Amazona dufresniana
Dopo tanti tentativi finalmente possiamo dire che per la prima volta in Italia e per la terza in Europa si è riprodotta in cattività l’Amazona dufresniana dufresniana (Shaw, 1812).
un evento raro ed eccezionale: incomincio dall’inizio e percorro tutte le tappe!
Era il 2003 quando sono venuto in possesso di una coppia adulta di amazzone dalle guance blu. I due pappagalli erano molto colorati e in perfetta piuma, ma estremamente nervosi, tanto che la prima sistemazione fu in una voliera sospesa, in mezzo alla vegetazione, dalle dimensioni di 2 metri di profondità, 1 metro e 50 di altezza e 1metro di larghezza. La porta a cui accedevo per somministrare il cibo era cieca, non solo al fine di rendere sicuro lo sportello dell’alimentazione, ma anche per dare agli stessi un senso di protezione e tranquillità!
Allo stato naturale l’Amazona dufresniana dufresniana abita nelle impervie e impenetrabili foreste tropicali umide, sui dorsi montagnosi interni del Tepui (Suriname), dove le variazioni di temperatura sono continue! Cito questo anche perché la stagione che stiamo vivendo in Italia molto assomiglia alle condizioni favorevoli per la riproduzione di tali uccelli.
La situazione di alloggiamento citata fu adottata per due stagioni riproduttive, avendo avuto cura di posizionare il nido di spalle alla porte cieca, così da ispezionare l’interno senza disturbare.
Non voglio dare la colpa al tempo o alla alimentazione, ma nei due anni, anche se molto affiatata, la coppia non diede alcun segno positivo per la riproduzione e la cavità per deporre venne completamente ignorata.
Nell’inverno 2006 decisi di spostare la coppia in una voliera molto isolata di 3 metri per 4, alta 2, con un rampicante di edera che ne copriva la metà. Posi il nido di dimensioni discreta, altezza 50 cm., con una base di 30 x30, che la stessa avrebbe potuto con agio frequentare, dotato di una apertura da12 cm., nella parte più interna della voliera e lontano dalle mangiatoie.
Non credo che la soluzione abbia prodotto effetto, dato che per tre anni le amazzoni rimasero inattive, nervose e per nulla interessate al nido o a qualsiasi atteggiamento che potesse far credere a un accoppiamento. Inoltre, osservando il maschio, se pur bello e affiatato con la compagna, non posso affermare che l’abbia mai corteggiata, tanto che, dubitando della bontà di entrambi, li sottoposi a una endoscopia conoscitiva dei loro organi riproduttivi: tutto in ordine come nel 2003, ovaie complete e maschio pronto!
Occasionalmente in visita presso un amico, potei osservare che era in possesso di un maschio molto bello e vedovo, al quale, secondo suo dire, era impossibile trovare una femmina nuova, visto che la sua era deceduta. Concordatone il prezzo, mi adoperai per portarlo a casa!
Questa volta però mi preoccupai di spostare la coppia in un nuovo sito e di cambiare il maschio.
Nella primavera dell’anno 2010 concordai con il mio amico di sempre,Claudio Garani, di portare nel suo allevamento la coppia e il nuovo maschio, al fine non solo di riposizionarla, ma di provvedere alla sostituzione!
Detto fatto e in una voliera lunga 3 metri, larga 1, chiusa da entrambi i lati e a cielo aperto solo per 1 metro, la nuova formazione di coppia fu posizionata in attesa di un proficuo accoppiamento. Naturalmente è inutile dire che il nuovo maschio, per altro pezzato di giallo, cominciò subito a mostrare interesse verso la compagna, che venne ricambiato. . . Questo atteggiamento, in effetti, dava molte buone possibilità di una favorevole conclusione, anche se devo dire che il nervosismo degli stessi non era cambiato, allorquando si accorgevano di essere osservati da occhio umano!
Si procedette in tal modo per tutta la stagione riproduttiva, senza però risultati concreti. Ma qualcosa nell’aria era cambiato: la femmina manifestava atteggiamenti che prima non aveva mai avuto e il maschio faceva di tutto per assecondarla e proteggerla. Tuttavia alla fine della stagione nulla di più.
In questo lungo calvario, durante il quale con il mio amico facemmo mille supposizioni e altrettante valutazioni che andavano dal cambiamento dell’alimentazione o da sue integrazioni o al mutamento, per l’ennesima volta della posizione, decidemmo di cambiare voliera.
