L’ara a fronte rossa (Ara rubrogenys)

11

Un pappagallo che nella lista di quelle ara in pericolo o in via di estinzione, è inserito al terzo posto dopo l’ara glauca (Anodorhynchus glaucus) e l’ara di Spix (Cyanopsitta spixii): si tratta dell’Ara rubrogenys.Il nome scientifico deriva dal latino ruber : rosso e genys : guancia. Fu descritta e battezzata da Lafresnaye nel 1847 (*); anche Forsaw nel 1973 ne delineò sinteticamente i tratti. Solo negli anni settanta il dr. Romero Rolando, (1974, Avicultural Magazine, 80:131) chimico boliviano riciclatosi esportatore, produsse le prime informazioni sulla specie, cui non si diede molto seguito e le scarne notizie iniziarono a completarsi solo nel 1981, ad opera dello statunitense Derk V.Lanning, che fornì dati sulla biologia e osservazioni  che hanno permesso di circoscriverne l’areale.Viene chiamata in italiano Ara di Lafresnaye o dalla fronte rossa; in boliviano Paraba dorada, Loro burro; in dialetto quechua Opaloro, Qaqualoro; in tedesco Rotohara; in inglese Redcheeked Macaw, Red-fronted Macaw;  in francese Ara di Lafresnaye.

Presenta colorazione generale verde oliva, fronte e parte anteriore del vertice, regioni auricolari, basse tibie e ciuffetto cloacale rossi. Piccole copritrici, margine dell’ala e sotto ala arancio-rosso. Remiganti inferiori giallo chiaro con apice delle primarie nerastro. Timoniere oliva, becco nero, zampe grigie con unghie nere, iride giallo-bruno chiaro, con un margine interno grigio-verde o giallo chiaro. Zona facciale con una ristretta zona nuda, solcata da lineette di piume nere. Lunghezza 60 cm., peso da un minimo di 450 a un massimo di 600 g.. I giovani all’uscita dal nido mostrano una sottile banda frontale nero-bruna. Il rosso è presente nelle regioni auricolari, mentre una forte soffusione arancione compare su addome e basse tibie. La zona nuda facciale è grigio-chiaro. L’iride bruno scuro. La livrea definitiva, a cominciare dal rosso in fronte, è acquisita per gradi a partire dal primo anno e si completa al secondo. Becco e zampe come gli adulti.

 

 

Il verde, il rosso e il giallo sono presenti nella bandiera nazionale boliviana, motivo per il quale essa è ritenuta una specie simbolo del paese, tanto che il Governo ha emesso un francobollo di 9 dollari B, nei colori tipici.

(*) Noel Frederic.A.Andrè de Lafresnaye, ( 1783-1861) nobile aristocratico, ornitologo francese che descrisse numerosi uccelli di cui  accumulò oltre 8000 esemplari nella  collezione privata.  Autore di molti trattati sugli uccelli.

Emette breve suoni striduli, simili a quelli dell’Ara  severa, in volo o allorquando si posa per mangiare o per andare a dormire. Un singolo suono  rauco, che è raaah, indica pericolo, mentre più chiamate melodiche vengono fatte in duetto. Gli strilli  aumentano e si ripetono tanto da provocare reciproca eccitazione.

Frequenta un habitat arido e montagnoso, tra i 1900 e 2500 m. s.l.m, costituito da rade formazioni cespugliose, cactacee, foreste a galleria nei fondo valle a vegetazione decidua medio-bassa, in particolare nella valle dell’alto Rio Grande e del Rio Mazque, zone temperate a cactus.

Fanno sovente incursioni sui campi di mais e di arachidi, coltivati  ad est dai Cambas e a ovest  dalle comunità Quechua (popolazioni andine che parlano ancora il vecchio dialetto Inca).

Si muovono a gruppi di poche entità sino a formazioni cospicue, specialmente al termine della stagione riproduttiva.

Si cibano di semi, erbe, gemme, bacche e frutti, sia coltivati che selvatici. Non mancano arachidi (Arachis hypogea), mais, fave e fagioli. Nel periodo riproduttivo utilizzano esclusivamente parti vegetali tenere, leguminose, mimosacee, ulmacee, bignoniacee, euforbiacee o cactacee. In tale periodi accettano proteine sotto forma di larve di insetti e di altri piccoli invertebrati.

