picchi, un formichiere, vestito a scacchi bianchi e neri o con macchie marrone,

che fruga tra i rami caduti e le foglie secche alla ricerca di insetti.

Ci si può imbattere in qualche grossa gallinella, molto simile alle nostre, ma vestita di penne olivastre o marrone, anziché di grigio, per mimetizzarsi al terreno, o un tacchino arboricolo guan, molto simile ai comuni nostrani, che si leverà in corto volo per paura, ed ancora coloratissimi colibrì in sospensione nel calice delle rosse orchidee, per assumerne il nettare! Al di fuori di questi, pochi saranno gli uccelli di tinte neutre o poco visibili che il nostro sguardo avrà la fortuna di incontrare.

Tutt’altra cosa è invece sui bordi delle foreste, in quei luoghi dove si formano radure per tagli degli alberi o lungo i fiumi. Nei tropici , così anche come da noi, gli uccelli abbondano su terreni aperti, sia perché lì il sole può colpirli con i suoi raggi, sia perché gli insetti ed altri animaletti di cui si cibano sono assai presenti ed i fiori e bacche e semi vari vi si sviluppano molto meglio che dove l’ombra è troppo fitta.

Barranquero -Momotus momota aequatorialis

In queste aperture della vegetazione è possibile osservare uccelli di varie grandezze, magari appollaiati a prendere il sole o in attesa di acchiappare una farfalla o un pesce che nuota nei bassi fondali del fiume sottostante.

 

In tali condizioni ambientali è facile scorgere un motmot, il quale, sfuggendo dal ramo su cui sostava, afferra al volo una farfalla, per cibarsene.

Dopo la cattura, in attesa di altra caccia, torna di nuovo sul ramo, poi si tuffa a terra, e ritornando al ramo porta al becco un topino, una rana, o una lucertola che si contorce ancora.  Avendo il becco lungo e forte è naturale che riesca a catturare con abilità prede consistenti, supportato anche dai suoi 47 centimetri di taglia e dai 150 grammi di peso. Il motmot -voce onomatopeica di origine spagnola che ne descrive il verso-  in realtà è simile sia al martin pescatore sia all’acchiappamosche. Gli indigeni lo chiamano bobo, cioè “sciocco”, poiché non teme l’uomo e facilmente si lascia vedere da vicino. Ciò accade forse perché sa di non essere in pericolo, dato che, non essendo commestibile, non gli viene data la caccia, o forse perché, essendo pigro, non ha molta voglia di muoversi, tanto da non adoperarsi nella ricerca del cibo per i suoi piccoli. Per evitarsi la fatica riempie il nido di animali morti, dei quali i neonati si cibano fino a quando non sono capaci di cacciare per conto proprio.

Inoltre i loro nidi non sono proprio all’insegna della pulizia e così sporchi non attirano alcun predatore.

Ma il costume che lo rende assai strano è che ama “radersi da solo”!

Possiede una coda lunga, con due penne  centrali più lunghe delle altre, ma, chissà perché, l’uccello crede di sembrare più bello radendosele.

Tirandosi sotto la coda, chinando il capo e servendosi del lungo e robusto becco per rasoio, si toglie le piume delle lunghe penne centrali, fatto salvo un ciuffetto che lascia in cima.

Come negli umani che variano per baffi e pizzi, così certi motmot si lasciano solo un ciuffetto in fondo alle penne, mentre altri se ne lasciano qua e là lungo le cannucce rase. Per quanto poco quei buffi uccelli dalle code rasate temano l’uomo, ce n’è un altro nelle Indie Occidentali che si mostra ancora più domestico: è un bellissimo uccelletto non più grande di un passero, ma grassetto e forte, con un codino robusto ed un lungo becco dritto; ha il dorso verde e sul petto macchie che vanno dal rosa allo scarlatto, frequenta le rive dei fiumi e non si discosta molto dalle caratteristiche dei motmot. A prima vista lo si scambierebbe per un piccolo martin pescatore, vista la forma similare, la posa e la testa robusta dal becco dritto e acuminato, poi, vedendolo piombare sui piccoli insetti, sembrerebbe un acchiappamosche. Il suo nome è tody, appartiene alla specie dei martin pescatori e come essi fa il nido nelle cavità lungo le alte sponde dei fiumi, ma il suo richiamo è diverso: invece di un sonaglio emette un rauco gracidare di una rana e, al contrario dei suoi parenti martin, che sono schivi, timidi e sospettosi, i piccoli tody sono gli uccelli più domestici e fiduciosi. Non solo sono tranquilli e sicuri, ma, se ci si trova nelle immediate vicinanze, facilmente vengono a posarsi sulle nostre spalle.

 

L’mmagine serve a dare una proprorzione dell’uccello.

Momotus momota messicano

Momotus momota

Motmptus bahamensis

 

 




Amazzona Auropalliata

AMAZZONE A NUCA GIALLA – Amazona (ochrocephala) auropalliata (Lesson, 1842)

 

francobollo dell ‘Honduras che riproduce la Amazzone o.auropalliata caribea;anno 2001.