La nuova sistemazione per il 2012 era costituita da una voliera destinata alle ara, di grandi dimensioni, all’interno di un lungo corridoio dove altri soggetti, non della stessa specie, erano alloggiati, lontano da occhi indiscreti e in un’area riservata. Dentro fu posizionato un nido orizzontale per ara, che dava possibilità di ispezione dall’interno di un altro corridoio. Prima dell’inizio della stagione primaverile che prelude alla deposizione, probabilmente grazie alle intuizioni di Claudio, vennero posizionati altri due nidi, però entro la voliera: uno all’altezza del capo di un uomo e l’altro all’altezza della cintola, agli estremi della voliera. Questa soluzione, benché non avrebbe dato la possibilità di controllare l’interno dei nidi, era stata dettata dall’acuta osservazione di Claudio, il quale aveva notato che, subito dopo il posizionamento, la coppia, forse incuriosita, aveva incominciato a frequentarne il più basso!
Sicuramente si trattava di un falso scopo, per indurre chiunque a pensare che la si sarebbe potuta trovare in quel nido. Invece non era così, in quanto alternativamente si spostavano verso l’alto, in quello iniziale delle ara, per frequentare e scavare. Ai primi di maggio del 2013 la femmina, dal nido basso , che frequentava con assiduità, risultava assente nella voliera e non vedendola più ho pensato che stesse deponendo, ma a tradirne la reale localizzazione, fu il maschio che sostava all’ingresso o nei pressi del nido alto.
Questo fece supporre che indubbiamente si sarebbero potute avere delle uova. Erano solo congetture, ma “buttammo aglio alle spalle” e sperammo. Alla fine il risultato c’è stato. Infatti era stato deposto il primo uovo!
Non importava se buono o meno, era lì il primo uovo, fatto eccezionale per una coppia di pappagalli caratterialmente difficili! Basti pensare che le non numerose coppie presenti in Italia da decenni non hanno mai nidificato e che solo un allevatore danese e uno tedesco in Europa hanno fatto sì che la propria coppia riproducesse e portasse al compimento dei piccoli. Ho notizia di riproduzione nella Repubblica Ceca, ma non vi sono riscontri attendibili. Tutti gli altri non hanno mai ottenuto nulla.
Bene! La prima operazione fu di portare in incubatrice l’uovo e attendere, mentre la femmina deponeva. Dopo due giorni sottraemmo un secondo uovo da porre nell’incubatrice e così via sino al sesto. Fu sbalorditivo il fatto che fecondi ne sono risultati cinque e che solo uno era vuoto.
Certo non fu impresa facile sottrarre un uovo alla femmina, dato che essa, al minimo rumore sospetto, si precipitava al nido. Perciò bisognava attendere i momenti di pausa in cui si recava a mangiare. Fu estremamente stressante, ma il risultato impagabile!
Dopo che i cinque nuovi soggetti furono al sicuro decidemmo di lasciare tranquilla la femmina e far sì che iniziasse una seconda deposizione, nella quale essa stessa avrebbe dovuto provvedere alla cova!
La cova procedeva regolarmente, i battiti dei soggetti erano regolari e in diminuzione proprio perché si avvicinava la schiusa: eravamo ansiosi e contenti, e con noi anche tutti quegli amici allevatori che ci hanno seguito in questo calvario . . . e che credono nella bontà di un’informazione corretta che viene loro fornita.
Siamo ai primi del mese di giugno, in attesa delle schiuse, momento difficile per poter dire di avere piccoli in crescita . . .
Oggi, nella giornata del 19 giugno, direi storica per il mio amico “ciccio” Garani e per me, possiamo annunciare la nascita dei primi due piccoli di A. dufresniana: grande emozione! I pullus stanno bene e godono di eccellente salute e colorazione della pelle. Li monitoriamo continuamente, anche perché sono state usate due balie eccellenti: una amazzona aestiva di provata “rettitudine” e un Cakariki, certo un piccolo, ma solerte e attento pappagallo, che riesce – grandezza permettendo- a imbeccare qualsiasi giovane di amazzone, il resto tocca a noi farlo al momento giusto! Sono nate le seconde amazzoni dufresniana, e posso dire che è stato raggiunto un bel traguardo, anche perché possedere delle amazzoni nate in cattività, darà più facilità al mantenimento e alla riproduzione della specie.
Già oggi penso al futuro, ma è solo una visione positiva dopo tanti fallimenti. Tuttavia ho voluto scrivere e particolareggiare questo evento affinché ogni allevatore non si disperi per la mancata deposizione dei propri pappagalli: è solo una questione di tempo e di costanza, poi tutto viene ampiamente soddisfatto, allorquando ci si applica e si seguono consigli appropriati.
Vorrei citare a questo punto, due delle cinque regole di Farley Mowat:
Ascolta il tuo istinto e non seguire troppo il tuo ragionamento;
Sii un bravo animale e sarai un brav’uomo_
Forse queste massime mi hanno aiutato !
Testo e foto
Guglielmo Petrantoni