È una specie fortemente sociale, nidifica e depone in colonia nelle cavità delle pareti di arenaria conglomerate o calcaree, profonde sino a tre metri. La deposizione avviene in coincidenza con la stagione delle piogge, pertanto varia da regione a regione.

La ridottissima disponibilità di nidacei o adulti ha fortunatamente limitato l’assorbimento del mercato statunitense interessato a soggetti domestici e a coppie adulte. Il blocco delle esportazioni avvenne nel 1984, quando le autorità boliviane si resero conto che venivano esportate illegalmente verso l’Europa e l’Oriente. La crescente concorrenza esercitata da allevatori in cattività ha gradualmente ridotto i prelievi illegali, tanto che oggi si può affermare siano decisamente cessati.

L’ara fronte rossa, seppure protetta dalle leggi boliviane, è minacciata, oltre che dal contrabbando superstite (via Perù) e dalle uccisioni dirette, anche dal degrado ambientale causato dal bestiame domestico, dall’aperture di nuova strade e dalla costruzione della linea ferroviaria Santa Cruz-Cochabamba, che rendono economicamente vantaggioso il taglio e il trasporto del legname per uso industriale.

Anche in considerazione dell’areale relativamente ridotto, sino al  luglio del 1983 l’Ara rubrogenys era inserita nell’Appendice II/B della CITES, poi fu spostata in una lista a rischio. Bisogna inoltre considerare che, nonostante ciò, localmente è considerata dannosa per le regolari visite ai modesti appezzamenti a mais e arachidi.

Pur avendo buone capacità di adattamento, è stato notato che una grande percentuale che aveva raggiunto l’Europa giungeva fortemente deplumata. All’inizio si pensò a una autodeplumazione per il cambio di dieta, ma poi la causa fu attribuita a parassiti cutanei che colpivano i soggetti durante la stabulazione in capanne dove l’igiene era fortemente compromessa, in attesa del trasferimento, in compagnia di capre.

Le prime nascite in ambiente controllato sono avvenute in Germania allo zoo di Wuppertal, ove tre piccoli, in una voliera di 4 m. x 2m x 2m furono tolti dal nidi per essere poi allevati a mano. In tutti gli anni successivi la coppia ha avuto piccoli, in un nido orizzontale di 80 cm. di lunghezza , x 40cm x 40cm. Nella medesima voliera furono ospitati due soggetti di sesso non definito, che non hanno mai interferito con la coppia. Una coppia importata nel 1974 allo zoo di Berlino depose tre uova sul pavimento e da uno solo non nacque un pulcino; negli anni successivi depose nel nido e tutti i piccoli furono portati a buon fine. Molti altri casi si sono avuti al Vogelpark di Walsrode nel 1987, in Gran Bretagna negli anni 1982,1983,1985 al Birdland (Burton-on-the-water)

In Italia la prima nascita ha avuto luogo nel 1994, presso il Centro per lo Studio e la Conservazione degli Psittacidi, da soggetti in affidamento dalla CITES , dallo Zoorama del dr.Guerra nel 1977 e dalla New York Zoological Society.

I soggetti furono alloggiati in grandi voliere lunghe 6 m. x 8 e alte altrettanto, ma con un fondo naturale che per la specie in argomento, è una sorta di “pascolo”, così come avviene in natura nella maggior parte della giornata . Gradiscono molto un nido posto in fustini in posizione verticale, con diametro 30-35 cm. e 60 di profondità e con un normale foro di entrata da 13 cm. Sul fondo si versano circa 10 cm. di trucioli ben pressati e si pone una scaletta interna per uscire comodamente. Ad ogni covata è necessario sostituire il fondo e, ove possibile, aggiungere materiale durante l’allevamento.

Ho avuto anche coppie che hanno gradito un nido posto in orizzontale nella misura di un metro e venti cm, con dimensioni di 40cmx 30cm, tale situazione riproduce la conformazione dei nidi naturale nell’arenaria, ove gli stessi conducono la vita della riproduzione a strapiombo delle pareti stesse.