Inglese: Yellow-naped amazon

Olandese: Geelnekamazone

Tedesco: Gelbnackamazone

 

Nomi alternativi

Golden-naped amazon, Loro nuquiamarillo (nominato alle falde del vulcano Masaia), Loro nuca amarilla (dalla lista del Ministero Nicaraguense –Marena).

Di colore base verde chiaro con una vistosa striscia giallo brillante per tutto l’arco della nuca,che talvolta si riunisce sotto la gola, questa in funzione dell’età è più o meno estesa, in taluni soggetti è appena accennata o del tutto assente nei soggetti che provengono da aree diverse del territorio nicaraguense sul Pacifico o sul Mar dei Caraibi.

Becco grigio con toni che tendono al nero ad esclusione di quei soggetti provenienti dalla laguna del Masay che hanno il becco avorio, contorno orbitale e zampe grigie. Iride qarancione nel maschio e rosso arancione nella femmina. Le remiganti con riflessi bluastri, e con una piccola macchia rossa sulla parte esterna delle secondarie,  contorno dell’orifizio azzurro tenue. Una piccola macchia triangolare sulla fronte è presente sulla Amazona a. parvipes, che per taglia arriva a soggetti molto piccoli rispetto alla Amazona auropalliata tipica, la differenza è sostanziale trattandosi di pappagalli che vivono agli estremi delle coste e che difficilmente possono mischiarsi.

Biometria

Ali 209-234; coda 106-125, tarso 25-29; lunghezza 35 cm.Peso 300-400. Transitata di recente nell’allegato A della Convenzione.

Amazona o.auropalliata di mutazione Isabella

Voce

Ampia varietà di urla, richiami e fischi; i brontolii sono abbstanza comuni in volo inclusi rombanti e rauchi suoni ripetitivi com.e K’chow chow, oppure K’chepchep; poi una serie di suoni risonanti, crescenti di tono, tipo kwok, quasi simile al suono dell’oca in fase di “atterraggio”.(Junniper-Parr 1998)

Caratteristici i rrowh o grrowh.

Questi richiami sono comuni a tutte le sottospecie delle Amazzoni auropalliata mentre le Amazzoni a. parvipes e caribea, posseggono una loro caratteristica gamma distintiva di suoni tipo chrr-rrr uhtt-rr, e urla sommesse, lontane, rauche e acute tipo h-rrah, h-rrah … e,  rr-aah rrowh, rr-aah rrowh, e h’rrah rrah – rrah – rrah – rrah – rrah. Tutte le diverse sottospecie sono considerate tra i pappagalli meglio dotati dal punto di vista vocale e la loro capacità di imitare la voce umana.Riescono a produrre suoni modulati in sequenza, tanto da comporre vocalizzoazioni in tono ascendente e discendente, imitando ritornelli di canzincine o fischiandone il ritornello. In buona sostanza , di tutte le amazzoni da me possedute potrei dire con certezza che è la più disponibile alla ricezione, con un buon numero di ripetizioni.

 

Distribuzione

Di questa specie fanno parte, oltre alla sottospecie nominale la sottospecie Amazona a. parvipes ed Amazona a. caribea, entrambe ancora oggi poco conosciute anche se tra il 1986 ed il 2002 in tutta Europa si sono avutre regolari importazioni. La differnza di intensità di giallo sulla nuca, ha portato gli allevatori a preferire i soggetti più grandi e colorati, considerando la piccola Amazona a. pervipes un tipo meno desiderabile , ma sebbene questi soggetti siano stati presenti nelle medesime spedizioni in misura molto inferiore(1 a 12), ove per altro la provenienza territoriale è molto diversa.  Questo ha costretto gli esportatori del posto ad acquisire solo animali vicino la capitale Managua alle falde del vulcano Masaia, che è posta ad ovest del paese ed è luogo di concentramento di molte ditte  esportatrici del settore.

Lungo tutta la costa dell’Oceano Pacifico da El Salvador, le Regioni: Chinandegia, Leon, Managua, Carzo, Granada, Rivas e parte della Costa Rica, è presente la Amazona auropalliata auropalliata senza sostanziali variazioni di taglia e di colori. Sulla cosa del Mar dei Caraibi e nelle regioni circoscritte dell’Atlantico del Nord e  del Sud, è presente l’Amazona aurocapilla pervipes. Biosgna inoltre fare attenzione a non confondere l’Amazona A. caribea con l’Amazona ochrocephala hondurensis, che si distingue dalla precedente per avere la parte inferiore del becco di colore corneo pallido e per essere presente nelle solo due isole prospicenti l’Honduras.

Intorno agli anni ottanta, sono stato per un lungo periodo in Nicaragua, dove la curiosità e la voglia di sapere mi hanno spinto a visitare territori ampi e selvaggi. Ho contattato esploratori e ho visitato luoghi di raccolta e di cattura; ho anche parlato con “acopiadores”, i cercatori di animali presso gli Indios.