Durante questo periodo è utile fornire al mattino una nocciola di carne trita con un po’ di biscotti e due ore più tardi frutta di stagione, ortaggi o erbe selvatiche (tarassaco e simili); al pomeriggio un po’ di miscela costituita per il 50% da semi di girasole e per il restante 50% di miglio, scagliola, granoturco, orzo, piselli, cereali in fiocchi e qualche arachide.

La femmina depone, a distanza di 48 ore, generalmente 3-4 uova, che vengono covate per 25-27 giorni; il nido dovrebbe essere messo a disposizione verso la metà di aprile in funzione dell’andamento stagionale.

I piccoli lasciano il nido dopo 12 settimane. I soggetti allevati a mano diventano assai domestici e già a pochi mesi iniziano a ripetere parole e brevi frasi, anche se con voce piuttosto stridente. Le inferiori capacità imitative del nostro pappagallo rispetto alla più popolare Amazzone fronte blu, gli sono valse in Bolivia l’appellativo di LORO BURRO,”pappagallo somaro”, ma dal punto di vista affettivo è eccellente!

Personalmente ne ho allevato uno prelevato dal nido nel mese di agosto, a un’età di un mese circa, e dopo quattro mesi ha iniziato a mangiare qualcosa autonomamente. Solo ai primi di gennaio si è reso totalmente indipendente senza più richiedere cibo.

Mi auguro infine, che queste notizie possano spingere altri allevatori alla acquisizione e conservazione della specie, che seppure di allegato A, contribuiscano l’allevamento per aumentare la presenza di soggetti negli aviari, nella considerazione che questa sia l’unica strada da percorrere  per ottenere il maggior numero di piccoli in breve tempo, indipendentemente dalla stagione, dalla maturità riproduttiva.

E  per non far sì che –come per l’ara di Spix- verosimilmente estinta in natura, ma presente con oltre cento individui in cattività, ma legate ad un programma di riproduzione, reso possibile da” Zoo privati”, che attraverso acquisizioni quantomeno discutibili, ne potrebbero aver  favorito il declino !

Senza titolo-1




IL CACATUA delle palme (genere Probosciger)

Il Cacatua delle palme è nero con guance nude rosa e grande ciuffo di lunghe piume sottili rivolte all’indietro…

… continua a leggere l’articolo sotto riportato

Febbraio_2013_INT

 

Febbraio_2013_INTFebbraio_2013_INT

Febbraio_2013_INT

Febbraio_2013_INT

Senza titolo-1




Il Pappagallo grande becco (Tanygnathus megalorhyncos Boddaert, 1783)

Il pappagallo grande becco è meno stridente, più alto nelle tonalità e più aspro rispetto al richiamo delle altre specie, simpatriche,, del genere Tanygnathus…

… continua a leggere nell’articolo sotto riportato

Layout 1

Layout 1

Layout 1

Layout 1

Senza titolo-1




Il pappagallo del Senegal (Poicephalus s. senegalus)

Gruppo di giovani di Poicephalus s. senegalus

Gruppo di giovani di Poicephalus s. s.enegalus


Correva l’anno 1968 ero ancora ragazzo vivevo in Sicilia, quando per la prima volta ebbi modo di osservare in una gabbia a portata di avventori  un pappagallo verde e giallo con la testa grigia, che fischiava con maestria Ballando sotto la pioggia. Rimasi colpito, anche perché in quel tempo non era facile trovare pappagalli di quella specie sul trespolo!

Ero  affascinato dalla destrezza con cui riusciva a fischiare in diverse tonalità altre canzonette, facendo variare nel contempo la colorazione dell’iride mentre ripeteva solo poche e brevi parole.

In quell’epoca si potevano trovare solo animali adulti e di cattura, mai giovani appena involati: pertanto non era per nulla facile addomesticare questi soggetti e insegnare loro a ripetere parole o canzoni. In seguito questa difficoltà fu superata con le riproduzione in cattività, risultando tali pappagalli ideali da compagnia e, rispetto ad altri, di più facile gestibilità.

Le prime notizie ufficiali di riproduzioni si ebbero dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna solo nel 1971.

Una visione sottoalare del Poicephalus s. mesotypus.

View More


Descrivo in sostanza i soggetti che sono diventati oggi alla portata di tanti:

Misure: ali 151-160 mm.; coda 64-70 mm.; tarso 17-21mm.; becco 20- 26 mm.; lunghezza intorno ai 23 cm.. Peso 120-160 g.. Incluso nell’Allegato B della Convenzione.

L’origine del nome deriva dal greco: Polios (grigio) e kephalos (testa).

Nel passato é stato importato con molta regolarità e in abbondanza, ora invece è consolidato numericamente con le riproduzioni in cattività, da parte di molti

allevatori italiani e stranieri, anche se purtroppo talvolta vengono accoppiate due sottospecie diverse!

Per questo, con il presente articolo, cercherò di soddisfare tutti gli allevatori che desiderano affrontare gli accoppiamenti nel modo più calibrato possibile, formando coppie omogenee e della medesima specie o sottospecie.

Un bel giallo su un maschio di P.s. senegalus


Il maschio porta il pileo grigio con sfumature brune; le regioni auricolari grigio argenteo, così come le guance e la parte superiore della gola. Redini e zona nuda circostante l’occhio sono nere. Petto laterale, addome, sottocoda e parte alta delle tibie giallo leggermente aranciato. Sotto ala giallo. Remiganti grigio scuro con vessillo esterno verde. Timoniere  bruno- verdastro, rimanenti del  corpo verde, più scuro nelle copritrici alari, più chiaro altrove.

La femmina dell'autore gialla


La femmina è quasi identica al maschio, ma se ne differenzia per il grigio al capo, che è più chiaro, per il giallo arancio delle parti inferiori del petto e per le minori dimensioni del cranio e del becco. Un carattere  sessuale secondario distingue la femmina con sottocoda verde dal maschio con sottocoda giallo.

Quello appena descritto è il Poicephalus senegalus senegalus, diffuso nel Gambia, nelle regioni meridionali del Senegal, nella Guinea ex Portoghese e ai margini settentrionali della Guinea.


Nelle regioni nord-orientali della Nigeria e del Camerun centrale e nord-occidentale  si trova il Poicephalus s.mesotypus °°(Reichenow, 1910) che si differenzia per avere addome e sottocoda di un arancio carico che volge al giallo sui fianchi. Da alcuni questa sottospecie è considerata una  variante della specie nominale.

In costa d’Avorio, nell’alto Vola, nell’estremità sud-occidentale del Niger, nel Ghana, nel Togo, nella Nigeria meridionale e occidentale si incontra il Poicephalus s. versteri ° (Finch, 1863) che ha addome e sottocoda di un rosso arancio particolarmente intenso e che si attenua notevolmente sui fianchi sino a tendere al verdastro soffuso.

Frequenta la savana boscosa ed erbosa, saltuariamente la foresta ombrofila, costituita da numerose piante di Adansonia digitata e Parkia filicoides. Si sposta in piccoli gruppi di 10/20,  ma solo nel periodo non riproduttivo, emettendo un richiamo acuto, stridente e metallico come:

Sceelele Stee screelele Stee-ow-ow  oppure brevi e secchi  si erge ad st-ad-SST.

La dieta include semi e frutti di Kaya senegalensis, Pterocarpus erinaceus, Ficus, Parkia, Scleroclarya birrea, Butyrosperum parkii, Vitex cienkowskii, Adanonia, Ximenia Americana e Acacia albidia.

I nidi vengono  scavati in cavità ad altezze intorno ai 10 metri o più negli alberi di Adansonia e Parkia. Le uova vengono deposte in periodi che variano dal mese di aprile/settembre in Gambia e Senegal, e settembre/febbraio, in numero da 2 a 4.

Ua coppia di parrocchetti del Senegal dell'autore


Secondo il Bannermann (The birds of West and Equatorial  Africa, vol 1) depone uova nella cavità naturale di un albero, preferibilmente il boabab, verso la fine della stagione delle piogge, da 2 a 4, che cova per 28 giorni.

Le prime notizie di riproduzione in cattività provengono dal Sig. Scheridan che nel 1884, in Gran Bretagna, allevò 4 piccoli.

Successivamente abbiamo informazioni di riproduzioni in Olanda e poi negli Stati Uniti al giardino zoologico di S. Diego.