Bene il risultato è stato in un certo senso confortato da dati di fatto che riassumo così: l’Amazona auropalliata pervipes è addensata in un’area nicaraguense estrema ad est di Managua e nella Regione Autonoma dell’Atlantico del Nord, regione coperta da grandi foreste pluviali e di scarsa densità demografica; San Jeronimo e Santa Fè sono dei minuscoli agglomerati ai confini con l’Honduras ed uniche località abitate della foresta. In queste aree certamente l’ Amazona a. pervipes è presente, e qualche Indio le possiede per averle catturate o prelevate sin da piccole nei nidi. Escluderei la presenza della A. pervipes sulla costa tra Nina Yari e Puerto Cabezas, mentre sicuramente è presente a Bluefields sul fiume Escondido e verso  l’interno, a Rosito, sul grande centro sul fiume San Bana e nella foresta del parco nazionale Jionoteca. Questo è uno dei motivi per cui nonera facile trovarla nei luoghi di raccolta per l’esportazione.

L’Amazona a. auropalliata è tipica del centro America con popolazioni sulla costa dell’Est Pacifico, sulla parte più a sud del Messico (Oxaca e Chiapa), Guatemala con la presenza di soggetti con proprie caratteristiche nella zona di Patèu, rara in El Salvador ed in Nicaragua mentre la si ritrova in abbondanza nelle lagune di Masay e Apayo, nelle foreste alle pendici del vulcano Masaya. Un Indio mi ha dato indicazioni precise sulla presenza di nidificazioni in Mezeda de Pueblo, Ni Quimono e Masutepe a 500 mt. sul livello del mare.

 

Popolazione e demografia

Già piuttosto comune e localmente abbondante nei territori sopracitati, ma con ogni probabilità il suo presunto declino è dovuto alla deforestazione per l’agricoltura, la costruzione di abitazioni e per ultimo la cattura per scopi commerciali anche se devo dire che il Governo è sempre stato molto attento a consentire l’aquisizione di soggetti giovani e non di adulti esclusivamente durante il periodo dell’involo dei giovani. Oggi mentre scrivo , il pappagallo è definitivamente salvo, le esportazioni si sono chiuse e non esistono a disposizione quote Ministeriali per export.

Personalmente ritengo che questo Pappagallo, pur essendo transitato nell’allegato A della Convenzione, difficlmente si possa ritenere a rischio di estinzione, a mio parere sarebbe stato sufficiente chiudere le esportazioni parzialmente e creare delle accreditate ditte, sotto controllo ministeriale, peraltro  limitate dalla cosidette quote e per soli nati dell’anno, considerando tra l’altro la sua buona predisposizione alla riproduzione in cattività. Riproduzione che il Dottor(veterinario) Armando Castellon ha saputo incrementare con animali di cattura in situ.

Grandi rischi invece per le sottospecie; sulle piccole isole di Ròatan sono stati stimati 60 soggetti ed altri 250  a Guanaja mentre sono sufficientemente comuni a Mosquita.

Habitat piuttosto vasto: dalle aride e semiaride savane cosparse di alberi, alle aree semiaperto con alberi di pini, alle foreste intricate, alle pendici de vulcano Masaya, in compagnia dell’Aratinga strenua, alle zone umide delle lagune. Meno presente  e più rara sulle coste Atlantiche.

Al Nord è comune vederla in compagnia dellAmazona viridigenalis. In Guatemala ed in Honduras viene osservata sulle pendici intorno ai 600-700 metri. Vola in piccolissimi gruppi o a coppie.

Gruppi più numerosi si riuniscono in alcuni periodi dell’anno, ove giovani si riuniscono agli adulti per scorribande alla ricerca del cibo.

 

Cibo

In natura si ciba di ogni tipo di frutta dfi stagione: mago, papaia e frutti della Terminaglia, frutti della palma e Brosium, oltre a semi di Cochlospermum, Curatella, Frugus, vari bacelli verdi di Inga, Dussia ed ancora, arilli di Casearia e Virola.

La popolazione delle isole quale dieta base il Pinus caribea.

Nei luoghi di raccolta dove ho potuto osservare varie Amazzoni, il personale che accudiva questi animali appena catturati, mi faceva vedere quale alimentazione era loro somministrata: frutti di “mamon”, semi di “Jcaro”, “Caco” e “Tempate”, barbabietole bollite e un po’ di sorgo rosso, quest’ultimo era assai gradito anche dall’Amazona albifrons.

Il dott. Armando Enriquez Duarte, medico veterinario zootecnico ed esportatore di uccelli, mi riferiva con precisione, che i semi di Jcaro, simili ai semi di girasole nostrani ma scuri e più piatti sono, come apporto proteico vitaminico, assai validi e rendono all’animale molto più che ogni altra semente. Le sostanze in esso contenute sono: proteina 27,53%, grassi 31,5%, fibra 20,2%, fosforo 1,02%, calcio 0,44 % e materia secca 8,7%.

Per contro l’alimentazione usata in cattività può tranquillamente avvicinarsi a quella di orgine, con un buion misto di semi vari, frutta di stagione, pane secco, fichi secchi o maturi, mais ancora allo stato latteo, sorgo, barbabietole rosse bollite e germinato somministrato con cautela.

Classica immagine della Amazzone o.auropalliata, del Nicaragua.

Riproduzione

Per quanto appurato sul campo, la riproduzione avviene sicuramente sul versante atlantico in febbraio e sul versante del Pacifico tra novembre e dicembre.

La prima notizia di allevamento si ebbe dall’Australia, continente che quasi mai emerge sul fronte della riproduzionone delle Amazzoni. In questo caso un tale sig. Halstrom nel 1948 ebbe successo. La Svezia segnalò il suo primo riusltato nel 1974, in Europa nel 1983. A tal proposito bisogna tener presente che i soggetti esportati dal Nicaragua, quasi certamente furono furono esportati da marittimi, altrimenti non sarebbe stato possibile considerato l’embargo imposto dagli Stati Uniti fino ai primi del 1980.

Solo dal 1989 il Governo ristrutturò l’autorità (IRENA) per il controllo e la conservazione delle risorse naturali, oggi trasformata in MARENA – Ministero dell’Ambiente e delle Risorse Naturali.

Pertanto in Europa ai primi degli anni novanta iniziarono ad affluire le prime quote di Pappagalli, che per la verità erano in maggioranza dei bellissimi maschi adulti di A. a. auropalliata, dato che gli importatori si erano raccomandati, per soddisfare il “popolo” degli acquirenti, soggetti di taglia grande con molto giallo.

Per molto tempo il risultato fu che le femmine, al controllo endoscopico, risultavano in gradne minoranza e per di più quelle poche erano in maggioranza della sottospecie A. a. parvipes.

Questa situazione ha determinato all’inizio un grande stallo con rare e sporadiche segnalazioni di deposizioni e quasi nulle nascite. Solo alcuni risutati si ebbero con quelle coppie che fortunatamente erano state formate da soggetti della stessa sottospecie, quelle copie deponevano ed allevavano con regolarità.

Poi entrato in possesso di una splendida coppia di  A. a. auropalliata, l’ anno seguente deposero le prime uova e con assidua regolarità e precisione furono portati con successo allo svezzamento tre piccoli. Successivamente un amico mi chiese di poterne entrare in possesso, bene già dall’anno successivo, nonostante il cambio di ambiente, la coppia si riprodusse ed ancora oggi  con regolarità, dà alla luce piccoli.

Un’altra coppia della stessa specie è presente in allevamento, anche questa, sebbene con non perfetta costanza, si riproduce e porta allo svezzamento a volte uno a volte due piccoli. Per contro a distanza di dieci anni non ha mai riprodotto la coppia formata da due Amazzoni di sottospecie diverse (A.a.auropalliata x A.a.paivipes).

Ritengo che in questo caso un sostanziale ma determinante elemento possa contribuire alla difficoltà di riproduzione: il diverso modo di “parlare”, i linguaggi sono diversi, gli intenti e le espressioni sono tra loro incomprensibili. I segnali di allarme, di paura, di affetto ed ogni altra espressione li rende timorosi l’uno dell’altro. Sicuramente con il tempo anzi, con molto tempo, ci sarà una possibilità ma sarà un’offesa a ciò che la natura aveva predisposto, perché darà soggetti male adattati. E’ pur vero che la femmina ormai depone da tre anni, ma le uova sono chiare ed il maschio è risultato comunque con testicoli ben vascolarizzati!

Un’altra coppia di Amazona auropalliata è presente in allevamento, ma dalle caratteristiche ben diverse, sono soggetti provenienti dal Parco Nazionale del Masaya, portatori di blu, il loro petto è soffuso dì azzurro e la maschera facciale azzurra, il becco avorio, sino ad oggi hanno deposto uova feconde ma non schiuse! Quest’anno per la prima volta hanno prodotto due piccolo, ma per la fine dell’anno 2013, saranno esportate nel Kuwait, per l’allevamento in loco.

Molti allevatori oggi hanno successo con queste amazzoni e devo dire che sebbene le importazioni siano chiuse, un buon numero di soggetti sono in possesso di allevatori italiani che con regolarità producono soggetti di grande taglia. Un buon allevatore come Antonio Pirovano, con una sola coppia ben affiatata, riesce a portare a termine da sette a nove soggetti all’anno e con l’aiuto della incubatrice.

Lo stesso dicasi per il Sig Brambilla esperto allevatore.

 

Mutazioni

In passato nei giardini zoologici americani e presso molti allevatori americani sono giunte Amazzoni di cattura di mutazione blu, in particolare al Bronx zoo di Nuova York, e un soggetto lutino allo zoo di San Francisco.

Il sig Ramon Noegel di Tampa, possiede una amazzone blu ed il suo connazionale Roger Bringers di Hollywood un altro. In questi soggetti il verde si è mutato in blu ed il giallo in bianco. Un’altra coppia è in possesso di allevatori spagnoli ed una riproduttrice di tale francese Nueallò, commerciante e allevatore.

In Gran Bretagna è stata fissata una mutazione isabella.

Un ‘altra immagine della Amazzone dalla nuca gialla, di mutazione.