Nel 1957 l’inglese E. J. Boosey, proprietario della Foreign Bird Farm di Keston, ottenne la nascita di tre piccoli, portati al volo regolarmente dai genitori. In epoche successive, allorquando si sono esaurite le importazioni dai luoghi di origine, molti  allevatori, tra i quali numerosi italiani, hanno ottenuto risultati positivi di nascite, tanto da stabilizzare sul mercato una costante presenza di soggetti. Significativo è stato l’impulso dato all’allevamento dal Prof .R. Massa, il quale ha non solo prodotto questo affabile pappagallo africano, ma, su un testo specifico, ha anche comunicato le esperienze vissute presso il Centro da Lui diretto, fornendo consigli preziosi.

In cattività necessita di un luogo in semi-ombra e di una voliera di modeste dimensioni, 120 cm. di lunghezza e 60 x 45 cm (base per altezza).

Anche una voliera dalle dimensioni più ampie può essere adeguata, ma dato il carattere del pappagallo e la sua necessità di nascondersi, come avviene in natura, si potrebbe rischiare di allungare i tempi per la riproduzione.

La cassetta-nido può variare nelle dimensioni, ma un suggerimento utile è che essa abbia la forma di “ L “(60 cm. di  altezza, 25 cm. di base, 25cm. di larghezza), ingresso nella parte superiore con foro da 7 cm. circa, apertura di uno sportellino sul lato e alla base della L per verifiche di deposizioni, costruito possibilmente con legno di faggio, poiché sufficientemente duro.

Minori sono i controlli, maggiore è la possibilità della deposizione, che può avvenire dall’estate sino a inverno inoltrato. Nidificano mediamente dopo un periodo di affiatamento di un paio di anni e producono  nidiate da 3 a 4 uova, dal mese di novembre, epoca della deposizione, a tutto maggio. Esse vengono covate per 28 giorni e in questo periodo le femmine sono per lo più alimentate dai maschi.

Possono deporre anche una seconda volta e si suggerisce di portare in un’altra voliera i giovani usciti dal nido poiché i genitori, specialmente il maschio, potrebbe iniziare a deplumarli.

In cattività è da ricordare che sono frugivori e, a seconda della stagione, si possono alimentare con ogni tipo di frutta, che però, se in presenza di piccoli, andrebbe integrata con carote, spinaci, patate bollite, pane e latte. Una buona miscela di semi è composta di miglio, scagliola, molto poco girasole (quasi un assaggio), arachidi sgusciate, avena e poca canapa. Gradita è anche una discreta quantità di spighe di panico e, come frutta, mele, pere, ciliegie, banane. Non suggerisco l’integrazione di tarme della farina al fine di fornire proteine, in quanto sono dannose se non calibrate e porterebbero alla gotta: direi anzi che possono essere decisamente escluse dalla dieta. Attualmente, per gli africani, sono in commercio pastoni completi e  sicuramente più indicati, ove l’apporto proteico non supera il 15%.

Non sono conosciute mutazioni, ma oggi vi sono soggetti portatori  o pezzati gialli al 90%, molti maschi e rare femmine, dai quali, con un mirato accoppiamento, sarà possibile fissare la colorazione giallo-arancio come quella che viene mostrata in foto e presente nell’allevamento dell’autore.

E’ recente la pubblicazione di un corposo e significativo libro sui Poicephalus edito dalla Wits University Press-Johannesburg, il cui autore Mike Perrin descrive e fornisce notizie complete di prima mano nel Parrots of Africa, Madagascar and the Mascarene Islands, rinvenibile per ora alla Libreria della Natura a Milano.

Riallacciandomi all’accenno biografico all’inizio dell’articolo, oggi, alla mia discreta “certa” età, ho riprodotto  un’amazzone auropalliata e, memore di quel pappagallo del Senegal, le ho insegnato la medesima canzoncina Ballando sotto la pioggia…forse per ritornare indietro nel tempo . . .. . . e trovare ricordi del tempo che fu!


Articolo di Guglielmo Petrantoni; foto dell’Autore e di  altri aventi diritto


 versteri : Florentius Abrahm  Verster van Wulverhost,zoologo e amministratore del Museo di storia    naturale di Leiden(1860-1920).

” mesotypus deriva dal greco : mesos metà o intermedio; tupos tipo , forma”.


Senza titolo-1