 

Variabilità geografica

Amazona a. auropalliata, dalla costa del Pacifico da nord a sud, dal Messico al nord est del Costa Rica.

Amazona a.parvipes, Mosquitia Honduras e nord-est Nicaragua.

Amazona a.caribaea, Isole di Bay.

Le su menzionate amazzoni sono considerate conspecifiche della Amazona o.oratrix e della Amazona o.ochrocephala.

Una piantina di distribuzione nel continente centro-sud Americano, di tutte le Amazona ocrocephala

Referenze

Forsow(1973),Monroe(1968),Juniperr-Parr(1998),Massa-Petrantoni(1999),Bertagnolio(2000)-

 

Testo e foto Guglielmo Petrantoni




Amazona Oratrix

Considerazioni sulle amazzoni dalla testa gialla (Amazona Oratrix)

Amazzone testa gialla Nicaragua

Amazona (ochrocephala) oratrix, Ridgway 1871.

Amazona ochrocephala tresmariae,Nelson 1901 .

 Double yellow Yellow-headed amazon (GB)

Tres Marias duble yellow Amazon (GB)

Doppelgelbkopfamazone (D)

Tres-Marias Amazone (D)

Caratteristiche varie

Lo stato tassonomico delle tre specie o sottospecie Amazona oratrix, Amazona auropalliata, e Amazona ochrocephala, è attualmente oggetto di dibattito e lo sarà probabilmente anche nel prossimo futuro.

Mentre vi sono forme distinte (a dispetto della apparente assenza di barriere

biologiche) di questi pappagalli nella costa del Pacifico dal Messico al Sud America, sui pendii caraibici del Centro America (specialmente in Guatemala e Honduras) esistono tipi intermedi che suggeriscono che l’amazzone oratrix e l’amazzone auropalliata siano razze geografiche di una singola specie o perlomeno allospecie di una superspecie ben definita, come in questa sede vengono appunto considerate. In effetti, a causa della molteplicità di forme esistenti, sembra più opportuno suddividere il complesso ochrocephala nelle tre allospecie ochrocephala, oratrix e auropalliata, con un totale di undici sottospecie.

I colori della oratrix, sia essa da considerare come allospecie o sottospecie, sono comunque decisamente caratteristici. La testa è in gran parte di colore giallo, che aumenta di estensione e di intensità con l’età, sino al punto che soggetti pienamente maturi posseggono alcune delle piume della nuca orlate di rosso. Le spalle sono di colore rosso con alcune piume gialle, più o meno estese sulla curvatura della spalla. Il becco è di colore avorio e le unghie sono alcune avorio ed altre scure; probabilmente il fatto che siano presenti alcune più scure potrebbe essere imputato all’età avanzata. In genere la femmina, più piccola del maschio, ha il giallo della nuca più sbiadito e meno esteso, ma la colorazione dell’iride dell’occhio è di certo un carattere distintivo sicuro (nel maschio è arancione molto chiaro, nella femmina arancione intenso) che, a confronto, rendono la differenza sostanziale e di grande evidenza, naturalmente parlando di soggetti di almeno due anni.

Ad ogni modo, le amazzoni cosiddette a testa gialla sono a loro volta un gruppo in cui il colore giallo si estende attorno agli occhi, talvolta un po’ oltre fin sopra il becco e, in individui particolarmente colorati, ventralmente fin sotto il femore. La presenza del giallo è ciò che distingue le quattro sottospecie del complesso oratrix, che possono essere descritte come segue. Per quanto riguarda le A. delle isole Tres Marias bisogna dire che esse portano la curvatura dell’ala rossa con un piccolo cenno di giallo, il capo giallo come le A. o. Magna, con una vistosa macchia gialla più scura al padiglione auricolare e il petto con una cravatta gialla sino quasi all’orifizio. Tale orifizio è azzurrognolo cosi come soffuso di azzurro è il petto.

‘Amazzone dalla testa gialla del Belize (A. o. belizensis) ha del giallo limitatamente all’area facciale, che quasi mai si estende ad altre regioni. Gli adulti di questa forma in età giovanile possono facilmente essere confusi con la sottospecie nominale testa gialla (A. o. oratrix), che però è di taglia più piccola. Il culmine delle misure esposte (dalla base alla punta del becco) mostrano che il becco nel belizensis è più largo, sebbene, comparata la lunghezza delle ali e della coda, sia più piccolo dell’oratrix.

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Una testa tipica di Amazzone doppia testa gialla, maschio, ove è possibile notare il giallo alla curvatura dell’ala e sopratutto la grande estensione del giallo a tutto campo sulla testa.

Amazona o.tres Marias,Una femmina adulta , con minore estensione del giallo, ma con una soffusione di giallo sino al basso petto.

 

  1. L’Amazzone dalla testa gialla nominale (A. o. oratrix) per molti anni ha avuto una forte considerazione nel commercio di uccelli, trovando molti potenziali compratori a causa della sua reputazione, spesso immeritata, di essere un abile parlatore. In tempi recenti la moda si è spostata su più grandi, brillanti e colorati uccelli (la sottospecie magna). Tale cambiamento è stato tempestivo perché la popolazione di questo uccello è stata ampiamente ridotta a causa delle catture. Le caratteristiche diagnostiche sono il giallo sulla testa che si estende nel collo e fin quasi alla nuca in qualche esemplare. L’età appare un fattore decisivo nella classificazione dei colori. La taglia è decisamente più grande di tutte le altre.
  2. Amazzone dalla testa gialla delle Tre Marie (A. o. tresmariae). Questa sottospecie è invariabilmente piuttosto confusa dagli avicoltori con l’A. o. magna e questo è ripetutamente visibile nella sottolineatura “tre Marie”. Può essere affermato che le sottospecie provenienti da remote, quasi inaccessibili regioni raramente appaiono nel commercio e, quando ciò accade, il loro numero è esiguo. Le tre Marie sono limitate a un gruppo di isole del Nayarit, nel Messico occidentale. Tali isole sono colonie penali e non esiste un traffico regolare tra questi isolotti e le isole principali. Come risultato di ciò questo uccello è estremamente raro nell’avicoltura.  I tratti peculiari comprendono del giallo sulla testa che si sfuma quasi nel crema nella parte anteriore; la curva delle ali mancante della larga striscia di rosso e giallo del magna, pertanto solo una leggera colorazione rossa alla curvatura, e le parti sottostanti che hanno una distintiva scia bluastra. I piccoli , come anche molti genitori, sono privi delle orlature nere alle penne della nuca e soprattutto del petto. È un uccello di cui gli avicoltori parlano costantemente in termini entusiastici. Da notare che nel libro del Forsow , anno 1973 e seguenti, l’amazzone testa gialla riportata nel disegno, è proprio  una “Tres Marias”.
  3. Grande amazzone dalla testa doppiamente gialla (A. o. magna). Questa è la più straordinaria delle varianti di amazzoni dalla testa gialla. Negli esemplari più superbamente colorati (come il maschio nella collezione di Arlene Chandler della California) la testa è completamente gialla; questo colore si estende alla nuca e alle parti basse e raggiunge il basso addome. Le ali sono ampiamente gialle (eccetto per le primarie e le secondarie) con parecchio rosso sulla curva. Il maschio adulto sembra acquistare una tinta rossastra nella zona della nuca. Alcuni non conseguono questa colorazione, ma, nonostante ciò, rimangono meravigliosamente belli e il fatto che sono parecchi centimetri più grandi delle altre.. Questo uccello era sconosciuto fino a non molti anni fa, quando all’improvviso alcuni esemplari incominciarono ad apparire nel commercio e adesso molti individui di testa gialla in vendita appartengono a questa sottospecie. Sfortunatamente molti di essi provengono dal contrabbando perché il Messico ne ha vietato il commercio per parecchi anni, e molti degli esemplari in vendita quando ancora il commercio era consentito appartenevano alla sottospecie oratrix. Ogni volta che si acquista un uccello bisogna assicurarsi che sia una razza di cattività e che la sua provenienza sia conforme alle disposizioni governative (molti degli uccelli confiscati al contrabbando sono venduti dal dipartimento dell’agricoltura U.S.) o che sia stato importato prima dell’attuazione del divieto messicano.

Una varietà di grida acute e di fischi include inoltre ripetitivi richiami kyaa-aa-ah e krra-aahaa-ow, talvolta vocalizzazioni umane di sbadiglio, come wow o ow, whohohohr.

In volo è quasi sempre silenziosa, ma in cattività è un’eccellente ripetitrice di suoni e parole, spesso con toni quasi umani. Lo stesso nome scientifico attribuitole, “oratrix”, sta a significare la voce emessa come un soggetto che prega in litania.

 

Distribuzione

L’oratrix vive in una zona costiera limitata, nella parte ovest del Messico.

Con il passare degli anni è diventata abbastanza rara, pertanto oggi è irregolarmente distribuita, in particolare nelle fitte foreste, lungo i fiumi e i territori misti con campi coltivati.

Era reperibile nella zona costiera del Messico, del Belize, nell’estremo est del Guatemala e nell’estremo nord-est dell’Honduras. Rilevata sui pendii  messicani del Pacifico in Colima, Michoacàn, Guerrero, Oaxaca (due popolazioni disgiunte sul Pacifico e sui pendii del golfo nella regione di Isthmus) e Chiapas; presente nelle quattro isole Marias (San Juanico, Maria Madres, Maria Magdalena, Maria Cleofas).

E’ distribuita anche sui pendii del golfo del Messico dal centro a sud di Tamaulìpas, nella parte più esterna di San Luis Potosì, di Puebla, di Veracruz, di Tabasco e di Campeche, lungo la costa belizense e nei dintorni di Puerto Barios nell’estremo est del Guatemala e nel nord-ovest dell’Honduras nella valle di Sula. Popolazioni selvatiche, evidentemente introdotte, sono state osservate a Miami in Florida e a Portorico.

 

Popolazione , demografia e cibo

Le stime risalenti al 1994 danno una presenza di oltre 7000 esemplari, ma probabilmente i rilevamenti effettuati nel 2002 citavano il pappagallo a rischio, tanto che, portati i risultati in commissione per il passaggio dall’allegato B in A, esso è stato iscritto solo in seconda seduta nel 2003.  A causa della distribuzione topica, della cattura per il commercio e della riduzione degli habitat per la riproduzione, la quantità è notevolmente diminuita, a fronte però di un buon incremento in cattività, essendo pappagallo di facile riproduzione. Comunque il Ridgley aveva già  comunicato il regresso di questa specie, che veniva avvistata solo localmente ed in piccole quantità.

Tra il 1979 ed il 1980 il Messico esportava ancora 2.716 esemplari di cattura verso gli Stati Uniti d’America e con ogni probabilità nello stesso periodo ne sono usciti illegalmente dai confini con gli USA in numero anche superiore, mentre in Europa è da tempo chiusa ogni importazione.

La connotazione dell’andamento montuoso-costiero determina di per se stesso i luoghi di vivibilità e le altitudini a cui vive l’animale. Esso si adatta facilmente alle variabilità geografiche ove frequenta la savana, la foresta decidua tropicale (inclusi tratti di terreno disboscato), dense foreste spinose, foreste di pini (Pinus caribea).

In natura questi uccelli cercano il cibo nelle foreste pluviali e in ambienti cespugliosi ed anche su terreno coltivato, sotto forma di noci, semi, frutti, bacche, fioriture.

In particolare frutti di Acacia, Macuna, Ficus, Zuelania guidonia, Bumelia laetivirens, Solanum, Pithecellobium flexicaule, mango e banane.

In cattività mangiano semi, frutta e verdure come sedano, carote, spinaci, lattuga, bacche di sambuco, semi di girasole germogliati durante l’allevamento dei piccoli,

semi di cardo, grano, grano saraceno, canapa, avena, ed un mix per pappagalli, qualche chicco di estruso per cani, estruso di verdure per piccioni, pezzetti di pane duro, noccioline, pigne, semi di girasole bianco e qualsiasi tipo di frutta in abbondanza.

Le amazzoni, in particolare quando addomesticate, mangeranno proprio tutto quello che verrà loro offerto. Secondo quanto riferisce Tony Silva al tempo in cui era coordinatore al Loro Parque, preferiscono fichi d’india, carote bollite e guava. Accettano anche il pollo bollito. A questi uccelli non venivano dati semi al fine di evitarne l’obesità, problema comune nelle amazzoni.

Amazona oratrix  mutazione gialla.

amazona oratrix tres marias differenza tra maschio e femmina a sx.

In natura nidifica in cavità di alberi (in Belize soprattutto pini), deponendo tre o quattro uova che si schiudono tra i 26 e i 28 giorni. I piccoli crescono abbastanza in fretta, a 8 settimane mangiano già il cibo degli adulti e saranno svezzati alla dodicesima – quindicesima settimana. Alla prima muta (all’età di 6 mesi) la presenza di giallo nella testa si estende un po’ più indietro e a 8 mesi l’iride è vicina al colore degli adulti.

Per quanto ancora abbastanza comune in cattività, oggi ritengo che la riproduzione di questa specie sarà molto limitata a causa delle restrizioni dettate dalla nuova normativa che la definisce a rischio, anche se ormai da un decennio non viene più esportata dal Messico.

L’allevatrice inglese Rosemary Low sin dal 1972 riferiva che era molto difficile distinguere i sessi, come le accadde quando si trovò ad essere in possesso di due esemplari, stimati dell’età di tre anni.

Essi andavano molto d’accordo, ma non concludevano mai nulla che portasse ad un accoppiamento. In quell’epoca non era praticata l’endoscopia. Senza saperlo la Low aveva acquistato una dopo l’altra due femmine e nell’autunno del 1978, poiché nessun nuovo risultato era stato ottenuto in seguito alla formazione della presunta coppia, decise di ricostituire la coppia , sostituendone uno. Nell’aprile del 1979 furono deposte le prime uova , feconde.

.Il primo caso di riproduzione in cattività ebbe luogo negli Stati Uniti nel 1944. In Inghilterra nel 1970 nacquero due pulcini da una covata di quattro uova. I loro genitori erano stati acquisiti nel 1966 e nel 1969 avevano avuto due uova non feconde.

Il giardino zoologico di Zurigo ottenne successi nel 1971 e in Svezia il primo risulta to fu segnalato nel 1975.

Nel Giardino zoologico di Houston negli Stati Uniti tra il 1966 e 1970 nacquero 20 piccoli.

Nel 1968 una femmina di proprietà del Cav. Lauricella di Palermo depose regolarmente un uovo, senza che la stessa fosse mai stata accoppiata.

Soltanto nel 1988, quando ne venni in possesso, in primavera la affiancai subito ad un grande maschio. Depose due uova e portò a buon fine la covata. L’anno successivo depose ancora due uova che però si dimostrarono non feconde. L’anno dopo, accoppiata con un altro maschio (il primo era morto durante l’inverno) depose due uova e nacque un piccolo. Cosi anche l’anno successivo. Per la terza volta morì il compagno e venne trovato ed affiancato un nuovo maschio. Per tutto l’inverno non andarono molto d’accordo, ma in primavera la femmina depose due uova, una sola delle quali feconda. Il piccolo fu portato avanti per venti giorni, ma poi, stranamente, lo trovai con il becco tranciato. Fu l’ultimo anno che la coppia rimase in mio possesso, dato che, prima il maschio poi la femmina, nel breve giro di un mese morirono, senza che mai ne potei accertare la causa, benché sospetti, per quanto con poca esperienza, che una infezione intestinale possa aver contributo al decesso.

Nell’anno 1995 un importatore italiano fece pervenire dal Texas una intera collezione di oratrix nate in cattività e sicure riproduttrici. Fu l’occasione per me ed altri allevatori di iniziare la riproduzione in cattività con una partenza certa e con animali di garantita fertilità. Così fu e molti allevatori oggi possono vantare di avere riprodotto una sì simpatica e piacevole amazzone.

Nel maggio del 1995 la coppia proveniente dagli USA era in amore e, anche se in ritardo sulla tabella di riproduzione, il 30 maggio, l’l e il 3 giugno vennero deposte le uova, uno solo dei quali era fecondato. La durata della cova fu di 29 giorni circa, approssimativamente, in quanto non è possibile stabilire quale uovo fosse stato fecondato. Il pulcino, che prese il volo l’83° giorno, era tutto verde con una piccola macchia di giallo sulla fronte.

Da quel dì non fece più ritorno all’interno del nido, ma, anche se allevato dai genitori, a tutt’oggi è rimasto un animale tranquillo.

Quest’anno ho avuto la fortuna di entrare in possesso di una femmina di A. tres Marias, adulta alquanto, senza che mai fosse stata accoppiata. Il proprietario che la possedeva da almeno 20 anni mi disse che aveva tentato l’accoppiamento con diversi maschi, senza che essa avesse mai dimostrato disponibilità. Peraltro anche a un maschio di A. tres Marias in mio possesso da almeno dieci anni mai alcuna femmina  era piaciuta, e anche i tentativi di accoppiamento fatti dal precedente proprietario erano risultati tutti infruttuosi.

A febbraio invece, appena messi insieme, nei due esemplari deve essere scattata una molla, tanto che, iniziato il corteggiamento tra l’altro fuori tempo, iniziarono a frequentare il nido continuamente!

Ad aprile vennero deposte le prime tre uova, purtroppo chiare, così come anche nella seconda deposizione di due uova nel mese successivo. Lo stupore per me è stato allorquando a fine giugno si è proposta una terza deposizione di due uova. Passati 20 giorni, insieme ad un amico sottoponemmo nuovamente le uova al vaglio, ma purtroppo anch’esse risultarono chiare!

Ma non finisce qui . . . Passati altri 20 giorni, mentre mi trovavo nei pressi del nido, udii uno dei due adulti lamentare il classico che che che che: pensai quindi ad un nuovo accoppiamento, invece, aperto lo sportello del nido, mi trovai di fronte un pullus di pochi giorni!

Non so cosa pensare, l’unica spiegazione è che secondo me l’uovo era stato spostato in un angolo del nido dalla mamma, che continuò a covare sin dopo il prelievo delle ultime uova chiare. Oggi è presente nella voliera un giovane interamente svezzato dai genitori. Il giovane amazzone differisce dalle altre oratrix, poiché privo di orlature nere alle penne e di ogni indizio di penna rossa alla spalla, e leggermente sfumato di azzurro al petto. Porta solo una corona giallo intenso al capo.

Gli spazi che consentono un giusto allevamento della specie possono essere molto vari, ma una voliera di lunghezza di 2 m. per due di altezza e larga 1 può fornire una eccellente garanzia per la riproduzione e la buona tenuta dei soggetti anche durante il periodo invernale, garantendo loro una metà della voliera coperta, l’esposizione verso il sorgere del sole ed una eventuale lampada infrarossa per i periodi di maggior rigore. Attenzione alle voliere completamente chiuse, che sono causa di formazioni di cariche batteriche e funghi.

Coppia riproduttrice di Amazona o.oratrix (magna)del Dott.Muggiasca

Variabilità geografica

 

A.o.oratrix (Mainland Messico)

A.o.tresmariae (Isole Marias, Messico)

A.o.belizensis  (Belize)

A.o.hondurensis (Sula valley, Honduras)

A.o.xantholaema (nord Brasile)

A.o.panamensis (Panama, Colombia)

A.o.auropalliata (Centro America)

A.o.parvipes (nord-est Nicaragua)

A.o.belizensis ( Belize –Honduras).

N.B. La varietà Amazona o.magna, non è riconosciuta come tale dai sistematici, ma in tutto il mondo degli allevatore è chiamata tale per la taglia ed  la  estensione della colorazione gialla del capo e delle spalle.

 

Articolo di Guglielmo Petrantoni